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MONDO

Charlie Hebdo e le 55 ore di terrore della Francia

Parigi, i funerali dei tre poliziotti. Hollande: "Sono morti perchè noi possiamo essere liberi"

Il presidente francese ricorda uno per uno i tre poliziotti uccisi, Clarissa Jean-Philippe, Ahmed Merabet e Franck Brinsolaro. Poi, chiamandoli per nome, ne racconta il coraggio e l'eroismo quotidiano. Prima dell'inno un commovente abbraccio con la madre di Clarissa, la poliziotta morta per un colpo alle spalle a Montrouge. 

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“Sono morti perché così noi possiamo vivere liberi”. A Parigi il giorno dei funerali dei tre poliziotti uccisi è un grazie del presidente Hollande a coloro che “sono morti per la Repubblica e porre fine ad una carneficina che ha provocato 17 vittime”.

Le vittime: Clarissa Jean-Philippe, Ahmed Merabet, Franck Brinsolaro
Li chiama per nome, uno ad uno: Clarissa Jean-Philippe, Ahmed Merabet, Franck Brinsolaro, “tre funzionari che rappresentano la diversa origine e la comune dedizione ai nostri valori”. La loro vita su è spenta e loro, les trois policiers, rimarranno nella memoria di tutti. E per ricordarli il presidente parla delle loro vite, di come sono diventati servitori dello Stato prima di diventare vittime del terrore. "Come loro - dice Hollande - la Francia non si arrende". 
 
Clarissa, dalla Martinica alla polizia di Parigi con onore
Clarissa – Hollande lascia subito da parte il cognome – viene ricordata con un discorso commosso: nata nella Martinica, cresciuta professionalmente nella scuola di Polizia in Francia. Veloce, disponibile, non vedeva l’ora di mettere in pratica quanto imparato: prima stagista, poi regolarmente in forze nelle Polizia Municipale. Uccisa a Montrouge a 27 anni, fino ad un secondo prima lavorava per garantire la sicurezza pubblica. Il proiettile che l’ha colpita alla schiena “è un proiettile vile - ha detto Hollande – un gesto abominevole”. E si chiede, più di una volta, il perché e il movente, le spiegazioni e le interpretazioni.
 
Ahmed, poliziotto esemplare e uomo giusto
Ahmed è nato in una famiglia di origine algerina, “grande e bella”. Voleva da sempre diventare poliziotto, “aveva appena vinto un difficile concorso di per entrare nella Polizia Giudiziaria – continua Hollande rivolgendosi ai colleghi, presenti alla celebrazione – era un poliziotto esemplare e un uomo giusto”. Nel suo ultimo pattugliamento ha incontrato i terroristi che avevano appena compiuto il massacro di Charlie Hebdo e “ha deciso eroicamente di sbarrare loro la strada”. Oggi eroe, è stato “giustiziato vilmente”.
 
Franck, protezione e lealtà

Franck, poliziotto dal 1986, addestrato specificamente per seguire chi ha bisogno di protezione speciale. Durante la sua carriera ha dato sicurezza a magistrati antiterrorismo, diplomatici, cittadini che a Kabul erano sotto il fuoco dei talebani. Afghanistan, Cambogia, Congo: operazioni complesse, evacuazioni, salvataggi. E poi, l’ultimo incarico conferitogli proprio per la sua abilità, dice Hollande: proteggere Charb, seguirlo ovunque, al lavoro e a cena con gli amici. “Erano diventati amici – dice – Franck e Stéphan – era un poliziotto e quasi un membro della redazione”.
 
L’abbraccio con la madre di Clarissa
Prima dei funerali, prima ancora dell’inno, c’è forse il momento più intenso: la madre di Clarissa in lacrime mormora: “Mia figlia, mia figlia, hanno preso mia figlia””. E il presidente Hollande la abbraccia, la stringe a sé come vorrebbe fare con la Francia intera, per consolarla ma anche rassicurarla: non verrà dimenticata, non è morta invano.