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ECONOMIA

Al Festival dell'economia a Trento i dati dell'università di Southampton

Disoccupazione: i giovani laureati sono il 16%, in aumento del 46% dal 2011

Aumentano la disoccupazione di lunga durata, il numero dei contratti a tempo determinato, la cosiddetta 'over education' e scendono, del 20%, i salari .

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Chiara Binelli dell'università di Southampton
Trento
Meno male che ci sono i genitori perché il 79% dei giovani laureati disoccupati, compresi nella fascia d'età 25-34 anni, vive nella casa della famiglia o comunque con l'affitto pagato da loro. Così Chiara Binelli, dell'università di Southampton, che ha presentato, al Festival dell'economia di Trento, una ricerca effettuata su 1.238 giovani italiani di questa fascia d'età, laureati tra il 2011 e il 2013. I dati sono preoccupanti perché non solo i giovani dottori italiani senza lavoro sono il 16%, con un tasso di disoccupazione aumentato del 46% dal 2011, ma evidenziano anche una crescita della disoccupazione di lunga durata, del numero dei contratti a tempo determinato e della cosiddetta 'over education', cioè di una formazione superiore a quella richiesta per il ruolo in cui sono impiegati. Coloro che invece hanno avuto la fortuna di lavorare, però, hanno visto i salari scendere del 20%. Vivono un livello di precarietà mai esistito prima, che ha ridimensionato di molto anche l'effetto positivo per trovare lavoro delle lauree in materie scientifiche. 


Dalla ricerca - ha detto Chiara Binelli - è emerso anche che quei laureati senza lavoro "cercano innanzitutto qualcuno che dia loro voce infatti hanno risposto per l'85% a questionari on line (la media è in genere il 10%) e rinunciato anche in parecchi all'anonimato". 

Ora, "lo scopo è completare questo studio - ha spiegato - per arrivare a delineare non solo gli effetti della disoccupazione, ma anche gli interventi necessari. Certo è che
non bastano politiche rivolte all'offerta, cioè ai lavoratori, come il Jobs act, ma ne servono anche per la domanda, cioè per incentivare le aziende e gli imprenditori a innovare, altrimenti si perde capitale umano in modo mai visto".