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ITALIA

I fatti risalgono agli anni 2011-2018

Maltrattamenti ed estorsione, ai domiciliari ex giudice Bellomo

Dalle indagini emerge che l'uomo avrebbe imposto alle borsiste del suo corso dei particolari dress code e il rispetto di un contratto. Indagato anche per calunnia nei confronti del premier Conte

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Una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari è stato notificata a Francesco Bellomo, ex giudice barese del Consiglio di Stato, docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura della Scuola di Formazione Giuridica Avanzata 'Diritto e Scienza'. Bellomo risponde dei reati di maltrattamento nei confronti di quattro donne, tre borsiste e una ricercatrice, alle quali aveva imposto anche un dress code, ed estorsione aggravata ai danni di un'altra corsista.

La calunnia
L'ex giudice è indagato anche per i reati di calunnia e minaccia ai danni dell'attuale presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte. L'accusa risale al settembre 2017, quando Conte era vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e presidente proprio della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo.
 
I fatti contestati risalgono agli anni 2011-2018. L'arresto è stato disposto dal gip del Tribunale di Bari Antonella Cafagna. Il reato di maltrattamenti sarebbe stato commesso da Bellomo nei confronti di donne con le quali aveva avuto una relazione sentimentale, in concorso con l'ex pm di Rovigo Davide Nalin, coordinatore delle borsiste. Stando alle indagini dei Carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi e dal sostituto Iolanda Daniela Chimienti, Bellomo, con "l'artifizio delle borse di studio offerte dalla società" che consentivano tra le altre cose la frequenza gratuita al corso e assistenza didattica individuale, "per selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse, anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale" si legge nell'imputazione, avrebbe fatto sottoscrivere un "contratto/regolamento" che disciplinava i "doveri", il "codice di condotta" ed il "dress code" del borsista.  

Il 'metodo' Bellomo
A selezionare le donne tramite colloquio, sottoponendole al "test del fidanzato sfigato" sarebbe stato l'ex pm Nalin, incaricato anche di vigilare sul rispetto degli obblighi contrattuali, svolgere istruttorie in caso di violazioni e proporre sanzioni. La presunta estorsione sarebbe stata commessa nei confronti di un'altra corsista, costretta a rinunciare ad un lavoro da co-presentatrice in una emittente televisiva "in quanto incompatibile con l'immagine di aspirante magistrato" e "minacciando di revocarle la borsa di studio".

L'intimidazione
Una campagna denigratoria nei confronti della borsista che aveva interrotto qualsiasi contatto e che aveva cambiare numero di telefono e indirizzo e mail a seguito di minacce ripetute, messa in atto attraverso la pubblicazione su una rivista on-line di settore di una rubrica che raccoglieva tutti gli articoli  relativi alla ragazza (una trentina) nei quali si raccontavano aspetti  della sua vita privata. Inoltre sulla stessa rivista venivano pubblicate e commentate fotografie relative a momenti della vita privata della vittima (attraverso la consultazione di social network anche da parte di altri corsisti espressamente coinvolti nella raccolta di qualsiasi informazione che potesse riguardarla) e veniva addirittura indetto un   concorso tra i corsisti-lettori della rivista, promettendo dei premi (iscrizione gratuita al corso dell'anno successivo e messa a disposizione dei cd segreti industriali con riferimento alle imminenti  prove scritte del concorso in magistratura) a chi avesse fornito la migliore spiegazione dei comportamenti della vittima alla luce delle teorie del direttore scientifico.

"Istanza di grazia"
Bellomo avrebbe anche cacciato dal corso di preparazione per l'ingresso in magistratura un'amica di una presunta vittima dei suoi maltrattamenti e successivamente le avrebbe chiesto, per essere  riammessa, una ammissione di ''colpa'' e una ''istanza di grazia'' o che svolgesse il ruolo di infiltrata inviandogli gli screenshot delle foto e dei commenti presenti sul profilo Facebook della stessa vittima.

"In ginocchio"
"Devi metterti in ginocchio e chiedere scusa": così diceva in un sms Francesco Bellomo a una delle borsiste che sarebbero state vittime dei suoi maltrattamenti. I messaggi, alcuni dei quali con toni molto minacciosi, sono stati acquisiti dai carabinieri di Bari insieme ad alcune conversazioni registrate dalle ragazze. Delle quattro vittime identificate dalla procura, tre avevano con Bellomo anche relazioni sentimentali. Per esercitare nei loro confronti indebite pressioni, e stringerle nella morsa della sudditanza psicologica, Bellomo avrebbe anche divulgato episodi del loro rapporto personale sulla rivista giuridica edita dalla società di cui era direttore. Nei confronti di una borsista, l'ex magistrato aveva avanzato anche la pretesa di stipulare un "contratto di sottomissione", del quale la giovane parlò con una collega. Dopo quella proposta la ragazza lascio la scuola.