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ITALIA

Delitto passionale

Uccise l'amante con 87 coltellate, donna fermata nel Foggiano

La vittima, un imprenditore di 57 anni, era "colpevole" di non voler lasciare la moglie. Per questo Anna Maria Lombardi, all'ennesimo litigio, si è scagliata contro di lui. 

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Svolta nelle indagini nel Foggiano
Stavano insieme da tredici anni ma lui non voleva lasciare la moglie e ufficializzare la relazione con lei. Per questo, dopo l'ennesima lite, Anna Maria Lombardi, una vedova 42enne di Apricena, in provincia di Foggia, si sarebbe scagliata contro il suo amante, Angelo Radatti, un imprenditore di 57 anni, colpendolo 87 volte con un coltello e uccidendolo. La donna, che era stata tra i primi sospettati dopo il ritrovamento del corpo, il 7 dicembre scorso, è stata fermata dai carabinieri sulla base di un provvedimento emesso dalla Procura di Foggia. A incastrarla le tracce biologiche riscontrate dal Ris su un paio di guanti in lattice, dei quali la donna si era liberata subito dopo l'omicidio. Sull'esterno dei guanti, infatti, sono state individuate tracce del sangue dell'imprenditore assassinato, all'interno il dna della donna.

L'accusa è di omicidio volontario
Secondo la Procura, quindi, la Lombardi avrebbe agito con premeditazione e per questo è accusata di omicidio volontario aggravato. Un'ulteriore prova contro di lei, sono le immagini di una telecamera di sicurezza di un'abitazione privata, che la ritraggono a poca distanza dal luogo dell'omicidio mentre butta i guanti sul ciglio della strada. Il corpo dell'uomo, che era titolare di una ditta di autospurgo di Apricena, era stato trovato lungo un tratto delle campagne di Poggio Imperiale, sempre in provincia di Foggia, all'interno della sua Fiat Punto, parzialmente data alle fiamme dall'omicida nel tentativo di cancellare prove. A bordo, gli investigatori avevano anche recuperato l'arma usata, un coltello con una lama lunga dieci centimetri. Le modalità dell'omicidio, l'arma bianca usata e il rabbioso accanimento con cui erano stati inferti i numerosi colpi, avevano fatto subito orientare gli investigatori verso il movente passionale, malgrado la vittima avesse qualche vecchio precedente.

Le incongruenze nelle testimonianze
Anna Maria Lombardi era stata fra le persone sentite dagli investigatori ed era stata subito sospettata, perché erano emerse incongruenze nella sua testimonianza. Secondo gli investigatori la donna, vedova e madre di due figli, avrebbe reagito con furia all'ennesimo rifiuto dell'uomo di separarsi dalla moglie. Nel corso delle indagini, è emerso anche che Radatti, alla fine dello scorso novembre, aveva temuto di essere stato avvelenato con un cappuccino che la donna gli aveva offerto durante uno dei loro incontri. "Si tratta di un'indagine ottimamente condotta dai carabinieri - ha dichiarato nel corso della conferenza stampa il pm inquirente Sofia Anfossi - che fin dal primo momento hanno individuato la pista corretta da seguire. Quelli che erano indizi sono diventati prove certe, grazie anche agli strumenti di indagine più innovativi. In questa circostanza - ha aggiunto il magistrato - i riscontri del Ris sui reperti di natura biologica che abbiamo rinvenuto sono stati determinanti".