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MONDO

Clima

Cop.26. Ministro saudita: "Sì a transizione verde ma non rinunceremo agli idrocarburi"

"Energia e idrocarburi restano comprensibilmente un settore strategico. Anche per gli investitori stranieri: le compagnie di energia internazionali continuano a vedere nell'Arabia Saudita una destinazione di primo piano" spiega Faisal bin Fadel bin Mohsen Al-Ibrahim, ministro dell'Economia 

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"Il cambiamento climatico è una delle sfide più pressanti che il mondo ha davanti. Richiede azioni collettive ed eque. Siamo consapevoli dell'impatto che l'impegno ad arrivare a emissioni zero nel 2060 avrà sulla nostra economia, che dipende pesantemente dagli idrocarburi. La transizione a cui aspiriamo è una componente importante del disegno che ha portato a Vision 2030 (il piano di rinnovamento dell'economia saudita lanciato cinque anni fa dal principe ereditario Mohammed bin Salman). La nostra trasformazione economica si basa sulla premessa che l'economia saudita deve passare da essere dipendente da un'unica fonte a essere diversificata per rispondere a questa sfida. Ma dobbiamo anche ricordare che nella maggior parte degli scenari futuri gli idrocarburi giocheranno un ruolo di primo piano nel mix energetico". E' quanto afferma in un'intervista Repubblica Faisal bin Fadel bin Mohsen Al-Ibrahim, il ministro dell'Economia e della Pianificazione dell'Arabia Saudita, che è stata accusata di opporsi ad un accordo ambizioso alla conferenza Cop26 di Glasgow.

"Vision 2030 è il punto di flesso per la trasformazione dell'Arabia Saudita e la sua diversificazione economica per diventare la 15sima economia del mondo entro il 2030. Le aree primarie di focus sono la diversificazione economica, che punta a far salire la percentuale di Pil non dipendente dal petrolio fino al 65%. Aumentare la partecipazione dei cittadini sauditi alla forza lavoro del regno e gli investimenti stranieri. Stiamo andando avanti, nonostante lo shock subito dall'economia durante la pandemia: la percentuale dei settori non legati al petrolio sul Pil è già al 60% rispetto al 55 del 2016", dice ancora il ministro saudita.

E tuttavia, "energia e idrocarburi restano comprensibilmente un settore strategico. Anche per gli investitori stranieri: le compagnie di energia internazionali continuano a vedere nell'Arabia Saudita una destinazione di primo piano. L'investimento da 13 miliardi di dollari recentemente annunciato nell'oleodotto Aramco ne è una testimonianza, con investitori americani, asiatici e mediorientali direttamente coinvolti nel consorzio. Ma la spinta delle riforme che stiamo portando avanti punta ad attrarre investimenti stranieri in settori che non siano legati al petrolio".