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MONDO

Coronavirus

Pence: "Usa riaprono in modo sicuro e responsabile". Fauci subito dopo: "La situazione è grave"

"La situazione è grave" dice il virologo, dopo che le autorità sanitarie Usa rivelano "almeno 23 milioni di persone contagiate". Pence tenta di rassicurare, mentre Trump chiede di abolire l'Obamacare

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Mike Pence (a sinistra) e Anthony Fauci

Gli Stati Uniti stanno riaprendo "in sicurezza e in maniera responsabile", nonostante un'impennata dei casi in alcune aree del sud del Paese. Lo ha detto il vicepresidente americano Mike Pence, quasi un messaggio inviato a Bruxelles nelle ore in cui la Ue sta decidendo se riaprire i propri confini ai viaggiatori americani. Per Pence l'aumento dei casi è legato al numero elevato di test condotti, la stessa tesi di Donald Trump, smentita in parte dagli esperti, perché le stime allarmanti di queste ore (sarebbero in realtà 23 milioni i contagi negli Usa) si basano sui campioni di sangue raccolti a livello nazionale, campioni che rivelano la presenza di anticorpi, come spiegato dal Cdc.

Pence parla nel corso del primo punto stampa sul Covid da due mesi a questa parte. Con lui c'è anche Anthony Fauci, il virologo a capo della task force della Casa Bianca.  "Un grave problema", così definisce il boom di contagi in alcuni stati. Le sue parole arrivano subito dopo che il vicepresidente ha tentato di rassicurare sulla situazione.

Fauci: "Indossate la mascherina per non diffondere il virus"
L'epidemiologo ha ribadito l'importanza di indossare le mascherine per contrastare la diffusione del virus. "Tutti vogliamo che il Paese riapra - ha detto durante la conferenza stampa- tutti vogliamo che l'economia riparta, lo do per assodato. Ma dobbiamo capire che ognuno di noi puo' propagare il virus in modo inconsapevole. Dobbiamo adottare le misure di sicurezza per non far parte del processo di propagazione del contagio". Non conferma il vicepresidente Mike Pence: pur riconoscendo che i casi sono in "aumento in modo rapido", non ha voluto lanciare un messaggio agli americani perché indossino le mascherine di protezione. Alla domanda di una giornalista, se non ritenesse utile invitare i cittadini a ridurre il rischio di trasmissione del virus, Pence si è limitato a dire: "Tutti devono essere responsabili. I cittadini devono seguire le linee guida dei loro Stati".

"Sono 23 milioni i veri contagi". La verità che a Trump non piace
"I decessi per il coronavirus sono in calo. Il tasso di mortalità è uno dei più bassi al mondo. La nostra  economia sta ripartendo e NON sarà chiusa di nuovo": il tweet di Donald Trump suona come un monito a quegli stati Usa che, travolti da un'ondata di contagi, cominciano a frenare sul ritorno alla normalità. Ma è un monito anche alle autorità sanitarie, che adesso vengono allo scoperto e rivelano quella che potrebbe essere la drammatica realtà: almeno 23 milioni di persone contagiate in America, dieci volte di più di quanto finora non indichino le cifre ufficiali.

Il direttore del Cdc: "Questa è la nostra migliore stima"
E sì, perché "per ogni caso di coronavirus accertato ci sarebbero almeno altre dieci persone infette", è l'allarme lanciato da Robert Redfiled, direttore del Cdc (Centers for Disease Control and Prevention), la massima autorità federale in materia di salute pubblica. "Questa è la nostra migliore stima", ha ammesso, spiegando come si ottenga basandosi sui campioni di sangue raccolti a livello nazionale, campioni che rivelano la presenza di anticorpi.

Altro, dunque, che i troppi test che farebbero lievitare il numero ufficiale dei casi negli Usa, come sostenuto dal presidente americano. Anzi, Anthony Fauci, il massimo esperto ingaggiato dalla Casa Bianca per fronteggiare da un punto di vista medico la pandemia, ha nelle ultime ore ammesso che sul fronte della strategia "qualcosa non sta funzionando". Del resto nella giornata di giovedì ufficialmente i nuovi casi sono stati 400 mila e le vittime 2.500: troppo. Cosi' Fauci ha spiegato come si stia valutando un nuovo approccio, quello dei 'pooltesting': fare i test su più persone contemporaneamente, su interi gruppi, per individuare più rapidamente i casi di contagio e isolarli in maniera più immediata ed efficace.

Aboliamo l'Obamacare (in piena pandemia)
Su questo starebbe quindi lavorando la task force guidata dal vicepresidente Mike Pence tornata a incontrare la stampa dopo due mesi. Intanto, dalla Casa Bianca parte una nuova offensiva contro l'Obamacare, l'invisa riforma sanitaria di Barack Obama, con l'amministrazione Trump che ha chiesto alla Corte Suprema americana di cancellarla. Una mossa per tentare di rivitalizzare la base del presidente e rimettere al centro della campagna perla sua rielezione un vecchio cavallo di battaglia.

Ma, accusano i democratici, abolire l'Obamacare ora vorrebbe dire togliere l'assicurazione sanitaria a milioni di americani in piena pandemia, "un disastro". "Smantellare la riforma peggiorerebbe una risposta al coronavirus già inadeguata", ha affermato Joe Biden, accusando il tycoon di aver fallito nel proteggere gli americani dal virus e di voler ora togliere la copertura sanitaria a milioni di famiglie. "Sarebbe un atto di incomprensibile crudeltà", ha rincarato la dose la speaker della Camera Nancy Pelosi. Ma secondo il Dipartimento di giustizia, guidato dal fedelissimo di Trump, William Barr, la riforma sanitaria di Obama non è valida ed è incostituzionale.

La situazione, intanto, si fa sempre più grave in Florida e Texas
La situazione nel frattempo si fa sempre più grave soprattutto in Florida e in Texas, dove è scattato l'ordine di chiusura di tutti i bar, ma non dei ristoranti e di altri luoghi pubblici. Difficile dire se basterà a frenare una diffusione del contagio da record che ha fatto registrare un boom di 9.000 nuovi casi in Florida in un solo giorno e oltre 16 mila casi in tre giorni in Texas. Per non parlare della California, dove nonostante tutto si valuta se riaprire le scuole. Più tranquilla invece la situazione nell'ex epicentro di New York, dove si pensa di passare alla 'fase 3' il prossimo 6 luglio.