EUROPA
Bozza in preparazione
Digital Services Act, Bruxelles prepara la rivoluzione per Big Tech e cittadini
Il 2 dicembre prossimo la vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager, presenta in conferenza stampa la bozza della nuova legge sui servizi digitali nell'Unione europea: una rivoluzione per aziende e cittadini. E intanto punta anche alla Governance digitale

Sarà presentata la prossima settimana la proposta della Commissione europea del Digital Services Act. Si chiede, secondo le intenzioni dell'Ue, una stretta severa sui contenuti e sulla pubblicità mirata.
E ora arriva la bozza di un altro regolamento per il trattamento dei dati da parte delle grandi piattaforme tecnologiche che 'possono acquisire un alto grado di potere di mercato a causa dei loro modelli di business che implicano il controllo di grandi quantità di dati' è stato messo a punto.
Si tratta della prima di una serie di misure annunciate nella strategia europea per i dati 2020. Lo strumento - Digital governance act - mira a promuovere la disponibilità di dati da utilizzare aumentando la fiducia negli intermediari dei dati e rafforzando i meccanismi di condivisione dei dati in tutta l'Ue.
L'Ue intende così riaffermare l'autonomia degli Stati membri, in un settore chiave sia per l'economia che per la sicurezza, che si basa sulla neutralità e sulla trasparenza nell'intermediazione dei dati, la loro condivisione e raccolta.
L'intento, più volte ribadito anche dalla presidente Ursula von der Leyen, è quello di rendere l'Europa 'il continente numero uno al mondo per trattamento dei dati". Il documento includerà requisiti di moderazione dei contenuti applicabili a un'ampia gamma di piattaforme online, nonché regole 'ex ante' per le più grandi aziende tecnologiche.
La partita è molto rilevante a livello economico: secondo i calcoli della Commissione, l'accesso ai dati e il loro riutilizzo possono generare vantaggi valutabili fra l'1 e il 2,5% del prodotto interno lordo dell'Ue. Le nuove misure proposte potrebbero far aumentare il valore economico annuo della condivisione dei dati fino a 7-11 miliardi entro il 2028.
La governance digitale
Non è soltanto sui servizi digitali la strategia dell'Unione europea. La tutela dei dati non personali, come quelli di cui dispongono le strutture sanitarie e le pubbliche amministrazioni, necessita di nuove norme sul modello del Gdpr, il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali: lo sostiene la Commissione che con il Data governance act, vuole costruire "un modello alternativo alle pratiche di gestione dei dati" da parte delle Big tech.
Una proposta di regolamento sull'accesso ai dati non personali sensibili detenuti dal settore pubblico, con misure per facilitarne il loro riutilizzo, nel rispetto di privacy e riservatezza. Il Data governance act prevede regole chiare per la
trasparenza e la neutralità delle società 'data intermediaries' o 'broker', le aziende che gestiscono i dati sensibili.
Queste dovranno essere in grado di dimostrare che non utilizzeranno i dati raccolti per trarne profitto. La norma proposta non prevede però per le aziende interessate, l'obbligo di sede sul territorio europeo, ma dovranno anche garantire una separazione strutturale tra il servizio di condivisione dei dati e qualsiasi altro servizio fornito per evitare conflitti di interessi.
Per la condivisione di dati non personali 'altamente sensibili' con Paesi terzi è prevista una supervisione delle autorità
competenti.
E ora arriva la bozza di un altro regolamento per il trattamento dei dati da parte delle grandi piattaforme tecnologiche che 'possono acquisire un alto grado di potere di mercato a causa dei loro modelli di business che implicano il controllo di grandi quantità di dati' è stato messo a punto.
Si tratta della prima di una serie di misure annunciate nella strategia europea per i dati 2020. Lo strumento - Digital governance act - mira a promuovere la disponibilità di dati da utilizzare aumentando la fiducia negli intermediari dei dati e rafforzando i meccanismi di condivisione dei dati in tutta l'Ue.
L'Ue intende così riaffermare l'autonomia degli Stati membri, in un settore chiave sia per l'economia che per la sicurezza, che si basa sulla neutralità e sulla trasparenza nell'intermediazione dei dati, la loro condivisione e raccolta.
L'intento, più volte ribadito anche dalla presidente Ursula von der Leyen, è quello di rendere l'Europa 'il continente numero uno al mondo per trattamento dei dati". Il documento includerà requisiti di moderazione dei contenuti applicabili a un'ampia gamma di piattaforme online, nonché regole 'ex ante' per le più grandi aziende tecnologiche.
La partita è molto rilevante a livello economico: secondo i calcoli della Commissione, l'accesso ai dati e il loro riutilizzo possono generare vantaggi valutabili fra l'1 e il 2,5% del prodotto interno lordo dell'Ue. Le nuove misure proposte potrebbero far aumentare il valore economico annuo della condivisione dei dati fino a 7-11 miliardi entro il 2028.
La governance digitale
Non è soltanto sui servizi digitali la strategia dell'Unione europea. La tutela dei dati non personali, come quelli di cui dispongono le strutture sanitarie e le pubbliche amministrazioni, necessita di nuove norme sul modello del Gdpr, il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali: lo sostiene la Commissione che con il Data governance act, vuole costruire "un modello alternativo alle pratiche di gestione dei dati" da parte delle Big tech.
Una proposta di regolamento sull'accesso ai dati non personali sensibili detenuti dal settore pubblico, con misure per facilitarne il loro riutilizzo, nel rispetto di privacy e riservatezza. Il Data governance act prevede regole chiare per la
trasparenza e la neutralità delle società 'data intermediaries' o 'broker', le aziende che gestiscono i dati sensibili.
Queste dovranno essere in grado di dimostrare che non utilizzeranno i dati raccolti per trarne profitto. La norma proposta non prevede però per le aziende interessate, l'obbligo di sede sul territorio europeo, ma dovranno anche garantire una separazione strutturale tra il servizio di condivisione dei dati e qualsiasi altro servizio fornito per evitare conflitti di interessi.
Per la condivisione di dati non personali 'altamente sensibili' con Paesi terzi è prevista una supervisione delle autorità
competenti.