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Coronavirus

In 7 giorni tutti gli indicatori in calo

Covid. Gimbe: "Giù nuovi casi, in ospedale quasi tutti no vax"

Per quanto riguarda la campagna vaccinale: frenata delle prime somministrazioni (-200 mila rispetto alla settimana precedente). Gimbe rileva inoltre che ci sono 10 milioni di dosi in frigo e ancora oltre 3 milioni di over 50 senza alcuna copertura

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Scendono i nuovi casi (-14,7%), i ricoveri ordinari (-3,3%) e le terapie intensive (-1,6%). In ospedale ci sono quasi esclusivamente persone non vaccinate. Lo afferma la Fondazione Gimbe nel consueto monitoraggio settimanale sulla situazione Covid in Italia nella settimana 8-14 settembre.

Gimbe rileva tutti i numeri in calo, compresi quelli di ricoveri e terapie intensive. Per quanto riguarda la campagna vaccinale: frenata delle prime somministrazioni (-200 mila rispetto alla settimana precedente), l'esitazione persiste soprattutto negli over 50. Gimbe rileva inoltre che ci sono 10 milioni di dosi in frigo e ancora oltre 3 milioni di over 50 senza alcuna copertura. Per quanto riguarda le "cure domiciliari": la disinformazione pubblica, secondo la Fondazione, confonde le persone e danneggia la salute. 


In calo ricoveri: -3,3% in reparti ordinari; -1,6% in terapia intensiva
Sono in calo dunque i casi attualmente positivi (122.340 vs 133.787), le persone in isolamento domiciliare (117.621 vs 128.917), i ricoveri con sintomi (4.165 vs 4.307) e le terapie intensive (554 vs 563).

A livello nazionale il tasso di occupazione rimane basso (7% in area medica e 6% in area critica), anche se persistono notevoli differenze regionali: per l’area medica si collocano sopra la soglia del 15% Sicilia (21%) e Calabria (17%); per l’area critica sopra la soglia del 10% Marche (13%), Sicilia (11%) e Sardegna (11%). "Iniziano a scendere anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – con una media mobile a 7 giorni di 36 ingressi/die rispetto ai 42 della settimana precedente".

Ancora 33,7% tra i 12-19 anni senza memmeno una dose
Con le scuole già ripartite, preoccupa che nella fascia 12-19 anni, nonostante il costante incremento delle coperture, ancora 1,53 milioni di ragazzi (33,7%) non abbiano ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali. 

Il 67,5% dei sardi ha completato il ciclo vaccinale
Il 67,5% dei sardi, contro il 68% degli italiani, ha completato il ciclo vaccinale, mentre vi è un ulteriore 8,4% (media Italia 6,1%) che ha ricevuto solo la prima dose. Lo rileva la Fondazione Gimbe nel consueto monitoraggio settimanale. Gli over 50 anni che non hanno ricevuto nessuna dose di vaccino rappresentano l'11,4% contro l'11,1% in Italia.

Arriva invece la conferma che a trainare la campagna di vaccinazioni in questa fase è la popolazione 12-19 anni: in Sardegna i giovanissimi che non hanno ricevuto nessuna dose di vaccino sono pari al 25,5%, mentre nel resto del Paese il dato si attesta sul 33,7%. 

Cartabellotta: "Disinformazione su cure a casa, si confondono italiani"
"E' inaccettabile la presa di posizione di personaggi pubblici, tra cui medici e politici, che, sovvertendo la metodologia della ricerca scientifica, alimentano la disinformazione mettendo a rischio la salute delle persone. Soprattutto di quelle indecise, che rifiutano vaccini efficaci e sicuri confidando in protocolli di terapia domiciliare non autorizzati o addirittura in farmaci dannosi e controindicati". Lo rimarca Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, nel commento al report settimanale tornando sulle polemiche intorno ai protocolli di cure domiciliari anti-Covid rilanciati sui media.

Cartabellotta ricorda il contesto in cui si innestano queste polemiche. "Il progressivo aumento delle coperture vaccinali e l'adesione ai comportamenti individuali hanno permesso di contenere la quarta ondata e i nuovi casi e i ricoveri hanno finalmente iniziato a scendere. Tuttavia - osserva - con l'autunno alle porte, la riapertura delle scuole e i 9,4 milioni di persone, oltre agli under 12, che non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, si rischia una ripresa della circolazione del virus e un aumento delle ospedalizzazioni con conseguenti limitazioni nell'assistenza ai pazienti non Covid".