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POLITICA

Quirinale

Mattarella: "La sfida è la ripartenza, Italia unita davanti alla pandemia"

"La prima difesa dal virus è stata la fiducia della stragrande maggioranza degli italiani nella scienza, nella medicina, nelle istituzioni. Alle poche eccezioni è stato forse dato uno sproporzionato risalto mediatico", dice il capo dello Stato alle cariche istituzionali. "La normalità che perseguiamo non sarà comunque il ritorno al mondo di prima" 

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Dalla tradizionale cerimonia di scambio degli auguri di fine anno tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e i rappresentanti delle Istituzioni, delle forze politiche e della società civile, si è materializzato il disegno di un Paese attivo, vigile, presente, linee guida che Mattarella vorrebbe "lasciare" al suo successore al Quirinale. Un Paese per il quale l'augurio non è di tornare a una normalità che ricalchi la situazione precedente la pandemia, ma che, al contrario, cavalchi la voglia di cambiamento, la necessità di trasformazione e transizione e offra alle generazioni del presente e del futuro una nuova normalità che presenti la necessità di "mutare i nostri stili di vita, dare allo sviluppo una forte qualità ambientale, fare della transizione digitale una leva per migliorare processi produttivi e, al tempo stesso, per migliorare la vita delle persone e delle comunità".

"Servono cambiamenti sociali"
"Adesso la sfida è la ripartenza che, per essere efficace, deve vederci capaci di profondi cambiamenti" dice il presidente della Repubblica. "La ricostruzione cominciata in questo anno - sottolinea il capo dello Stato - ha, difatti, come obiettivo quello di fornire risposte nuove a problemi spesso trascurati e che hanno assunto caratteristiche inedite. La pandemia ha posto in luce questioni che riguardano i modelli sociali, il rapporto con l'ambiente, il rispetto dei diritti delle persone e della convivenza, una più equa distribuzione delle opportunità: si tratta di temi cresciuti nella sensibilità comune anche in ragione dell'impegno per sconfiggere il virus".

Il presidente osserva: "Pensando all'anno trascorso, viene spontaneo riflettere su ciò che può apparire un paradosso: cercare di riconquistare la normalità delle nostre vite sapendo che siamo nel mezzo di trasformazioni epocali che stanno cambiando il lavoro, le abitudini, le relazioni, oltre alle priorità dell'agenda pubblica. La normalità che, ad oggi, siamo riusciti a riconquistare - circondata da cautele e da misure di vigilanza sanitaria - è già diversa da quella che conoscevamo. La normalità che perseguiamo non sarà comunque il ritorno al mondo di prima".

Il bilancio del 2021 è positivo
"Quello che sta per concludersi è stato un anno di lavoro intenso, come auspicato al termine del 2020. Con priorità chiare: la lotta alla pandemia e la ripresa della vita economica e sociale del Paese. Credo che possiamo trarne un bilancio complessivamente positivo, per aver alzato la protezione dei cittadini di fronte alla minaccia del virus e per aver rimesso in moto la società".

"E' stato il frutto - aggiunge Mattarella - di scelte coraggiose, dei progressi della scienza, di comportamenti coscienziosi, di senso civico diffuso, e la risultante di una convergenza tra le istituzioni e i cittadini. La pandemia segna ancora il nostro tempo. Ha provocato dolore, sofferenze, nuove povertà. Ma abbiamo visto risposte solidali, sono emersi talenti e qualità inespresse, si sono accelerati processi innovativi. Siamo stati spinti a correggere, con misure efficaci, l'inerzia delle dinamiche economiche e sociali innescate dalla crisi. Siamo ancora chiamati alla prudenza e alla responsabilità. Ci siamo dotati, tuttavia, di strumenti adeguati per combattere il virus. Non ci sentiamo più in balia degli eventi".

Il ruolo dei vaccini
"I vaccini sono stati la migliore arma di difesa e gli italiani hanno risposto con maturità. Anche la macchina organizzativa dello Stato e delle Regioni si è mostrata all'altezza. Grazie all'alto numero di vaccinazioni ci troviamo oggi in condizioni migliori di altre aree d'Europa. Dobbiamo continuare senza incertezza su questa strada. Così ci potremo assicurare la più alta protezione possibile".

Troppo risalto mediatico ai no vax
"La prima difesa dal virus è stata la fiducia della stragrande maggioranza degli italiani nella scienza, nella medicina. Vi si è affiancata quella nelle istituzioni, con la sostanziale, ordinata adesione a quanto indicato nelle varie fasi dell'emergenza dai responsabili, ai diversi livelli. Le poche eccezioni - alle quali è stato forse dato uno sproporzionato risalto mediatico - non scalfiscono in alcun modo l'esemplare condotta della quasi totalità degli italiani".

È stato il tempo dei costruttori
"Credo che si possa riconoscere come in Italia si sia affermata una sostanziale unità. Unità di intenti di fronte alla pandemia. E unità di sforzi per gettare le basi di un nuovo inizio. Il tempo dei costruttori si è realizzato in questa consapevolezza. Non era scontato". "Voglio per questo esprimere un riconoscimento - spiega il capo dello Stato - all'impegno delle forze politiche che hanno colto il senso dell'appello rivolto, all'inizio dell'anno, al Parlamento affinché, nell'emergenza, si sostenesse un governo per affrontare con efficacia la pandemia in atto e per mettere a punto progetti, programmi e riforme necessari a non dissipare la straordinaria opportunità del Next GenerationEu".

"Aver saputo mettere in secondo piano divisioni e distinzioni legittime, diversità programmatiche e sensibilità politiche e culturali per privilegiare un lavoro comune nell'interesse nazionale è stato molto importante. Questo atteggiamento costruttivo ha accomunato sovente maggioranza e opposizione".

Grazie a medici e infermieri
"Nel Paese sono emerse risorse, capacità, energie che hanno consentito di affrontare uno dei passaggi più pericolosi e difficili degli ultimi decenni. Abbiamo adottato misure rigorose non appena abbiamo avvertito la pericolosità del virus, quando l'Italia era tra i Paesi più colpiti al mondo. Desidero, ancora una volta, esprimere la grande riconoscenza ai nostri medici, agli infermieri, a tutti gli operatori del sistema della sanità che continuano a prodigarsi con abnegazione per curare i malati, per salvare vite".

"È stata potenziata la sanità pubblica e, alla professionalità di medici e operatori, si è unita la passione civile, il senso di umanità e solidarietà, la capacità organizzativa che ha visto l'impegno delle donne e degli uomini delle Forze Armate, dei Corpi di Polizia, della Protezione civile, di tanti volontari in ogni angolo del Paese".

La prima difesa è la fiducia
"La stagione della ricostruzione si presenta anche come stagione di doveri. Doveri assunti anche spontaneamente dai nostri concittadini, che desidero ancora una volta ringraziare. Abbiamo compreso che la Repubblica è al tempo stesso istituzioni e comunità. La comunità ha bisogno delle sue istituzioni democratiche per difendere se stessa, per tradurre in realtà i propri valori, per aprirsi la strada verso il futuro".

Rapporto Stato-Regioni
"La Repubblica è l'insieme delle sue istituzioni, dei cittadini, delle forze sociali, dei corpi intermedi, del mondo del lavoro e delle imprese. L'opera ricostruttiva sarà il frutto dell'impegno di tutti".

"Ha funzionato - aggiunge il capo dello Stato - il rapporto tra lo Stato e le Regioni, le quali - e rivolgo loro un ringraziamento - hanno collaborato attivamente e positivamente con i governi che si sono succeduti. Le iniziali comprensibili frizioni e sovrapposizioni sono state progressivamente superate. Ha funzionato, ed è stato elemento di forza del sistema, il rapporto con i sindaci e con gli amministratori locali, punto di riferimento prezioso per le loro comunità e generosa avanguardia della Repubblica in ogni territorio. La stessa macchina pubblica tende a rafforzarsi, con le amministrazioni proiettate verso il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi indicati nel Piano nazionale. Certo, ci sono ancora ritardi e lacune da colmare, ma guardando a quanto fatto possiamo dire che siamo sulla buona strada e che ci sono le condizioni per rendere intenso anche l'impegno futuro". 

Europa imprescindibile per l'Italia
"L'Europa resta una realtà imprescindibile per l'Italia. L'Unione europea è il nostro primo ambito d'azione, e per questo siamo impegnati a potenziarne le istituzioni e le politiche a favore delle imprese, delle società, dei cittadini. Abbiamo contribuito a un nuovo corso dell'Europa, ora vogliamo che non si torni indietro e che si proceda su questa strada, a partire dalla Conferenza sul futuro dell'Unione. L'Europa resta una realtà imprescindibile per l'Italia". 

La lotta al virus è globale o non esiste
"Proprio la pandemia ha reso evidente a tutti cosa significhi interdipendenza. Non si potrà più tornare indietro da questa consapevolezza. La lotta al virus o è globale o non esiste. Anche l'obiettivo di un nuovo modello di sviluppo, sostenibile sul piano ambientale e sociale, sarà possibile solo con la cooperazione dei Paesi e delle istituzioni internazionali. Il G20, che l'Italia ha avuto l'onore di presiedere quest'anno, ha compiuto passi in avanti nell'assunzione di questa responsabilità. Il nostro Governo è stato molto attivo per dare un indirizzo positivo alla multilateralità, condizione ineliminabile del governo globale". 

Ancora troppe diseguaglianze 
"Non mancano i dati incoraggianti: il tasso di crescita del Pil nazionale sarà tra i più alti tra i Paesi dell'Ue. A questo si aggiunge un recupero di posti di lavoro, una ripresa dei ritmi produttivi e dei consumi e un apprezzabile miglioramento della fiducia delle famiglie e delle imprese. Segnali positivi ma ancora fragili. Rintracciare il nesso che lega le cose buone che insieme sono state fatte, ognuno per la sua parte, non significa affatto ignorare i problemi che abbiamo davanti e le diseguaglianze che feriscono la nostra comunità. Basta pensare all'evasione fiscale, allo sfruttamento del lavoro precario, soprattutto quello delle donne e dei giovani, all'incuria verso troppi nostri territori esposti a rischi sempre più frequenti di catastrofi naturali".

"Accanto a questi - continua il capo dello Stato - preoccupano i dati demografici. Il tasso di occupazione - fondamentale parametro di coesione sociale - resta ancora basso. Gli infortuni - anche mortali - sul lavoro continuano, scandalosamente gravi. Gli squilibri territoriali, se non affrontati con interventi di struttura, rischiano di condizionare e frenare i progetti messi in cantiere".

L'Italia deve avere speranza
"L'Italia è un grande Paese e gli italiani sono un grande popolo. Dobbiamo avere fiducia nelle nostre potenzialità". "Ho sottolineato soprattutto le ragioni che inducono alla speranza perché, troppo spesso preferiamo soffermarci sui nostri limiti, su ciò che divide o sulle lacune. Non vanno né ignorate né sottaciute ma, limitandosi a questo, si rischia di cedere alla tentazione della rassegnazione. Tarlo pericoloso che blocca il Paese, che consuma il futuro, soprattutto quello dei giovani".