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MONDO

A Tajoura, vicino a Tripoli

Libia, bombardamento su centro detenzione per migranti: oltre 40 morti

Il governo accusa le milizie di Haftar, che però nega. L'Onu: "Crimine di guerra".  Guterres: assicurare i colpevoli alla giustizia. Convocata una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza

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Almeno 44 morti e 130 feriti, tra i quali ci sono dei "feriti gravi": è un bilancio dello "sleale bombardamento aereo contro il centro per migranti di Tajoura" accreditato dall'Unsmil in un comunicato in cui la stessa la missione di supporto dell'Onu in Libia "condanna nei termini più forti" il raid. "Questa è la seconda volta che circa 600 migranti vengono attaccati da un bombardamento", aggiunge la nota pubblicata sulla pagina Facebook della missione riportando la condanna del rappresentante speciale dell'Onu per la Libia, Ghassan Salamè. 

Secondo il corrispondente di Al Jazeera in Libia, tuttavia, è di 60 morti il bilancio dell'attacco. I feriti sarebbero oltre 130. Il bilancio ufficiale, fornito dal ministero della Salute del governo di accordo nazionale, è di 44 vittime. Alcune testimonianze, non verificate, parlano di cento morti.

Guterres: assicurare i colpevoli alla giustizia 
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, è "indignato" per le notizie della morte di almeno 44 migranti e rifugiati a causa del raid sul centro di detenzione in Libia. In una nota del suo portavoce, Guterres ha "condannato questo orrendo incidente nei termini più forti", chiedendo "un'indagine indipendente per assicurare che i colpevoli siano consegnati alla giustizia". 

Rappresentante Onu i Libia: è crimine di guerra
"Questo bombardamento costituisce chiaramente un crimine di guerra": lo ha dichiarato nella nota pubblicata dall'Unsmil il rappresentante speciale dell'Onu per la Libia, Ghassan Salamè. L'inviato delle Nazioni Unite "ha invitato la comunità internazionale a condannare questo crimine e ad imporre sanzioni a coloro che l'hanno ordinato" ed "eseguito", riferisce la nota pubblicata sulla pagina Facebook della missione di supporto dell'Onu in Libia. Anche l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, condanna il raid. "Questo attacco, a seconda delle circostanze precise in cui si è verificato, può costituire un crimine di guerra", ha detto Bachelet in un comunicato. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), hanno chiesto un'indagine "approfondita e indipendente". "E' necessario capire come possa essere accaduto e chi è il responsabile", hanno sottolineato le due organizzazioni in un comunicato congiunto. 

Riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza Onu 
Il Consiglio di Sicurezza Onu si riunirà di urgenza per discutere della Libia dopo che un attacco aereo a un centro di detenzione nelle vicinanze di Tripoli ha fatto una strage di migranti. A riferirlo sono fonti diplomatiche. La riunione si terrà a porte chiuse e prevede un briefing dei rappresentanti dell'Alto commissariato Onu per i Rifugiati e del dipartimento di Affari politici dell'Onu. 

Le prime notizie su Twitter
La notizia era stata diffusa in precedenza anche tramite Twitter dall'account Emergenza 24. "Durante un bombardamento effettuato dalle forze del generale Khalifa Haftar a Tajoura, periferia a est di Tripoli" - comunicava l'account - "sarebbe stato colpito un centro di detenzione per migranti. Una quarantina per il momento il numero delle vittime". Emergenza 24 spiegava inoltre "diverse fonti riportano il bombardamento di un campo di migranti con molte vittime - In attesa di conferme ufficiali". Guma El Gamaty, capo del partito dei Taghyeer in Libia e membro del gruppo libico per il dialogo politico, sempre su Twitter, ha riferito che "oltre 100 persone, inclusi donne e bambini, sarebbero state uccise".
 
Il ministero della Salute del governo sostenuto dall'Onu aggiunge che nel bombardamento sul centro di detenzione di Tagiura sono rimasti feriti almeno 80 migranti. In un comunicato, il governo appoggiato dagli Stati Uniti accusa il sedicente Esercito nazionale libico guidato dal comandante Khalifa Haftar per il raid aereo. La Libia è divisa tra due governi in guerra e le forze di Haftar controllano gran parte dell'est e del sud del Paese.

Haftar nega
Ma l'autoproclamato Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar ha negato di aver bombardato il centro di detenzione.  ''È una situazione estremamente tragica, ci sono ancora corpi sotto le macerie'', ha dichiarato il corrispondente di al-Jazeera, spiegando che nel centro di detenzione si trovavano in prevalenza migranti provenienti dal Sudan, dall'Eritrea e dalla Somalia. ''Non è la prima volta che le forze di Haftar hanno preso di mira il centro. È finito sotto attacco ad aprile, quando le forze di Haftar hanno iniziato la loro campagna per catturare Tripoli'', ha aggiunto. 

Conte: cessare ostilità, unica soluzione politica 
"Noi condanniamo lo scioccante e tragico attacco a un centro di detenzione a Tripoli. Noi abbiamo ripetutamente chiesto la cessazione delle ostilità e ribadiamo che l'unica soluzione, in Libia, è una soluzione politica". Lo scrive, in un tweet in lingua inglese, il premier Giuseppe Conte. 

Moavero condanna bombardamento: trasferire migranti
"Apprendo, con sgomento, del bombardamento notturno a Tajoura, nei pressi di Tripoli, che ha colpito un centro per migranti, causando la morte di decine di persone, tra i quali donne e bambini. Un'ulteriore tragedia che mostra l'atroce impatto della guerra sulla popolazione civile". Così ha commentato il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero, esprimendo "la netta condanna dei bombardamenti indiscriminati di aree civili" che "si accompagna all'appello a fermare un aggravarsi delle ostilità che mette continuamente in gravissimo pericolo vite umane e distrugge infrastrutture essenziali per la popolazione. Occorre garantire, immediatamente, misure di seria protezione per i civili e, in particolare, trasferire i migranti che si trovano nelle strutture di raccolta in luoghi al sicuro dai combattimenti e sotto la tutela delle Nazioni Unite", ha concluso il ministro. 

Salvini: "Da Haftar atto criminale, comunità internazionale si svegli"
Sulla Libia spero che la comunità internazionale si svegli, la responsabilità è di Haftar. È un atto criminale, come sono criminali gli attacchi agli obiettivi civili, aeroporti e ospedali civili. Quindi mi auguro che non ci sia più nessuno, non cito i francesi, che per interesse economico e commerciale sostiene qualcuno che bombarda gli obiettivi civili. Se la comunità internazionale non interviene adesso a sostegno del governo legittimamente riconosciuto dall'Onu mi domando che cosa dobbiamo aspettare". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini nel corso del punto stampa a seguito della dimostrazione sull'uso del taser all'Istituto per ispettori di Nettuno commentando il bombardamento di un centro di detenzione in Libia.

Caritas: una tragedia annunciata
"Una tragedia annunciata": cosi Caritas italiana definisce il bombardamento in Libia. "Particolarmente grave la situazione dei migranti - sottolinea Caritas in una nota - che hanno limitate possibilità di movimento costretti a vivere in condizioni già disperate e per di più con il rischio di attacchi come quello della notte scorsa". "Caritas italiana si unisce alla preghiera e all'appello del santo padre - prosegue il comunicato - affinché la guerra si fermi e rilancia l'invito all'Italia e agli altri paesi europei, in accordo con l'Onu, di dare corpo e forza a un'iniziativa per la pace in Libia, la protezione dei civili, l'assistenza umanitaria e l'evacuazione dei profughi detenuti nei centri di detenzione, a partire dai più vulnerabili". Caritas italiana, che opera nell'area da molti anni, "prosegue l'impegno in favore dei migranti in Libia con la distribuzione di beni di prima necessità, sostegno morale, aiuto scolastico, assistenza sanitaria", conclude la nota.

Raid di Haftar, distrutto comando droni
In seguito, un raid aereo delle forze di Haftar ha "distrutto la principale sala di comando dei droni dentro l'aeroporto di Mitiga", l'unico funzionante a Tripoli. Lo ha reso noto il portavoce dell'esercito nazionale libico di Haftar, Ahmad al-Mesmari.