ITALIA
Impiegata della Sapienza ottiene permesso retribuito per assistere il cane malato

Una dipendente dell'universita' La Sapienza di Roma ha ottenuto due giorni di permesso retribuito per assistere il proprio cane che doveva subire un intervento chirurgico. La dipendente, con l'aiuto della Lega anti vivisezione (Lav), è riuscita a dimostrare che la cura dell'animale era un grave motivo personale e giustificava quindi il permesso.
Il cane doveva essere operato per una paralisi alla laringe, e la padrona, una impiegata amministrativa single, non poteva delegare a nessuno l'assistenza. Cosi' ha chiesto due giorni di permesso all'Universita' per gravi motivi personali e famigliari. L'ufficio del personale le ha chiesto di motivare meglio la richiesta, visto che non c'erano precedenti per l'assistenza di animali domestici. La donna si e' rivolta allora alla Lav. Il presidente Gianluigi Felicetti e l'ufficio legale hanno rintracciato alcune sentenze della Cassazione che stabilivano che la mancata cura di un animale configura il reato di maltrattamenti. L'impiegata ha potuto sostenere cosi' che, se non avesse assistito il suo cane, avrebbe commesso un reato. L'Universita', ricevuto anche il certificato del veterinario, le ha concesso il permesso.
"Ora, con le dovute certificazioni medico-veterinarie, chi si trovera' nella stessa situazione potra' citare questo importante precedente - ha dichiarato Felicetti -. Un altro significativo passo in avanti che prende atto di come gli animali non tenuti a fini di lucro o di produzione sono a tutti gli effetti componenti della famiglia. E' un altro passo avanti verso un'organica riforma del Codice Civile che speriamo il prossimo Governo e il prossimo Parlamento avranno il coraggio di fare, approvando la nostra proposta di Legge ferma dal 2008".
Il cane doveva essere operato per una paralisi alla laringe, e la padrona, una impiegata amministrativa single, non poteva delegare a nessuno l'assistenza. Cosi' ha chiesto due giorni di permesso all'Universita' per gravi motivi personali e famigliari. L'ufficio del personale le ha chiesto di motivare meglio la richiesta, visto che non c'erano precedenti per l'assistenza di animali domestici. La donna si e' rivolta allora alla Lav. Il presidente Gianluigi Felicetti e l'ufficio legale hanno rintracciato alcune sentenze della Cassazione che stabilivano che la mancata cura di un animale configura il reato di maltrattamenti. L'impiegata ha potuto sostenere cosi' che, se non avesse assistito il suo cane, avrebbe commesso un reato. L'Universita', ricevuto anche il certificato del veterinario, le ha concesso il permesso.
"Ora, con le dovute certificazioni medico-veterinarie, chi si trovera' nella stessa situazione potra' citare questo importante precedente - ha dichiarato Felicetti -. Un altro significativo passo in avanti che prende atto di come gli animali non tenuti a fini di lucro o di produzione sono a tutti gli effetti componenti della famiglia. E' un altro passo avanti verso un'organica riforma del Codice Civile che speriamo il prossimo Governo e il prossimo Parlamento avranno il coraggio di fare, approvando la nostra proposta di Legge ferma dal 2008".