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ECONOMIA

Sabato il Cdm

Banche Venete: Governo al lavoro per il salvataggio. Via libera da Francoforte

Governo al lavoro sul decreto per il salvataggio di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Atteso per la tarda mattinata il via libera in Consiglio dei Ministri per il salvataggio. Da Bruxelles il premier Gentiloni ha rassicurato i risparmiatori e ha poi incontrato il ministro Padoan. Sul tavolo il principale nodo degli esuberi. 

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di Tiziana Di Giovannandrea
E' arrivato il via libera di Francoforte alla liquidazione di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. L'autorità di vigilanza della Banca Centrale Europea ha riconosciuto l'insolvenza dei due istituti bancari che debbono quindi essere sottoposti alla 'procedura italiana di insolvenza'. L'autorità europea responsabile delle decisioni di risoluzione bancaria (SRB - Single Resolution Board) ha deliberato che non sussistono tutti i requisiti previsti per una risoluzione. 

Il Governo, quindi, si riunirà nella giornata di sabato, durante il fine settimana, "per adottare le misure necessarie ad assicurare la piena operatività bancaria" di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, "con la tutela di tutti i correntisti, depositanti e obbligazionisti senior"  Lo ha comunicato in una nota il Ministero dell'Economia e della Finanza. Lunedì mattina all'apertura degli sportelli sarà tutto normale per i correntisti.

Nell'atteso decreto il Consiglio dei Ministri dovrebbe individuare quella "cornice legislativa" necessaria perché Intesa Sanpaolo porti avanti la propria offerta. Al tempo stesso, tuttavia, dall'Unione Europea sarebbero arrivate indicazioni sulla necessità di trovare comunque delle risorse private. Queste risorse private dovrebbero servire per finanziare gli esuberi. Nel confronto fra il Ministero del Tesoro e Intesa Sanpaolo c'è proprio al centro il nodo dei tagli e le assicurazioni chieste dalla banca, per avvicinare le posizioni. Fra Tesoro e Intesa il braccio di ferro sull'operazione esuberi dovrebbe comportare circa 4.000 uscite, per un costo di circa 1,2 miliardi di euro. Dei posti di lavoro da tagliare con i prepensionamenti, solo 1.200 nelle venete avrebbero i requisiti, mentre gli altri sarebbero di Intesa che non intende sostenere costi e nemmeno considerare l'ipotesi licenziamenti. Servira' quindi un rafforzamento del fondo esuberi con un intervento pubblico.

Dai sindacati sono arrivati appelli al governo. "In Europa c'è chi vuole i licenziamenti" ha detto il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni.

Intanto, i Cda delle venete hanno fatto il punto della situazione in due riunioni lampo, nel pomeriggio. "Tutti adesso pensano basti un euro - ha detto Gianni Mion, presidente della Popolare di Vicenza a margine di un evento a Milano - Io non posso valutare la proposta, non mi posso lamentare dei professori, io sono stato bocciato. E' stato bocciato tutto, le persone, il piano e pure io".

Fiducioso il presidente emerito di Intesa, Giovanni Bazoli, secondo il quale l'offerta di Ca' de Sass "avvia il problema verso una soluzione finale e rapida del problema, che e' quello che tutti ci auspichiamo".

Anche per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l'offerta "è buona". Quindi, ha aggiunto, "accontentiamoci pragmaticamente di un'offerta e di una grande banca senza la quale avremmo avuto molti piu' problemi"

Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha incontrato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan e da Bruxelles ha confermato la "garanzia per risparmiatori e correntisti" e ha spiegato che "se ci saranno da prendere decisioni  le prenderemo".

Anche Confindustria, per bocca del presidente della Piccola Industria, il veneto Alberto Baban, ha espresso "forte preoccupazione" per l'ipotesi che possa fallire il piano di salvataggio dei due istituti, aprendo la strada a "soluzioni sperimentali di grande pericolosita' non solo per il mondo creditizio ma anche per l'intero tessuto economico e sociale del Paese".