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Coronavirus

Palazzo Chigi

Dl Semplificazioni: nuovo vertice di maggioranza

Ha preso il via il nuovo vertice a palazzo Chigi sul dl semplificazioni, alla presenza del premier Giuseppe Conte. L'incontro tenutosi ieri sera per esaminare il testo era stato aggiornato ad oggi.

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Al via a Palazzo Chigi un nuovo vertice di maggioranza, presieduto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per cercare di trovare la quadra sul decreto sblocca-cantieri. Su molti punti, però, l'intesa è ancora lontana e questo potrebbe far allungare i tempi."Conte - ha spiegato Davide Faraone, capogruppo di Iv in Senato - vorrebbe chiudere in Cdm questa settimana, vediamo se riusciamo".

"I lavori - ha sottolineato Loredana De Petris (Leu) - sono lunghi, è un articolato complesso, uno non può fare il tuttologo. Le accelerazioni non fanno bene".Dopo lo stralcio della norma sul condono (su cui sia Iv che Leu erano contrari) i punti da chiarire sono ancora molti. "Ci sono ancora - precisa la De Petris - molte questioni aperte, a cominciare dall'estensione di fatto della trattativa privata fino a 5,2 milioni, le procedure semplificate sopra soglia, la parte sulle certificaizoni antimafia, su cui bisogna essere molto attenti".Punti diversi sono quelli sottolineati da Italia viva. "I nodi da sciogliere - per Faraone - sono quelli del danno erariale, dell'abuso di ufficio e dello sbloccacantieri, che deve essere più coraggioso. Quindi commissari e azzeramento dei tempi. E poi nel provvedimento mancano due cose: un elenco delle opera strategiche e procedure super veloci a monte delle gare, che sono quelle che hanno fatto funzionare il modello Genova".

Ieri il vertice di maggioranza sul decreto Semplificazioni era stato aggiornato a oggi perchè alle 12 i rappresentanti dei partiti di maggioranza non sono riusciti a sciogliere tutti i nodi in sospeso, tra cui il tema dei commissari per gli appalti pubblici e dei cantieri (che vede contrapposti Iv e M5s, a favore, da una parte, e Pd e Leu contrari, dall'altra). Sarebbe, invece, stata raggiunta una intesa - secondo fonti di maggioranza - sullo stralcio  del cosiddetto 'condono' surrettizio, che avrebbe reso possibile ampliare piani attuativi fino a ricomprendere immobili abusivi facendoli rientrare nei piani urbanistici. In un primo momento, il presidente del Consiglio avrebbe difeso la norma ma avrebbe in seguito acconsentito a eliminarla davanti alla compattezza mostrata dai partiti di maggioranza. Stralciate anche le assunzioni che sarebbero state richieste da Dario Franceschini per il Mibact, oltre a incarichi dirigenziali a termine e chiamata diretta (art.19 comma 6). Infine, intorno alle 23, è arrivata la decisione di rinviare la riunione a domani alle 12 per sciogliere i nodi ancora sospesi e tentare di arrivare a una intesa 'last minute', dal momento che Conte è determinato a portare il provvedimento in Consiglio dei ministri entro la fine della settimana.

Telefonata Conte Merkel
Nel mezzo dello scontro frontale tra Pd e M5s sul Mes, Conte prova a riannodare i fili della maggioranza riunendo capi delegazione e rappresentanti dei partiti alleati. Prima della riunione serale a palazzo Chigi per trovare l'intesa sul Dl semplificazioni, il premier ha lo scambio più importante per le prossime mosse: una telefonata con Angela Merkel. La cancelliera tedesca telefona al suo omologo italiano in vista della presidenza tedesca dell'Ue che parte da oggi 1° luglio, ma è il Recovery Fund il dossier caldo al  centro della conversazione. Il clima è cordiale. Nel governo Conte si dicono convinti che "la presidenza Merkel è la nostra polizza per arrivare all'obiettivo". Aal di là del botta e risposta di venerdì scorso. Torna a costituirsi così quell'asse italo-tedesco sul quale Conte punta per ottenere un Recovery Fund che risponda alle sue apettative.
 
Per la questione Mes i grandi d'Europa si attendono che l'Italia lo usi. Ma Conte prende tempo. Prima del sì al Recovery Fund difficilmente si muoverà, anche perchè deve riuscire a convincere il Movimento 5 stelle. 

Anche per questo il "blitz" di ieri del Pd non ha fatto altro che indurire le posizioni del M5s. Eppure da fonti vicine al dossier si dice che qualche spiraglio potrebbe aprirsi. Dipenderà anche da come Conte risolverà alcuni dossier scottanti, tra i quali Autostrade

L'ultimo no al Mes del Movimento 5 stelle è arrivato la notte scorsa, all'inizio del vertice degli esponenti di governo. La contrarietà al fondo salva Stati è stata compatta - riferisce chi era presente alla riunione - e il capo politico Vito Crimi non ha apprezzato chi, nei parititi di maggioranza, su questo tema si sta "muovendo con modi e accenti che non si conciliano con questa fase cruciale per il Paese". Crimi ha ribadito l'importanza del pieno coinvolgimento del Parlamentari "anche nella fase preparatoria dei decreti", ed è in questa direzione ci si sta già muovendo per i prossimi provvedimenti in elaborazione.

Luigi Di Maio guarda all'Europa: "La Bce ci ha dato un grande sostegno acquistando i nostri titoli di Stato. Gli strumenti ora ci sono e dobbiamo riconoscerlo. Quindi basta piagnistei, tocca al governo dimostrare di essere all'altezza della sfida. Il presidente Conte continua a dire che sarà sufficiente il Recovery Fund e noi abbiamo fiducia nelle sue parole".

Il Partito democratico insiste invece sul sì ai 37 miliardi di euro destinati alla sanità. Il presidente dei senatori dem, Andrea Marcucci, propone la nomina "di un Garante per il Fondo sanitario. Una figura autorevole che rassicuri innanzitutto quanti pensano che l'Europa possa nascondere qualcosa sull'uso di questi fondi".

"Tutte le ragioni obiettive portano a dire che non si capisce perché dobbiamo dire di no", afferma invece a Sky Piero Fassino, che critica duramente il Movimento. "L'atteggiamento del M5s è inaccettabile. Non si pianta una bandiera e poi si dice che non ci si muove da lì per ragioni puramente ideologiche. L'argomento che viene addotto sui giornali è che il Movimento si spaccherebbe perché alcuni non sono d'accordo. Vengono prima gli interessi di un Paese o di un partito? In nome di un interesse di partito si sacrifica l'interesse di un Paese. Lo trovo insensato".

Anche per Matteo Renzi, leader di Italia viva, "è fondamentale chiudere rapidamente la partita sui 37 miliardi che servono alla nostra sanità e che, per un motivo ideologico, qualcuno vorrebbe buttare via".

Il centrodestra sulla questione si dimostra diviso. Per Silvio Berlusconi rifiutare sarebbe un atto di "assoluto masochismo per noi ed anche un imperdonabile sfregio all'Europa". Al leader di Forza Italia risponde quello della Lega, Matteo Salvini, che in visita a Castel Volturno dice: "Portino in aula il Mes e vediamo cosa voterà il Parlamento che è sovrano. Penso che la maggioranza sia assolutamente a favore dell'interesse nazionale, l'importante è il voto, portino il Mes in Parlamento e vediamo che succede".

Francesco Lollobrigida, conferma la linea di Fratelli d'Italia: "In Europa c'è chi vorrebbe ricattarci per costringerci ad aderire al Mes. E in Italia c'è chi è disponibile ad accettare il ricatto. Fratelli d'Italia chiede che il Parlamento voti per evitare questo strumento inutile e dannoso", dice il capogruppo alla Camera del partito di Giorgia Meloni.

Fuori dal Parlamento arrivano le sollecitazioni di Stefano Bonaccini. "Da presidente delle Regioni dico che noi di quelle risorse ne abbiamo bisogno, e ne abbiamo bisogno presto, anche per far ripartire l'economia": cosi' il presidente della Regione Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, intervenendo a La 7. "Non sono un'econimista - ha detto -, ma mi hanno sempre spiegato fin da bambino che in epoche recessive servono misure anticiliche a partire da un gigantesco piano di investimenti pubblici: e quello parte anche dalla sanità, ci mancherebbe altro. E poi c'è il tema delle infrastrutture, su cui potremmo aprire un bel capitolo. Dico solo che ne abbiamo bisogno e io condivido che si prendano quei soldi".

Anche dal mondo del lavoro arrivano prese di posizione nette.  L'Italia non può sprecare "l'occasione irripetibile" di spendere le risorse che ci verranno dall'Europa, "perché è anche l'occasione di cambiare" l'Ue. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, nel corso di un dibattito sulla piattaforma Collettiva. "Non ci sarà un'altra occasione in cui l'Europa ci dice di fare debito e fare investimenti", ha aggiunto. "E' il momento di spendere e c'è da stare dalla parte della qualità del lavoro, dei diritti, della democrazia. Questa è la battaglia che vogliamo fare unitariamente".