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SCIENZA

Ricerca statistica negli Usa

Violenza domestica e mal di pancia

Negli Stati Uniti d'America un uomo su cinque - il 20% dei maschi adulti - è autore di atti di violenza domestica contro il coniuge o un altro parente vicino

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di Stefano Lamorgese
S'intitola "Characteristics of men who perpetrate intimate partner violence" ("Caratteristiche degli uomini che commettono violenza domestica"), è uno studio realizzato dall'Università del Michigan, basato su dati statistici federali statunitensi e pubblicato sulla rivista ufficiale dell'associazione dei medici di famiglia americani.

Che ci sia di mezzo l'Oceano Atlantico non deve consolare nessuno: i dati riportati sulla violenza domestica devono far pensare tutti, cittadini e istituzioni, anche qui, molto più a Oriente. Sì, perché il dato principale fa davvero paura: un uomo su cinque - il 20% dei maschi adulti - è autore di atti di violenza domestica contro il coniuge o un altro parente vicino.

Sintomi premonitori
In questo quadro così fosco emerge però un dato molto significativo: oltre, ovviamente, a comportamenti "devianti" come l'abuso di sostanze e la presenza nel vissuto individuale di casi di violenza subita o percepita, esistono altri segnali precursori che possono permettere di individuare gli individui maggiormente a rischio. L'aggressività maschile nei confronti del partner è infatti spesso associata alla presenza di patologie specifiche, quali: la sindrome dell'intestino irritabile e l'insonnia che potrebbero essere rilevate anche in occasione delle visite mediche di routine.

Società sofferente, individui infelici
La violenza domestica è diventata una preoccupazione crescente, negli Stati Uniti. Causa, ogni anno, circa 320mila visite ambulatoriali e ben 1200 decessi tra le donne. Un costo pari a 8,3 miliardi di dollari solo per i servizi di emergenza sanitaria e mentale. I risultati della ricerca mostrano che l'incidenza statistica della violenza nella coppia supera quella del diabete.

Numeri e dati
Il campione preso in esame era costituito da 530 uomini con un'età media di 42 anni. Bianchi non ispanici al 78%, il 56% di loro possedeva un titolo di studio accademico e l'84% aveva un lavoro.

Poiché più della metà di quella parte del campione che ha riferito episodi di violenza domestica aveva svolto almeno una visita sanitaria di routine nel corso dell'ultimo anno e quasi un terzo era passato in un pronto soccorso, il dottor Vijay Singh della Michigan Medical School - l'autore principale della ricerca - afferma che "si potrebbe cogliere l'occasione del contatto con le strutture sanitarie per raccogliere le sintomatologie collegate alla violenza domestica" e cercare quindi di prevenirla.