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ITALIA

Mafia, i boss si riorganizzavano nello studio dell'avvocata: 23 arresti

Uno dei capimafia, indicato come il mandante dell'omicidio del giudice Rosario Livatino, avrebbe sfruttato i premi che in alcuni casi spettano anche ai condannati al carcere a vita, per tornare ad operare sul territorio e rivitalizzare la Stidda 

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Ci sono 6 capi mafia, 3 esponenti della Stidda oltre a due esponenti delle forze dell'ordine, al padrino latitante Matteo Messina Denaro e un avvocatessa tra i 23 destinatari del fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Una mega indagine del Ros dei carabinieri che svela come i boss, anche se ristretti al 41 bis, riescano a comunicare con l'esterno, a riorganizzare i clan, a tramare, a passarsi messaggi anche tra di loro attraverso una penalista dell'Agrigentino, divenuta - secondo quanto emerso dalle indagini - organizzatrice del mandamento mafioso di Canicatti', che utilizzava anche il proprio studio legale per i summit.
 
Nel mandamento mafioso di Canicattì la Stidda torna a riorganizzarsi e ricompattarsi attorno alle figure di due ergastolani riusciti a ottenere la semilibertà. In particolare uno dei capimafia, indicato come il mandante dell'omicidio del giudice Rosario Livatino, avrebbe sfruttato i premi che in alcuni casi spettano anche ai condannati al carcere a vita, per tornare ad operare sul territorio e rivitalizzare la Stidda che sembrava orma isconfitta.
 Per 2 anni i capimafia di diverse province siciliane si sono riuniti nello studio di un'avvocata di Canicattì finita in cella oggi nel blitz dei carabinieri del Ros che ha portato a 22 fermi. La legale, difensore di diversi mafiosi, era la compagna di  un imprenditore già condannato per associazione mafiosa. Il suo studio era stato scelto come bas elogistica dei clan perché la legge limita le attività investigative negli uffici degli avvocati. L'inchiesta è stat acoordinata dalla Dda di Palermo.
Gli inquirenti hanno accertato chela donna, Angela Porcello, compagna di un mafioso, aveva assunto un ruolo di vertice in Cosa nostra organizzando i summit, svolgendo il ruolo di consigliera, suggeritrice e ispiratrice dimolte attività dei clan.   Rassicurati dall'avvocato sulla impossibilità di effettuare intercettazioni nel suo studio, i capi dei mandamenti di Canicattì, della famiglia di Ravanusa, Favara e Licata, un ex fedelissimo del boss Bernardo Provenzano di Villabate (Pa) e il nuovo capo della Stidda si ritrovavano secondo le indagini nello studio, per discutere di affari e vicende legate a Cosa nostra .Le centinaia di ore di intercettazione disposte dopo che, nel corso dell'inchiesta, i carabinieri hanno compreso la vera natura degli incontri, hanno consentito agli inquirenti di far luce sugli assetti dei clan, sulle dinamiche interne alle cosche e di coglierne in diretta, dalla viva voce di mafiosi di tuttala Sicilia, storie ed evoluzioni. Uno spaccato prezioso che h aportato all'identificazione di personaggi ignoti agli inquirenti e di boss antichi ancora operativi.