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POLITICA

La riforma

Ddl anticorruzione, sì del Senato al reato di falso in bilancio. In serata il voto finale

Il falso in bilancio torna reato. Le sanzioni diventano più severe per tutte le società, quotate e non

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Senato (Lapresse)
Il Senato ha approvato l'articolo 8 del Ddl anti-corruzione, il primo del “pacchetto” sul falso in bilancio che riscrive la disciplina per le società non quotate. Il falso in bilancio torna reato: non si dovrà provare di aver alterato il mercato o di aver prodotto un danno alla società quando si rappresentano situazioni non vere nei bilanci. In caso di false comunicazioni sociali, relative a fatti materiali rilevanti è prevista la reclusione da uno e cinque anni. Atteso nel pomeriggio, il voto definitivo al ddl slitta in serata. 

Su una maggioranza di 121 per l'articolo 8 hanno detto "sì" a scrutinio segreto in 124. I "no" sono stati 74 e gli astenuti 43. Quattordici le assenze in Forza Italia al momento del voto. Tra queste: Maria Rosaria Rossi, Denis Verdini, Niccolò Ghedini, Altero Matteoli. In Ap-Ncd non hanno partecipato alla votazione in 15 tra cui Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Pier Ferdinando Casini. Per il Pd, gli assenti sono stati 17 tra cui Linda Lanzillotta, Nicola Latorre, Francesca Puglisi, Ugo Sposetti, Rosa Maria Di Giorgi.

L'Aula del Senato ha approvato anche l'articolo 10 che prevede pene più severe per chi commette il reato di falso in bilancio nelle società quotate: da un minimo di 3 a un massimo di 8 anni di reclusione. Le nuove norme avranno come conseguenza la possibilità per gli inquirenti di utilizzare eventuali intercettazioni.

​Con 205 voti favorevoli, 56 contrari e un solo astenuto è stato approvato poi anche l'articolo 11 del disegno di legge anticorruzione che prevede sanzioni pecuniarie più severe per le false comunicazioni per tutti i tipi di società. Se i vertici delle società commetteranno tale reato, dovranno pagare dalle 200 alle 600 quote.

Il M5S ha denunciato la votazione di pianisti in Aula. "La legge sull'anti-corruzione è falsata dal voto di pianisti che si esprimono per senatori assenti e il presidente Grasso non annulla le votazioni", dichiara il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Giustizia al Senato Enrico Cappelletti. "Molti emendamenti anche migliorativi non vengono approvati sul filo del rasoio per 1-3 voti - spiega - Il Movimento 5 Stelle ha gia scoperto un 'pianista' che ha votato per il senatore Tarquini (Forza Italia) assente in aula, ma di fronte alle denunce del M5S, Grasso non annulla votazioni palesemente irregolari". Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha fatto ritirare una tessera e dichiarato che l'esito del voto non è stato alterato.