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MONDO

Russia-Ue

Polemiche dopo il viaggio a Mosca dell'Alto rappresentante Ue Borrell

La visita del capo diplomatico europeo sembra essere 'fallita' dopo l'incontro con il capo degli Esteri del Cremlino Lavrov, in cui Borrell ha mostrato troppo poca determinazione nel chiedere la scarcerazione dell'oppositore Navalny

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Si è concluso il viaggio dell'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell in Russia. Prima di lasciare Mosca, il capo della diplomazia dell'Unione europea ha reso omaggio a Boris Nemtsov, figura di spicco dell'opposizione assassinato sei anni fa nel cuore della città, recandosi sul luogo dell'omicidio. Lo rende noto un comunicato del servizio europeo per l'azione esterna. 

Ma questo non è bastato a placare le polemiche sorte dopo l'incontro tra lui e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, incontro in cui Borrell è apparso troppo morbido sulla questione della condanna dell'oppositore Alexey Navalny e sul rispetto dei diritti umani da parte del governo russo. E' accusato di non avere reagito nel corso della conferenza stampa congiunta con Lavrov, agli attacchi lanciati dal ministro russo alla Ue e agli Usa.

E pare che circoli già una lettera indirizzata alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, nella quale l'europarlamentare estone Riho Terras, del gruppo del Ppe, chiede le dimissioni dell'Alto rappresentante. Nella lettera, nella quale Terras si esprime al plurale, lasciando intendere che vi siano altri firmatari, l'europarlamentare si dice "estremamente preoccupato dagli umilianti sviluppi" della visita di Borrell a Mosca, che ha "fortemente danneggiato la reputazione dell'Unione europea".

Una visita, si sostiene, che è stata intrapresa da Borrell "di propria iniziativa" e nella quale ha mostrato "indifferenza per i crimini commessi dal regime di Putin contro gli oppositori politici". Nel sottolineare la "mancanza di giudizio" di Borrell e la sua "incapacità nel difendere gli interessi e i valori" della Ue, Terras e gli altri possibili firmatari chiedono alla Von der Leyen di "agire" se Borrell "non si dimetterà di sua volontà".

"Un disastro della diplomazia europea", una "presa in giro" da parte della Russia, che dimostra come Mosca "non prenda sul serio Bruxelles come attore globale". A dirlo è Nona Mikhelidze, esperta dell'Istituto affari Internazionali (Iai), all'indomani del viaggio a Mosca del rappresentante della politica estera europea Josep Borrell, durante il quale è stata annunciata l'espulsione di diplomatici tedeschi, svedesi e polacchi, accusati di aver partecipato alla manifestazione a sostegno dell'oppositore Alexey Navalny. 

Borrell è voluto andare a Mosca sulla base della strategia del "selective engagement", lanciata all'epoca di Federica Mogherini, secondo la quale, malgrado le distanze, "ci sono per forza aree dove collaborare". Ma uno dei punti di questa strategia, ricorda Mikhelidze, è stato rafforzare i rapporti fra l'Europa e la società civile russa. "Per salvare la faccia, Borrell doveva incontrare la vera società civile, le Ong vere, non quelle del governo. Se non poteva visitare Navalny in carcere, almeno poteva vedere gli attivisti della sua fondazione", rimarca l'esperta.

Lavrov, nota Mikhelidze, avrebbe potuto mostrarsi "grato" verso il rappresentante europeo, "che non ha ascoltato i paesi Ue ostili alla Russia, non ha cancellato la visita, ha mostrato di voler dare importanza al dialogo con Mosca, ha portato un messaggio soft, non è andato all'attacco". Ma, "invece di sottolineare quanto è importante anche per la Russia normalizzare il rapporto con Bruxelles", Lavrov ha scelto "la presa in giro" per mostrare di non voler tener conto dell'Ue. Questo, rimarca l'esperta, "era già apparso chiaro" dopo l'elezione del presidente americano Joe Biden, quando il leader del Cremlino Vladimir Putin ha detto di voler normalizzare i rapporti con Washington, mentre "non ha mai detto, noi russi non vediamo l'ora di normalizzare i rapporti con Bruxelles". Mosca, conclude Mikhelidze, non considera l'Ue come un interlocutore unico, vuole migliorare i rapporti con la Germania e la Francia, "il resto non conta, il ministero degli Esteri, il Cremlino, non prendono sul serio Bruxelles come attore globale".