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MONDO

Terrorismo

Charlie Hebdo un mese dopo la strage: ferita anche la libertà di espressione?

Il peggior incubo del terrore si è concretizzato con le stragi di Charlie Hebdo e quella dell'Hyper Kocher che hanno terrorozzato Parigi fra il 7 e il 9 gennaio e lasciato a terra 12 morti. La Francia resta un Paese sotto choc

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Charlie Hebdo, un mese dopo
di Carlotta Macerollo
"Troppo stress, abbiamo bisogno di tempo": sono le parole scelte dai giornalisti del settimanale satirico "Charlie Hebdo" per descrivere il loro stato d'animo in seguito alla strage che ha terrorizzato Parigi tra il 7 e il 9 gennaio e lasciato a terra 12 morti. Dopo la reazione a caldo che ha portato in piazza due milioni di persone con i leader mondiali schierati uno accanto all'altro e un numero speciale del giornale con Maometto che piange in copertina, un numero da sette milioni di copie, la redazione si è fermata. E con lei il mondo intero. Troppo grande lo choc, troppo intenso il dolore. 

Qualche giorno dopo, con un tweet, Laurent Léger, uno dei giornalisti sopravvissuti all'attacco, ha detto che il settimanale uscirà il 25 febbraio: "Finalmente! Ancora un po' di pazienza ma Charlie Hebdo uscirà nuovamente il 25 febbraio. Appuntamento nelle migliori edicole".
 
Il dibattito sulla libertà di espressione
Intanto in Francia, e non solo, si è aperto il dibattito sulla libertà di espressione, anch'essa rimasta ferita sotto i colpi di quei kalashnikov, con il processo al comico Dieudonné: apologia del terrorismo il reato che gli viene contestato per un messaggio con cui l'11 gennaio aveva storpiato su Facebook lo slogan di solidarietà per gli attentati a Charlie Hebdo, scrivendo di sentirsi "Charlie Coulibaly". Un riferimento all'autore della strage nel supermercato kosher di due giorni prima. L'interrogativo è: libertà di espressione sì, ma fino a dove?

Mentre proseguono le inchieste sulle complicità attorno agli stragisti, la Francia si interroga sulla genesi del sottobosco jihadista presente nei quartieri periferici della capitale. Il premier Valls ha riconosciuto che nel Paese esistono forme di "apartheid" territoriale e sociale che occorre superare. 

Il contest di vignette in Iran
A livello internazionale, in risposta ai disegni satirici pubblicati da Charlie Hebdo, l'Iran ha lanciato l'ennesima provocazione: un concorso internazionale di vignette. Tema: la negazione dell'olocausto. Il concorso è stato lanciato dall'istituto iraniano del fumetto che ha messo in palio sostanziosi premi in denaro - 12mila, 8mila e 5mila dollari - per i primi tre classificati. I lavori saranno esposti al museo palestinese d'arte contemporanea di Teheran. Non è la prima volta che in Iran si tiene un concorso di vignette negazioniste, era accaduto già nel 2006, ma in questo caso, hanno detto gli organizzatori al quotidiano Teheran Times, l'iniziativa è una reazione alle "offensive vignette" su Maometto pubblicate dal settimanale francese.

In Turchia licenziato il direttore di Cumhuriyet
Le conseguenze della strage di Parigi toccano anche la Turchia, dove è stato licenziato il direttore del grande quotidiano di opposizione Cumhuriyet, Utku Cakirozer, il solo giornale turco che il mese scorso dopo le stragi di Parigi aveva riprodotto una selezione di vignette della 'edizione dei sopravvissuti' di Charlie Hebdo, riferisce la stampa di Ankara. Con lui hanno lasciato i vertici del grande quotidiano di Istanbul il direttore della pubblicazione Murat Sabuncu e il direttore amministrativo Ayse Yildirim Baslangic. Secondo la proprietà del quotidiano, precisa Zaman online, il licenziamento di Cakirozer è stato deciso a causa di "divergenze" fra la direzione e il consiglio di amministrazione.  

In Italia: a Milano 200 autori in mostra al Museo del fumetto
In Italia, ad un mese dall'attentato di Parigi, il Museo del Fumetto di Milano ha deciso di dedicare una esposizione a Charlie Hebdo, alla satira e alla libertà d'espressione con gli omaggi di 150 fumettisti e vignettisti italiani e più di 70 stranieri. 

Incendio doloso alla casa editrice Excalibur
E potrebbe veramente non aver nulla a che fare con il terrorismo islamico tuttavia, l'incendio doloso che è scoppiato nella sede della casa editrice Excalibur, in via Salsomaggiore a Milano, appare misterioso. Soprattutto perché due settimane fa un altro incendio si era sviluppato nella sede di viale Campania, dove sabato 7 febbraio apre la mostra dedicata a Charlie Hebdo per ricordare la strage di Parigi. I poliziotti della Digos sono al lavoro per capire se ci sia un collegamento tra i vari fatti. L'episodio di quindici giorni fa, in particolare, è accaduto proprio lo stesso giorno in cui il Museo del fumetto esprimeva solidarietà ai vignettisti sopravvissuti alla strage e annunciava l'intenzione di organizzare una mostra dedicata alla libertà di stampa. Entrambi gli episodi - sia quello di viale Campania che quello di viale Salsomaggiore - non sono stati rivendicati da nessuno.

Il giallo della copertina di "Topolino"
E c'è un piccolo giallo anche sulla copertina di "Topolino". Nei giorni scorsi era girata una copertina del numero 3089, in edicola dal prossimo 4 marzo, evidentemente collegata ai fatti di Parigi. Nell'immagine si vedevano Topolino e Paperino, affiancati da personaggi di diverse culture, con una matita in mano. Tuttavia lunedì è arrivato un comunicato stampa che precisa: "La copertina del settimanale Topolino, circolata in questi giorni in Rete sui principali siti di informazione e attribuita all'uscita n.3089 del 4 febbraio 2015, non corrisponde all'immagine definitiva selezionata tra una serie di creatività preparata all'uopo di cui l'immagine divulgata faceva parte. Il numero in oggetto, infatti, si presenterà nelle edicole con una creatività differente. La scelta di non pubblicare la creatività erroneamente circolarizzata è stata determinata dalle modalità di utilizzo dei personaggi del settimanale".