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MONDO

Iran, si cambia. Con Biden nuova centralità per Teheran

Biden torna a parlare di negoziati con Teheran. Rohani: se Biden rientra, torniamo a rispettare l'accordo nucleare 

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La nuova amministrazione Biden si è insediata da un paio d'ore e già si tiene la prima conferenza stampa. Alla nuova portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, come a tutti i suoi predecessori seve un buon rapporto con la stampa: ai giornalisti deve dare le risposte che convengono all'Amministrazione e glissare, dissimulare, non rispondere e depistare su tutto ciò che l'Inquilino non vuole far sapere. A volte funziona a volte no, ma Jen è  esperta, ha lavorato per Obama come molti altri collaboratori di Biden, è gentile e racconta quali sono i primi provvedimenti del presidente per riportare gli Stati Uniti su un'altra strada, nuova e antica allo stesso tempo. 

Poi dice una cosa importante, e non è che se la fa sfuggire: "I piani per i negoziati con l'Iran saranno parte delle prime consultazioni del neopresidente americano con gli alleati". L'obiettivo di Joe Biden, aggiunge Jen: "È continuare a usare la diplomazia per rafforzare i vincoli dell'accordo sul nucleare". È, l'ennesimo, capovolgimento della politica americana nel teatro mediorientale. 

L'intesa era stata raggiunta il 14 luglio del 2015 tra l’Iran ed il gruppo 5+1 ,ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ( Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti) più la Germania, oltre all’Unione europea. L'era Obama volgeva però verso il termine e già nel 2018, infatti, Trump ritirò gli Stati uniti dall'accordo facendolo, di fatto, fallire. Nel frattempo alcune cose sono cambiate: con gli Accordi di Abramo l'amministrazione Trump ha messo la politica americana totalmente sull'asse Israele - Arabia Saudita, isolando ancora di più Teheran; alcuni omicidi mirati hanno colpito alcuni uomini molto vicini ai vertici iraniani; la minaccia di un bombardamento era stata formulata. 

Quali siano i piani di Biden per il medioriente non è dato sapere, lo vedremo col tempo. La reazione iraniana è stata veloce, tanto da anticipare Jen Psaki di circa otto ore. Già ieri mattina le agenzie riportavano le parole del presidente iraniano, Hassan Rohani. Durante un vertice di governo trasmesso in diretta televisiva ha salutato "la fine dell'era del tiranno Trump", "che aveva spinto l'Iran ad arricchire l'uranio oltre i limiti che erano stati stabiliti". "La palla è ora nel campo degli Stati Uniti", ha sottolineato Rohani, "se Washington ritorna all'accordo sul nucleare, anche noi rispetteremo pienamente i nostri impegni nel quadro del patto". Un tempismo eccezionale, anche troppo per non far pensare che le diplomazie ufficiali e non, dirette e indirette, non fossero al lavoro da tempo per questo primo, importante, risultato della nuova amministrazione.

Indirettamente lo aveva confermato il il giorno prima la stessa guida suprema iraniana, ali Khamenei: "Le sanzioni contro l'Iran - aveva affermato Khamenei - sono un'amara realtà e un crimine degli stati uniti e dei loro alleati europei, quindi non possiamo sperare in loro, perché sono ostili nei nostri confronti. Tenere colloqui con questi paesi non darà frutti". Si vedrà.