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MONDO

20 ordinanze di arresto

Pianificavano attentato contro il Vaticano: smantellata rete vicina a bin Laden in Sardegna

La base era in Sardegna, gli obiettivi ovunque: in Vaticano - lasciano supporre le intercettazioni - e in Pakistan, Paese di origine della maggioranza dei membri che, tra gli altri, sono le menti della strage di Peshawar del 2009. Contatti diretti con bin Laden per due degli affiliati. 20 ordinanze, 9 eseguite, gli altri sono ancora ricercati. 

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Pianificavano anche un attentato kamikaze in Vaticano i membri della cellula ispirata ad al Qaeda con base operativa in Sardegna smantellata questa mattina dalla Digos di Sassari. 20 ordinanze di custodia cautelare, 9 le persone arrestate - 8 pakistani e un afghano - e le altre tuttora ricercate. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni alcuni affiliati hanno avuto contatti diretti con Osama bin Laden e anzi, due di loro sarebbero stati parte della squadra di "guardie del corpo" che l'ex numero uno di al Qaeda aveva al seguito nella sua latitanza pakistana. Protezione dello sceicco ma anche azioni terroristiche contro il governo di Islamabad e traffico di esseri umani che dal Pakistan e dall'Afghanistan venivano fatti entrare in Italia. Un'indagine molto complessa che ha preso le mosse nel 2009, durante la preparazione del G8 della Maddalena (poi trasferito a L'Aquila) - uno degli affiliati aveva infatti lavorato in quel cantiere. Il ministro Alfano questa mattina ha definito l'operazione il "segno che il nostro sistema funziona".

Possibile attentato contro il Vaticano
E' quanto è emerso dalle intercettazioni, fa sapere la Procura di Cagliari. Secondo quanto reso noto dal procuratore Mauro Mura, l'ipotesi di un attentato in Vaticano risalirebbe al marzo del 2010, durante la permanenza in Italia di un kamikaze pakistano. Sono due le telefonate in cui si parla di un "grande jihad", ha detto Mario Carta della Digos di Sassari: nella prima si menziona il Vaticano e nella seconda il Papa, all'epoca Benedetto XVI. Ad un certo punto però, sentendo il fiato sul collo della polizia, avrebbero mandato a monte il piano e fatto espatriare tutti. 

Le attività terroristiche in Pakistan
L'organizzazione - i cui membri sono stati definiti "degli insospettabili" dal questore di Sassari - predicava la lotta armata contro l'Occidente e organizzava attentati contro il governo del Pakistan. La strategia degli atti terroristici compiuti era quella di intimidire la popolazione locale e di costringere il governo pakistano a rinunciare al contrasto alle milizie talebane al sostegno delle forze militari americane in Afghanistan.

Il traffico di migranti in Italia
Funzionava in modo semplice la loro attività di traffico di vite umane, una burocrazia parallela ed efficientissima. Avevano due metodi: nel primo caso l'organizzazione redigeva documenti falsi in modo che i migranti risultassero vittime di persecuzioni etniche o religiose e oliava il meccanismo istituzionale tramite uomini all'interno degli uffici immigrazioni e una sorta di vademecum con le dichiarazioni da rilasciare per ottenere l'asilo politico. Altrimenti l'ingresso era facilitato di falsi contratti di lavoro forniti da imprenditori parte compiacenti. Parte del pacchetto della tratta erano anche cellulari e sim.

Come si finanziavano i terroristi?
Il tesoriere del network è stato fino a ieri, risulta dalle indagini, un imam e formatore coranico che operava tra Brescia e Bergamo. Dirigente del movimento pietistico Tablig Eddawa (Società della
Propaganda) otteneva le donazioni dalle comunità pakistano-afghane radicate nel territorio italiano e poi li faceva arrivare in Pakistan allo scopo di finanziare le azioni di terrorismo pianificate. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Fiumicino. 

Base operativa in Sardegna
La base operativa del network terroristico si trovava a Olbia, in Sardegna. L'indagine, diretta dalla procura distrettuale di Cagliari e coordinata dal Servizio centrale antiterrorismo (Sca) della Direzione centrale della polizia di prevenzione, coinvolge le Digos delle sette province. Le indagini risalirebbero al periodo del G8 della Maddalena.