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POLITICA

Processo Mediaset

Berlusconi, Cassazione conferma i due anni di interdizione dai pubblici uffici: non può candidarsi

I giudici della Terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno confermato l'interdizione dai pubblici uffici per due anni nei confronti di Silvio Berlusconi
 

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Silvio Berlusconi (Ansa)
Roma
La Corte di Cassazione ha definitivamente confermato la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per due anni nei confronti di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. L'ex premier era già stato condannato con sentenza irrevocabile per frode fiscale alla pena principale di 4 anni di reclusione (tre coperti da indulto).

I giudici della Terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno confermato l'interdizione dopo 5 ore di camera di consiglio. In particolare i Supremi giudici hanno dichiarato "irrilevanti" le questioni di incostituzionalità delle norme tributarie sollevate dalla difesa di Silvio Berlusconi e hanno "rigettato" nel resto il ricorso contro la sentenza emessa dalla Corte d'appello di Milano il 19 ottobre 2013. 

I due anni di interdizione sono la pena accessoria collegata alla condanna, divenuta definitiva il primo agosto scorso, a 4 anni di reclusione (3 coperti da indulto) per frode fiscale comminata al leader di Forza Italia nell'ambito del processo Mediaset. La Cassazione, confermando la condanna, lo scorso agosto aveva però annullato con rinvio la prima sentenza di appello limitatamente al periodo di interdizione, che i giudici del merito avevano inizialmente fissato in 5 anni.

Nelle sue motivazioni la Cassazione aveva spiegato che il periodo di 5 anni era risultato da un calcolo errato, per cui aveva ordinato ai magistrati milanesi di ripronunciarsi sulla pena accessoria. La pena, quindi, in ottobre, era stata fissata in due anni, ma tale verdetto era stato impugnato in Cassazione. Anche il sostituto pg della Suprema Corte, Aldo Policastro, aveva sollecitato il rigetto del ricorso della difesa di Berlusconi.