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MONDO

Videoconferenza da Londra: "non è una vittoria morale ma giuridica"

Avvocati di Julian Assange: "Sottoposto a tortura per decisione arbitraria"

La detenzione cui è sottoposto Julian Assange, rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador dal 2012, costituisce una "tortura mentale". Lo hanno dichiarato i suoi legali, dopo che un gruppo di lavoro Onu ha definito "illegale" la sua detenzione. Hanno anche accusato la Svezia e il Regno Unito di rifiutare di ammettere le loro responsabilità, dopo che i governi di entrambi i Paesi hanno criticato la decisione del gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie.

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Londra
Gran Bretagna e Svezia devono applicare la decisione del gruppo di lavoro dell'Onu sulle detenzioni, che ha definito "arbitraria" la detenzione di Julian Assange chiedendone il rilascio: lo ha dichiarato lo stesso fondatore di WikiLeaks, in collegamento video durante la conferenza stampa tenuta dai suoi legali a Londra. 


Il rapporto dell'Onu "mi rende giustizia", ha detto Julian Assange, parlando in videoconferenza dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove è rifugiato. Il fondatore di Wikileaks ha considerato un "insulto" la risposta del Governo britannico alla decisione del Gruppo di lavoro delle Nazioni unite sulla sua detenzione arbitraria. Assange si riferiva alle affermazioni del ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, che aveva definito "ridicole" le conclusioni dell'Onu che hanno stabilito che la detenzione è "arbitraria" e che tale decisione è "giuridicamente vincolante".

"La decisione è imperativa"
Uno degli avvocati di Assange, parlando in spagnolo durante la conferenza stampa, ha affermato che "la decisione è scaturita da una petizione presentata al Gruppo di lavoro dell'Onu nel settembre 2014, che è stata discussa nel dicembre 2015". Per quei Governi che lo avessero dimenticato, ha proseguito il legale, "il Gruppo di lavoro è parte integrante del sistema delle Nazioni Unite e le sue decisioni sono imperative".

Ciò significa, secondo il legale, dato che il Gruppo di lavoro fa parte del Consiglio per i diritti umani, i Paesi che ne fanno parte, come la Gran Bretagna, sono obbligati a darne esecuzione. "Gran Bretagna e Svezia hanno avuto la possibilità di argomentare nel periodo trascorso tra la presentazione della petizione e la decisione del Gruppo di lavoro, non possono ora dire che si tratta di una decisione non rilevante", ha detto il legale, aggiungendo che "si tratta di una delle decisioni più forti mai adottate dal Gruppo".

Ecuador: lasciatelo andare
La detenzione di Julian Assange, quindi, è arbitraria e incompatibile con la presunzione di innocenza e secondo il parere dei legali, "nessun Paese democratico può emettere una sentenza di condanna contro Assange" perché privato dei suoi diritti. Il prolungamento della detenzione costituisce "tortura" e "violazione dei diritti umani", hanno concluso.  Il governo dell'Ecuador ha chiesto formalmente a Gran Bretagna e Svezia di permettere al fondatore di WikiLeaks di lasciare liberamente l'ambasciata a Londra. ​

Non è detenuto
Sia Londra, sia Stoccolma, negano che Assange sia privato della libertà, sottolineando che è entrato volontariamente nella sede diplomatica. Il Regno Unito ha annunciato anche che valuta di contestare la decisione e che Assange sarà arrestato, se lascerà l'ambasciata. Anche Mosca spera che le autorità svedesi e britanniche vogliano riconoscere l'opinione che il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria (WGAD) ha espresso sulla causa di Julian Assange, ha detto il ministero degli Esteri russo in una nota. 

Il Gruppo di lavoro
Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie, che si è pronunciato oggi in favore del rilascio del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, è stato creato nel 1991, di fronte al proliferare di tali pratiche.

Il mandato del Gruppo di lavoro dell'Onu si fonda sul "principio in base al quale qualsiasi persona, dovunque si trovi nel mondo, ha il diritto di presentare ricorso" contro la propria detenzione. I lavori del Gruppo devono essere condotti con "discrezione, obbiettività e indipendenza", motivo per cui se il caso in esame riguarda un Paese di cui è cittadino uno dei giudici questi si astiene dalle deliberazioni.

Voto in rari casi
In generale la decisioni vengono raggiunte per consenso ma in alcuni casi - come appunto quello di Assange - può esservi un voto vero e proprio; gli esperti sono designati dal presidente del Consiglio per i diritti umani sulla
base geografica in vigore per le Nazioni Unite, con un mandato triennale. Il gruppo riceve migliaia di ricorsi ogni anno, ma ne esamina poche decine (56 nel 2015) dal momento che i giudici, tutti volontari, si riuniscono solo tre volte l'anno.

Come Aung San Suu Kyi
Nel 2001 i giudici avevano definito "arbitraria" la detenzione della leader birmana Aung San Suu Kyi, allora posta ai
domiciliari dalla giunta militare al potere. In tempi più recenti il gruppo ha definito arbitrarie le detenzioni dell'ex ministro senegalese Karim Wade, dell'ex leader dell'opposizione malese, Anwar Ibrahim, e dell'ex presidente delle Maldive, Mohamed Nash.