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MONDO

Il governo ha davanti a sé ancora due anni di mandato

Argentina, elezioni di medio termine: sconfitta per il presidente Fernández

L'alleanza filogovernativa Frente de todos (Fdt) ha perso la maggioranza al Senato per la prima volta dal 1983

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Il presidente dell'Argentina, Alberto Fernandez
Il risultato definitivo pubblicato la notte scorsa ha confermato che in Argentina il governo non è riuscito nelle elezioni politiche di medio termine a ribaltare i negativi risultati ottenuti nelle 'primarie' di settembre. Gli elettori hanno rinnovato metà della Camera e un terzo del Senato.

Pur avendo limitato i danni nella provincia di Buenos Aires, il cartello Frente de Todos (Fdt) ha registrato risultati negativi su tutto il territorio nazionale, e ora il presidente Alberto Fernández ha un difficile scenario negli ultimi due anni di governo, prima della scadenza del suo mandato nel 2023.

Le cifre comunicate dalla Camera nazionale elettorale mostrano che Juntos por el cambio (Jxc, opposizione di centro-destra) ha ottenuto il 42,19% dei voti, contro il 33,83% del Fdt (centro-sinistra). Questo determina che da dicembre la formazione di una maggioranza parlamentare sarà più complessa, perché il Fdt ha perso la maggioranza nello strategico Senato di 72 membri, ottenendo 35 seggi, contro i 31 del centro-destra.

Alla Camera (257 seggi) il partito di governo è riuscito a mantenersi primo partito con 118 seggi, contro i 116 dell'opposizione, mentre altre formazioni controlleranno i restanti 23 seggi.

Clarín, principale quotidiano argentino, sottolinea oggi la vittoria dell'opposizione, ricordando che dal ritorno alla democrazia nel 1983, il peronismo "non aveva mai perso il controllo del Senato". Da parte sua Página/12, vicino al governo, pubblica una vignetta di un omino che con un bastone scala una montagna dove una freccia indica 2023, con il titolo 'in salita'.

In un messaggio registrato  Fernández ha sottolineato di aver dovuto affrontare due gravi problemi, "la crisi economica, ereditata dal governo precedente e la crisi sanitaria" dovuta alla pandemia da Covid-19.

"Inizia la seconda parte del nostro governo", ha aggiunto, mentre l'economia "è in crescita". "Intendo promuovere - ha concluso - un dialogo costruttivo", auspicando di poter contare su "un'opposizione responsabile e aperta al dialogo".

Dunque, saranno necessarie alleanze circostanziali per poter votare le principali riforme previste da Fernández, il cui periodo di governo scade nel 2023. Un'instabilità che potrebbe avere effetti diretti sul negoziato che il ministro dell'Economia, Martin Guzmán, mantiene con il Fondo Monetario Internazionale, sul pagamento del debito di 44 miliardi di dollari contratto nel 2018 dall'amministrazione Macri.

L'accordo dovrà essere raggiunto entro marzo, e secondo la legislazione argentina è obbligatoria l'approvazione da parte del Parlamento. Proprio per questo il presidente è comparso in nottata in un messaggio a reti unificate per annunciare che durante la prima settimana di dicembre, pochi giorni prima dell'assunzione dei deputati e senatori eletti ieri, invierà un progetto di legge per approvare in extremis la politica economica del governo per i prossimi due anni che include anche i termini dell'accordo con il Fmi.