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MONDO

La comunicazione al Parlamento di Delhi

Caso Marò, ministero degli Esteri: governo indiano valuta una proposta italiana di soluzione

Dopo giorni delicati, con la decisione della Corte Suprema di non esaminare le richieste dei due fucilieri e l'ambasciatore italiano richiamato per consultazioni, arriva inaspettata l'annuncio del ministro: il governo di Delhi sta studiando l'ipotesi di soluzione consensuale presentata dall'Italia.

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India
Per la prima volta l'India ha fatto sapere di "stare studiando" una proposta italiana per arrivare ad una soluzione sul caso marò. A farlo sapere è stata Sushma Swaraj, il ministro degli Esteri, che ha inviato al Parlamento una risposta scritta ad un'interrogazione sul caso marò presentata dal Partito Comunista Indianp: "La questione è attualmente all'esame della Corte Suprema dell'India - si legge - mentre la proposta del governo italiano è attualmente all'esame del governo".

L'interrogazione del Partito Comunista Indiano
Due membri della Camera Alta hanno chiesto se davvero "il governo italiano stia cercando una soluzione consensuale alla vicenda da tempo in sospeso dei due militari italiani accusati di omicidio di due pescatori indiani nel 2012 al largo delle coste del Kerala" e, in caso di risposta positiva, volevano sapere quale fosse la posizione del governo i Delhi e a ache punto fossero i lavori.

Pochi giorni fa Gentiloni aveva richimatao l'ambasciatore
E' un passo avanti dopo giorni di irrigidimento delle relazioni tra India e Italia conseguenti al rifiuto della Corte Suprema di esaminare le richieste di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La Farnesina aveva infatti deciso di richiamare l'ambasciatore in India. "Non è una rottura delle relazioni diplomatiche", aveva voluto specificare il ministro Gentiloni.

Quasi tre anni in attesa di giudizio
I due fucilieri della Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono accusati di avere scambiato per pirati due pescatori indiani e di averli uccisi al largo delle coste del Kerala, nel sud dell'India. A quasi tre anni di distanza da quel giorno - era il 15 febbraio del 2012 - sono ancora in attesa di giudizio.