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MONDO

Iran, assente: impossibile battere IS senza noi e Siria

Al via il vertice anti-IS a Parigi. Hollande: "Non c'è tempo da perdere"

Iniziato il vertice di sicurezza di Parigi. Secondo il New York Times alcuni Paesi arabi sarebbero pronti a bombardare il sedicente Califfato. Londra non parla di partecipare ai raid aerei. Si teme per la vita del quarto ostaggio, Alan Henning, cittadino britannico. 

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Parigi
Oggi a Parigi - presieduta da Francois Holland e dal presidente iracheno Fouad Mossoum - è il giorno del vertice tra i 20 Paesi della coalizione a guida americana che devono mettere a punto una strategia comune contro i terroristi del sedicente Stato Islamico.

Hollande: "Non c'è tempo da perdere"
Le prime parole del presidente francese sono state all'insegna della rapidità: "Non c'è tempo da perdere", ha detto in apertura dei lavori insieme ai 20 ministri degli Esteri. Dello stesso parere ovviamente Mossum che ha dichiarato che se non si agisce in modo tempestivo lo Stato Islamico rischia di occupare altre porzioni importanti di territorio.

Il presidente iracheno Massoum: genocidio in corso
Sono due i concetti su cui insiste il presidente Massoum. Il primo è il dramma umanitario dell'Iraq - "é in corso un vero e proprio genocidio" - il secondo è il rischio di contagio nella regione. IS, se non viene fermato, ha forti possibilità di espandersi nei Paesi confinanti "e nel mondo".

Iran: impossibile battere IS senza la Siria
Non invitata, Teheran aveva fatto sapere di ritenere inutile la conferenza di Parigi. Ora, in parallelo all'inizio dei lavori, insiste sulla necessità di essere coinvolta, insieme a Damasco, nella lotta allo Stato Islamico: "Il modo migliore per combattere l'Is e il terrorismo nella regione è quello di aiutare e rafforzare i governi iracheno e siriano, che sono coinvolti in una lotta seria contro il terrorismo", ha detto il vice ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdolahian.

Le posizioni in campo/1 Francia: al via voli di ricognizione
Ancora prima dell'inizio del vertice la Francia ha annunciato l'avvio dei primi voli di ricognizione sull'Iraq. A dirlo è il titolare degli Esteri, Jean-Yves Le Drian parlando negli Emirati Arabi Uniti e sottolineando che le autorità locali ed emiratine hanno dato il loro assenso. 

Le posizioni in campo/2 Londra: non partecipa ai raid
“Sono mostri, non musulmani”, ha detto il premier britannico David Cameron all’indomani della morte atroce di Haines e assicurato che il Regno Unito farà tutto il necessario per annientare gli estremisti. Per ora, però, non si parla di partecipare ai raid americani – che Londra sostiene con i Tornado – né di dislocare truppe di terra. I due principali filoni di intervento adesso sono il sostegno al nuovo governo iracheno e la lotta al terrorismo in patria. Il boia di Haines – così come di Foley e Sotloff – potrebbe essere lo stesso uomo, soprannominato John il Jihadista, che parla con accento britannico. 

Le posizioni in campo/3 USA: distruggeremo il Califfato
Sugli obiettivi e sulla condivisione dello sforzo con gli Stati della coalizione il presidente Obama era stato chiaro:  "Lavoreremo con il Regno Unito e con un'ampia coalizione di nazioni per portare i responsabili di questo atto barbaro davanti alla giustizia e per indebolire e distruggere questa minaccia ai popoli dei nostri Paesi, della regione e del mondo".
 
Le posizioni in campo/4 NYT: alcuni stati arabi pronti a bombardare IS
Alcuni stati arabi, aveva anticipato il New York Times, si sarebbero detti disponibili a bombardare le forze del Califfato. “"Ci sono state offerte sia al Centcom che agli iracheni da parte di Paesi arabi per condurre azioni più aggressive", aveva detto una fonte del Dipartimento di Stato. Pochi giorni fa però la possibilità di un’escalation era stata accolta in modo molto tiepido dai 10 paesi arabi coinvolti.

Le posizioni in campo/5 Turchia: no a utilizzo basi 
Dalla Turchia – che ha 46 ostaggi nelle mani del Califfo – è arrivato un niet ad operazioni militari: continuerà a lavorare solo sul fronte umanitario”.

Le posizioni in campo/6 Australia: invio di 600 militari
Dall’Australia invece è arrivata la promessa di un contingente di 600 militari e di otto aerei da inviare negli Emirati.