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TECH

Presentato un documento legale in sostegno delle tesi di Cupertino

Le aziende tech tendono una mano ad Apple

Vogliono “aiutare la Corte a capire”, con una serie di sentenze e pareri legali, in vista dell'udienza del 22 marzo prossimo. Google, Nest Labs, Facebook, WhatsApp, Evernote, Snapchat, Mozilla e Microsoft, hanno firmato un documento comune che sostiene le posizioni di Cupertino nella contesa con l'Fbi,  "perché è pericoloso costringere le aziende di tecnologia a compromettere volontariamente le proprie caratteristiche di sicurezza". Opporsi all'ordine dell’Fbi, sostengono le aziende, vuol dire prendere posizione sulla sicurezza pubblica

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La futura sede di Apple
California
Una coalizione di aziende tecnologiche che comprende Google, Nest Labs, Facebook, WhatsApp, Evernote, Snapchat, Mozilla e Microsoft, di comune accordo, hanno presentato un documento (detto in termini giuridici ‘Amicus brief’) a sostegno della posizione di Apple nella sua controversia in corso con l’Fbi.

L’obiettivo è quello di “aiutare la Corte a capire”, con una serie di sentenze e pareri legali, perché è pericoloso costringere le aziende di tecnologia a compromettere volontariamente le proprie caratteristiche di sicurezza. Opporsi all'ordine dell’Fbi, sostengono le aziende, vuol dire prendere posizione sulla sicurezza pubblica.

Gli utenti vogliono più sicurezza
“È responsabilità delle aziende di tecnologia costruire un prodotto il più forte possibile, per proteggere tutti gli utenti. Abbiamo già visto quali danni una sicurezza debole può provocare. Siamo convinti che gli utenti vogliano più sicurezza, non meno sicurezza. Le aziende tech dovrebbero mirare a costruire prodotti "unhackable", inattaccabili dagli hacker. Con questo precedente, potremmo tutti essere chiamati a non realizzare prodotti sicuri prima di ogni altra cosa. La sicurezza è fondamentale per l’evoluzione e la crescita di internet. È parte della nostra missione salvaguardare il web e riteniamo sia parte del nostro lavoro prendere posizione sulle questioni che minacciano internet”, ha sostenuto Denelle Dixon-Thayer, Chief Legal and Business Officer di Mozilla.

Il fronte pro-Apple
Google, WhatsApp (controllata da Facebook, ma con un Ceo proprio) e Mozilla stanno dalla parte di Apple. Jan Koum, fondatore di WhatsApp e membro del consiglio di amministrazione di Facebook è stato il primo dalla Silicon Valley a dirsi a favore della posizione di Apple: "Non potrei essere più d'accordo con quanto detto nella lettera ai consumatori" scritta dall'amministratore delegato di Apple, Tim Cook. Poi, dal palcoscenico del Mobile World Congress di Barcellona, ai pro-Apple si è aggiunto Mark Zuckerberg: "Siamo dalla parte di Apple. Crediamo nella crittografia, crediamo sia importante", e ancora: "Non pensiamo che mettere una backdoor sia un modo efficace per aumentare la sicurezza o sia la cosa giusta da fare", ha aggiunto Zuckerberg.

Microsoft divisa 
L’adesione di Microsoft invece va contro l’opinione del suo stesso fondatore Bill Gates, che si è schierato dalla parte dell'Fbi nella contesa con Apple, sostenendo che le società tecnologiche devono fare la loro parte nella lotta al terrorismo. All’indomani del ‘no’ di Apple, invece, il Ceo di Microsoft Satya Nadella ha retwittato, senza commenti, una proposta di “aprire un ampio dibattito sulla questione” avanzata dal presidente e Chief Legal Officer  di Microsoft, Brad Smith.

Le altre non si sbilanciano
Tra le aziende non Usa, non ci sono prese di posizione nette, forse con l’eccezione di Samsung, che ha dichiarato: "I nostri telefoni sono dotati di cifratura per proteggere la privacy e i contenuti e non hanno backdoor. Quando ci viene richiesto, e nell'ambito della legge, noi collaboriamo con le Autorità, ma ogni richiesta di creare una backdoor andrebbe a minare la fiducia dei consumatori". 

Gli americani sono con l'Fbi 
Un recente sondaggio del Pew Research Center ha rivelato che Il 51% degli americani è con l'Fbi e ritiene che Apple dovrebbe sbloccare l'iPhone di uno dei terroristi della strage di San Bernardino. Secondo l'istituto, il 38% degli americani è invece d'accordo con la decisione del Ceo di Apple, Tim Cook, di opporsi alla richiesta dell'Fbi e l'11% non si esprime. Tra gli americani che hanno un iPhone il 47% non è d'accordo con Apple, mentre il 43% lo è e ritiene che sbloccare l'iPhone del terrorista danneggerebbe la sicurezza degli altri possessori dello smartphone.