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ECONOMIA

Potere ispettivo dello Stato

Cgia: imprese soffocate dalla burocrazia, rischiano un controllo ogni tre giorni

Potenzialmente, una piccola azienda italiana può essere soggetta a ben 111 controlli da parte di 15 diversi istituti, agenzie o enti pubblici

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Si rafforza il potere ispettivo dello Stato e delle strutture periferiche nei confronti delle imprese. La Cgia ha calcolato che, potenzialmente, una piccola azienda italiana può essere soggetta a ben 111 controlli da parte di 15 diversi istituti, agenzie o enti pubblici. In linea puramente teorica, praticamente uno ogni 3 giorni.

In aumento dal 2014
E rispetto alla prima rilevazione eseguita dalla Cgia nel 2014, la situazione è addirittura peggiorata. Nonostante  il numero dei controllori sia rimasto pressoché lo stesso, le possibili ispezioni, invece, sono aumentate di 14 unità. 

Ambiente area più a rischio
L'area più "a rischio" è quella relativa all'ambiente e alla sicurezza nei luoghi di lavoro: è interessata da 56 possibili controlli che possono essere effettuati da 10 enti ed istituti diversi. Relativamente al fisco il numero dei controlli è pari a 26 e sono 6 le agenzie e gli enti coinvolti. Per la contrattualistica il numero dei possibili controlli si attesta a 21, mentre gli istituti e le agenzie interessate sono 4. Per il profilo amministrativo si registra 8 controlli che sono ad appannaggio di 3 diversi  enti ed istituti.    

Consulenti esterni per la maggioranza delle piccole imprese 
indagine realizzata da Promo Pa Fondazione, l'81% delle imprese con meno di 50 addetti, vale a dire le piccole, è costretto a ricorrere a consulenti esterni per fronteggiare questo nemico invisibile: ovvero la cattiva burocrazia; di cui il 70% ad integrazione o a supporto del lavoro svolto dagli uffici amministrativi che operano all`interno dell`azienda, mentre l'altro 11% si affida a terzi per tutte le incombenze.

La burocrazia costa 30 miliardi all'anno
In questi ultimi anni, invece, il costo della burocrazia che grava sul sistema produttivo delle Pmi ha superato, secondo gli ultimi dati elaborati della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i 30 miliardi di euro l'anno: praticamente quasi 2 punti di Pil. Questa situazione ha costretto moltissime aziende a trascurare il proprio business per occupare gran parte del tempo alla compilazione di certificati, moduli e istanze varie: un'anomalia che deve essere assolutamente rimossa se vogliamo dare un futuro a questo Paese.

Cgia, sforbiciare il quadro normativo
"Con una legislazione farraginosa e spesso indecifrabile - rileva il coordinatore dell'ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - qualsiasi imprenditore, soprattutto se piccolo, corre il pericolo di non essere mai a norma. Pertanto, l'eventuale ispezione da parte dell'ente pubblico viene vissuta come un incubo, come una calamità da evitare assolutamente. Per superare questa impasse non ci resta che sforbiciare il quadro normativo, rendendo più semplici e comprensibili le leggi, le circolari e i regolamenti attuativi. Altrimenti - spiega - la forte discrezionalità  che tutt'oggi beneficiano coloro che sono chiamati ad eseguire le attività ispettive rimarrà inalterata. Nel contempo, infine, va aumentata la platea dei controlli formali, cioè quelli eseguiti automaticamente per via telematica, alleggerendo così l'oppressione burocratica che grava sulle imprese".