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MONDO

Di Maio: "Italia valuta invio contingente Irini di 500 unità"

Caos Libia, Tripoli chiede a Tribunale L'Aja di indagare Haftar per crimini di guerra

La situazione in Libia è sempre più caotica. Il confronto armato tra le milizie del governo di Fayez al-Serraj, riconosciuto dalle Nazioni Unite e sostenuto militarmente da Francia e Emirati Arabi da una parte e l'esercito del generale Khalifa Haftar che ha il sostegno della Turchia dall'altra, continua ad alimentare la crisi

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Khalifa Haftar (Ansa)
In una Libia sempre più in pieno caos, è ancora il suono delle armi a farsi sentire. Aerei delle forze sotto il comando del governo di accordo nazionale libico (Gna) hanno bersagliato due veicoli carichi di "milizie terroristiche" fedeli al generale Khalifa Haftar nei pressi di Mizda, circa 200 km a sud di Tripoli.

Lo ha annunciato il portavoce delle forze del Gna, Mohammed Gununu, citato da "Libya al-Ahrar". Il portavoce non ha aggiunto altri dettagli sul raid, mentre in precedenza aveva comunicato la notizia di tre bombardamenti aerei eseguiti sulla base aerea al-Watiya, ancora nelle mani di Haftar.

Indagate Haftar!
Mentre le armi continuano a parlare, il ministro degli Esteri del Governo di accordo nazionale libico (Gna), Mohamed Taher Siala, ha chiesto al Tribunale penale internazionale dell'Aja di indagare sui crimini commessi dalle milizie del maresciallo Khalifa Haftar nell'offensiva contro la capitale Tripoli.

"Non c'è violazione delle leggi internazionali e dei diritti umanitari che non abbiano commesso, dall'uccisione dei prigionieri all'attacco delle missioni diplomatiche", ha scritto il diplomatico. "In un'ennesima grave violazione, le milizie di Haftar hanno bombardato con oltre cinquanta razzi l'aeroporto di Mitiga", ha continuato Siala.

"Chiediamo che vengano prese le misure necessarie e urgenti per indagare su questi crimini che equivalgono a crimini di guerra e crimini contro l'umanità e che si facciano sforzi per chiedere che i responsabili siano puniti e ritenuti responsabili dinanzi al tribunale internazionale".

L'Italia valuta l'invio di 500 unità
"E' in valutazione da parte dell'Italia la partecipazione alla missione Irini con un contingente di 500 unità, un'unità navale e tre aerei, previa naturalmente l'autorizzazione da parte delle Camere, così come previsto dalla legge per la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, al Question time alla Camera.

"Il continuo afflusso di armi è uno dei fattori più destabilizzanti della crisi libica" ha detto Di Maio, spiegando gli obiettivi della missione navale europea Irini che ha come principale obiettivo monitorare l'embargo sulle armi alla Libia. "Le accresciute interferenze esterne e l'intensificarsi del flusso di materiale ed equipaggiamento a favore di entrambe le parti in conflitto ostacolano qualsiasi prospettiva di pacificazione".

"L'Italia ha fortemente insistito perché negli assetti di comando, nella definizione delle regole d'ingaggio, nell'individuazione delle capacità necessarie si prestasse massima attenzione al fatto che Irini possa operare in maniera neutra e bilanciata. E' per questo che è stata sollecitata l'attivazione delle capacità satellitari necessarie al monitoraggio dell'intero territorio libico", ha aggiunto il titolare della Farnesina.

Accuse tra Turchia e Emirati Arabi di seminare caos in Libia
Continua lo scontro diplomatico tra Turchia ed Emirati Arabi Uniti sulle rispettive influenze in Medio Oriente e Nord Africa, in particolare in Libia. Il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, ha accusato il governo degli Emirati di seminare il caos nella regione grazie ai suoi interventi militari, che hanno "sconvolto la Libia e distrutto lo Yemen". Il ministro ha inoltre accusato Abu Dhabi di sostenere le milizie jihadiste di Al Shabaab in Somalia, dove la Turchia è impegnata nel supportare le truppe regolari di Mogadiscio.

Il commento del ministro arriva poche ore dopo la pubblicazione di un comunicato firmato dagli Emirati, ma anche da Francia, Cipro, Egitto e Grecia, nel quale le attività militari turche nel Meditteraneo orientale e in Libia vengono descritte come "determinate a provocare confusione e instabilità". Nel documento inoltre, le trivellazioni di Ankara nella zona economica esclusiva (Zee) cipriota sono descritte come "illegali".

Ankara e i cinque Paesi firmatari della nota sono divisi soprattutto sul fronte libico. Mentre il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan ha deciso di supportare attivamente il governo riconosciuto dalle Nazioni Unite con sede a Tripoli, guidato da Fayez al-Serraj, Francia ed Emirati stanno supportando le truppe al comando del generale Khalifa Haftar che controlla la parte orientale del Paese.