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Coronavirus

Problemi cognitivi e comportamentali per chi ha avuto il Covid

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L’infezione da Covid-19 può provocare una serie di problemi cognitivi e comportamentali che possono persistere anche a distanza di mesi dalle dimissioni ospedaliere. Questo l'allarmante quadro che emerge da una serie di studi presentati durante il settimo Congresso dell'Accademia Europea di Neurologia (EAN).
 
Il primo lavoro, condotto dagli scienziati dell'Universita' Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha monitorato la salute dei pazienti ricoverati presso la struttura ed eseguito un follow-up di otto settimane dalle loro dimissioni. Il team, guidato da Massimo Filippi, ha scoperto che un paziente su cinque era associato a un disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e il 16 per cento dei soggetti manifestava sintomi di depressione. Più della metà dei partecipanti era inoltre associata a disturbi cognitivi che sembravano più accentuati nei giovani, e il 16 per cento della coorte aveva problemi con funzioni esecutive, come gestione della memoria di lavoro, pensiero flessibile ed elaborazione delle informazioni. Il sei per cento non riusciva a vedere il contrasto o a giudicare la profondità, e un altro sei per cento aveva difficoltà di memoria. Un paziente su quattro era interessato da una combinazione di tutti questi sintomi.
 
"E' allarmante pensare che queste difficoltà abbiano colpito principalmente i giovani in età lavorativa - osserva Filippi - saranno necessari ulteriori approfondimenti, ma il nostro lavoro dimostra che Covid-19 è associato a problemi cognitivi e psicopatologici". Un'altra ricerca, presentata da Mattia Pozzato dell'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, ha rilevato che il 77,4 per cento della coorte considerata, in cui si contavano 53 pazienti Covid-19, aveva sviluppato almeno un sintomo neurologico, e il 46,3 per cento ne presentava più di tre a distanza di cinque-dieci mesi dalle dimissioni. Tra le manifestazioni più comuni gli autori riportano insonnia, sonnolenza diurna e difficoltà di deambulazione. Il team guidato da Tamara S. Mischenko dell'Universita' di Karazin, in Ucraina, ha invece seguito 42 pazienti di età compresa tra 32 e 54 anni, il 95 per cento dei quali aveva sviluppato difficoltà neurocognitive, principalmente affaticamento, ansia e depressione.
 
La squadra di ricerca di Tommaso Bocci, dell'Università degli Studi di Milano, infine, ha esaminato i danni al tronco cerebrale nei pazienti deceduti a seguito di Covid-19, rilevando un numero elevato di piccole masse nel cervello associate alle malattie neurodegenerative. Secondo Bocci, queste indagini forniscono le prime prove neuropatologiche, neurofisiologiche e cliniche del coinvolgimento del tronco cerebrale nella malattia da nuovo coronavirus.