Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/commissione-gistizia-senato-usa-audizione-dorsey-zuckerberg-caso-hunter-biden-4a635c6e-fd4b-4586-a3a3-35b87862b56b.html | rainews/live/ | true
USA2020

Washington

Usa2020, Twitter e Facebook spiegano al Congresso come moderano contenuti

Mark Zuckerberg e Jack Dorsey chiamati a  spiegare come le piattaforme hanno gestito l'informazione nel periodo elettorale. L'ad di Twitter: abbiamo sbagliato a bloccare articolo contro il figlio di Biden, ha aumentato discussione. Zuckerberg: non potevamo cacciare Bannon

Condividi
I Ceo di Facebook Mark Zuckerberg e di Twitter Jack Dorsey si sono presentati davanti al Congresso americano, in audizione virtuale, per spiegare come le rispettive società moderano i contenuti nelle piattaforme social.

L'udienza è stata trasmessa in diretta streaming sul sito web della Commissione giustizia del Senato e, secondo  Cnet, la vicepresidente eletta Kamala Harris,doveva essere presente all'udienza. "Kamala Harris, democratica della California, ha stretti legami con la Silicon Valley ed è amica della Chief operations officer di Facebook, Sheryl Sandberg", sottolinea Cnet, che però aggiunge:  "Tuttavia, c'è da aspettarsi che Harris, che ha sostenuto le leggi sulla privacy digitale, contro le molestie online e per la protezione dei lavoratori dei colossi tech, sia rigorosa con i testimoni".

La Commissione ha chiesto l'udienza in seguito a un articolo del New York Post del 14 ottobre scorso su Hunter Biden, figlio del presidente eletto, che affermava che stesse lavorando con funzionari ucraini. L'articolo in questione è stato censurato da Twitter e da Facebook, alimentando le proteste dei conservatori, secondo cui l'industria tecnologica discrimina i loro contenuti sulle piattaforme, affermazione sostenuta anche dal presidente Donald Trump.

Zuckerberg: lavoriamo per la democrazia 
"La gente non vuole che Facebook sia arbitro della verità e non crediamo che sia un ruolo appropriato per noi": il numero uno di Facebook, Mark Zuckerberg, nella sua audizione al Senato ha difeso lo sforzo del suo social network per contrastare la disinformazione online durante il periodo delle elezioni Usa. "Abbiamo preso seriamente la nostra responsabilità nella protezione dell'integrità di questa elezione", ha detto, "Abbiamo seguito le politiche e le procedure che avevamo preparato per proteggere il processo democratico nel periodo precedente e successivo alle elezioni e abbiamo lavorato duro per applicarle in maniera equa e coerente".

"Assicurare l'integrità delle elezioni è una sfida continua per le piattaforme e siamo impegnanti a continuare a migliorare i nostri sistemi ma siamo fieri del lavoro che abbiamo fatto negli scorsi quattro anni per prevenire interferenze nelle elezioni e sostenere la nostra democrazia", ha detto ancora Zuckerberg.

Dorsey: sbagliato bloccare l'articolo del NY Post
L'ad di Twitter, Jack Dorsey, ha invece riconosciuto che è stato un errore bloccare la condivisione dell'articolo del New York Post sui presunti affari illeciti in Ucraina di Hunter Biden.

Durante l'audizione presso la Commissione giustizia del Senato Usa, Dorsey ha risposto affermativamente a una domanda del senatore repubblicano John Cornyn, che gli aveva chiesto se non si fosse reso conto che il blocco delle condivisioni aveva reso quel contenuto "molto più rilevante e molto più discusso di quanto non sarebbe stato altrimenti".

"Sì, lo riconosco, è stato un errore, ce ne siamo resi conto e in 24 ore abbiamo rimosso il blocco della condivisione", ha detto Dorsey. L'ad di Twitter ha ribadito che il tweet del New York Post violava i termini di servizio della piattaforma sulla condivisione di materiale riservato e che tale
regola era stata stabilita sulla base delle indicazioni ricevute dall'amministrazione e dal governo a proposito della lotta alla disinformazione di origine straniera mirata a influenzare le elezioni. 

Bannon non poteva essere cacciato
L'ad di Facebook, Mark Zuckerberg, durante la sua audizione in Commissione Giustizia al Senato Usa ha risposto negativamente alla domanda del senatore democratico Richard Blumenthal, che gli aveva chiesto se poteva impegnarsi a bandire Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, dalla piattaforma.

Bannon aveva pubblicato un post nel quale invitava alla decapitazione dell'ex virologo della Casa Bianca, Anthony Fauci, e del direttore dell'Fbi, Christopher Wray. Facebook aveva rimosso il contenuto ma non aveva bandito Bannon.

"Non lo abbiamo fatto perché servono diverse violazioni per essere banditi, l'esclusione automatica del profilo scatta per i contenuti sul terrorismo o lo sfruttamento dei minori", ha spiegato Zuckerberg. Nel caso di Bannon, invece, le politiche di Facebook non prevedevano un ban immediato, ha aggiunto il manager.

Cambiamo insieme la Sezione 230
Jack Dorsey e Mark Zuckerberg hanno esortato il Congresso degli Stati Uniti a collaborare con i social network per una riforma della 'sezione 230', la norma che solleva i social dalla responsabilità sui contenuti condivisi attraverso le loro piattaforme.

Il Ceo di Twitter riconosce che la 'sezione 230', della quale il presidente Donald Trump aveva minacciato l'abrogazione, ha bisogno di una revisione ma ha avvertito che "schemi normativi sovraccarichi possono avere conseguenze non intenzionali".

Le piattaforme social devono collaborare con le autorità politiche a riformare la 'sezione 230', che le solleva da responsabilità sui contenuti condivisi, "ma la norma non va cancellata, come aveva chiesto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in quanto ciò creerebbe gravi danni alla libertà d'espressione", recita  la testimonianza scritta dall'ad di Facebook, Mark Zuckerberg.