Coronavirus
Coronavirus, sono 69 i medici deceduti: 10mila i sanitari contagiati
Il 20 per cento sono ricoverati in rianimazione
Arriva a 69 il totale dei medici deceduti per l'epidemia di Covid-19: altri due camici bianchi, si apprende dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), sono morti per il contagio. Sono Gianpaolo Sbardolini, medico di famiglia, e Marcello Cifola, otorinolaringoiatra. Intanto, rende noto il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, il numero degli operatori sanitari contagiati ha oramai superato i 10.000 casi. Il 20% circa sono medici. Molti, afferma l'Anaao, sono ricoverati in Rianimazione.
Nella sua analisi su cosa abbia favorito il contagio degli operatori negli ospedali e sul territorio, Anaao individua "un combinato disposto di almeno 4 cause". Punto primo "la tardiva attivazione delle misure di contenimento e l'impreparazione, anche per problemi strutturali negli ospedali, soprattutto nei pronto soccorso, e nel territorio nell'azione di prevenzione e contenimento del 'rischio biologico'. Ci siamo dimenticati dell'insegnamento di Carlo Urbani che aveva combattuto la Sars in Vietnam ed è morto a causa dell'infezione il 26 marzo 2003 raccomandandoci di isolare strettamente i pazienti contagiati e proteggere con ogni mezzo gli operatori sanitari, bene più prezioso nella lotta contro l'espansione dell'epidemia".
A questo proposito, prosegue il sindacato, "è mancata, o è stata inadeguata, l'attuazione di quanto già scritto nei Piani pandemici nazionali (ultimo del 2006) e regionali (2007)". Nell'elenco dell'Anaao il secondo punto è la "carenza, o mancanza in alcuni casi e inadeguatezza in altri, dei dispositivi di protezione (maschere Ffp2 e 3, occhiali o visiere, sovracamici/tute, guanti, calzari, copricapo). Semplicemente non risultavano stoccati, in contrasto con la normativa vigente. Carenza coperta con norme di legge ad hoc con cui si è innalzata a dignità di Dpi la semplice mascherina chirurgica". "Omesso - accusa ancora Anaao - anche l'obbligo di sorveglianza della sicurezza per il personale sanitario", situazione "favorita anche da indirizzi legislativi, come l'articolo 7 del Dl 14/2020, con cui si è escluso il personale dal dovere dell'isolamento fiduciario in caso di esposizione non protetta a Covid-19, precedentemente prevista per tutti i cittadini. Personale sanitario non esonerato dal continuare il proprio lavoro, per il rischio di chiudere alcuni servizi, ma costretto alla quarantena a fine servizio per non rischiare di diffondere il possibile contagio ai propri cari. Condizione angosciante che ha spinto molti a evitare il ritorno a casa".
Altri 76 medici verso le zone più colpite
"Partono oggi altri 76 medici diretti verso le zone più colpite dal nuovo coronavirus. Andranno a supportare chi è sul campo dall'inizio della pandemia. Un impegno che dimostra come l'Italia sia unita e solidale in questo momento così difficile. Restare a casa è il modo migliore di aiutare anche loro". Lo scrive su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Nella sua analisi su cosa abbia favorito il contagio degli operatori negli ospedali e sul territorio, Anaao individua "un combinato disposto di almeno 4 cause". Punto primo "la tardiva attivazione delle misure di contenimento e l'impreparazione, anche per problemi strutturali negli ospedali, soprattutto nei pronto soccorso, e nel territorio nell'azione di prevenzione e contenimento del 'rischio biologico'. Ci siamo dimenticati dell'insegnamento di Carlo Urbani che aveva combattuto la Sars in Vietnam ed è morto a causa dell'infezione il 26 marzo 2003 raccomandandoci di isolare strettamente i pazienti contagiati e proteggere con ogni mezzo gli operatori sanitari, bene più prezioso nella lotta contro l'espansione dell'epidemia".
A questo proposito, prosegue il sindacato, "è mancata, o è stata inadeguata, l'attuazione di quanto già scritto nei Piani pandemici nazionali (ultimo del 2006) e regionali (2007)". Nell'elenco dell'Anaao il secondo punto è la "carenza, o mancanza in alcuni casi e inadeguatezza in altri, dei dispositivi di protezione (maschere Ffp2 e 3, occhiali o visiere, sovracamici/tute, guanti, calzari, copricapo). Semplicemente non risultavano stoccati, in contrasto con la normativa vigente. Carenza coperta con norme di legge ad hoc con cui si è innalzata a dignità di Dpi la semplice mascherina chirurgica". "Omesso - accusa ancora Anaao - anche l'obbligo di sorveglianza della sicurezza per il personale sanitario", situazione "favorita anche da indirizzi legislativi, come l'articolo 7 del Dl 14/2020, con cui si è escluso il personale dal dovere dell'isolamento fiduciario in caso di esposizione non protetta a Covid-19, precedentemente prevista per tutti i cittadini. Personale sanitario non esonerato dal continuare il proprio lavoro, per il rischio di chiudere alcuni servizi, ma costretto alla quarantena a fine servizio per non rischiare di diffondere il possibile contagio ai propri cari. Condizione angosciante che ha spinto molti a evitare il ritorno a casa".
Altri 76 medici verso le zone più colpite
"Partono oggi altri 76 medici diretti verso le zone più colpite dal nuovo coronavirus. Andranno a supportare chi è sul campo dall'inizio della pandemia. Un impegno che dimostra come l'Italia sia unita e solidale in questo momento così difficile. Restare a casa è il modo migliore di aiutare anche loro". Lo scrive su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza.