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USA2020

​​Il discorso della vittoria

Questa notte Joe Biden e Kamala Harris hanno tenuto il discorso della vittoria. Voglio essere un presidente che unisce e che guarisce le ferite dell'America ha detto Biden Subito al lavoro: già lunedì nominerà gli scienziati che guideranno la task force sul coronavirus. Discorso 'presidenziale' di Kamala Harris

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Joe Biden, che dopo il giuramento sarà il 46esimo presidente degli Stati Uniti d'America, non si è smentito: durante la campagna elettorale si era presentato come l'uomo che poteva riunire un'America spaccata e questa notte è partito proprio da questo punto rivolgendosi ai sostenitori di Trump: cooperiamo per uscire dal buco nero della pandemia, cooperiamo per far ripartire l'economia, cooperiamo per arrestare il cambiamento climatico e infine cooperiamo per il benessere di tutti.  "Sarò un presidente che unisce e non un presidente che divide. Torniamo ad ascoltarci, siamo tutti americani". È il messaggio di riconciliazione nazionale lanciato da Joe Biden. "Non esistono stati blu e stati rossi. Esistono solo gli Stati Uniti". "Diamoci una possibilità aiutandoci l'uno con l'altro".  

Un discorso certamente di maniera, (appena vinto siamo tutti più buoni...) ma che potrebbe essere effettivamente rivelatore dei prossimi passi politici, a partire dall'inserimento nella sua amministrazione di repubblicani moderati. Biden si troverà comunque a dover trattare con un Senato ancora  controllato dei repubblicani, e deve fin da subito definire un 'campo di gioco' comune se vuole realizzare anche solo in parte ciò che ha promesso. Ma questo appartiene al domani, all'oggi appartiene l'emozione della vittoria, il tributo alla famiglia, ai dolori privati che hanno segnato la sua vita. Mentre in tutte le piazze andavano in scena i caroselli di democratici festanti è il momento di far sentire tutti parte di uno stesso popolo. 

Certo, nelle piazze non ci sono solo folle esultanti. Dietro a cartelli con su scritto: "Non è finita!'' e "Fermate il furto'', i sostenitori di Donald Trump hanno protestato in tutto il paese. Si rifiutano di accettare la sconfitta e fanno eco alle accuse di Trump, infondate, secondo cui i democratici hanno vinto le elezioni con la frode. Sono gruppi che variano da poche dozzine di persone ad alcune migliaia. Non sono state segnalate violenze, ma in alcune città sono scoppiate scaramucce con sostenitori di Biden. Con questo popolo sarà più difficile dialogare, saranno sempre gli orfani della 'vittoria rubata'; sono gli stessi che da dodici anni non si rassegnano al fatto di aver avuto Barak Obama come presidente, ma si sono sentiti perfettamente rappresentati da Donald Trump. 

Poi c'è l'altra metà del ticket democratico, Kamala Harris. Molto è stato scritto su come sia importante che finalmente ci sia una donna alla Casa Bianca, seppure come vice, e per di più una donna di colore. Nel discorso della Harris la rottura con il trumpismo è radicale: lei è il manifesto vivente della diversità, dell'America inclusiva, dell'America che da l'opportunità alla figlia di immigrati di diventare, oggi, Vice Presidente degli Stati Uniti e domani chissà...: "Sebbene io sia la prima donna a ricoprire questo incarico, non sarò l'ultima", ha detto citando i movimenti delle donne per la parità di genere e delle donne di colore in particolare come fondamento dell'equità. 

Da parte di Donald Trump nessuna reazione al discorso di Biden. Trump, che non ha chiamato, come da prassi, il presidente eletto Biden insiste per contestare i risultati e la sua campagna ha lanciato una raffica di azioni legali in una manciata di stati che cercano di ribaltare le vittorie di Biden. "Il presidente accetterà i risultati di un'elezione libera e giusta" è quanto ha detto un funzionario della Casa Bianca all'Associated Press. Ma il funzionario, che ha parlato a condizione di anonimato, ha confermato che l'amministrazione Trump sta seguendo tutti i passaggi legali che regolano le transizioni di governo.