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ITALIA

Processo a Marco Cappato

Dj Fabo, Associazione Coscioni: "Il governo difende la legge contro il suicidio assistito"

Mina Welby: grave passo indietro dell'Italia sui diritti. Fonti ministero giustizia: intervento non è contro Cappato

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Il Governo si costituirà in Corte Costituzionale nel procedimento contro Marco Cappato per la morte di Dj Fabo. Ad annunciarlo l'Associazione Coscioni secondo cui "il Governo difenderà il divieto del codice penale risalente agli anni 30 che norma il reato di cui è imputato Cappato".

"Prendo atto della decisione del Governo Gentiloni di costituirsi in Corte costituzionale nel procedimento sollevato dalla Corte di Assise di Milano nell'ambito processo a Marco Cappato per la morte di Fabiano Antoniani - dichiara Filomena Gallo, coordinatore del collegio di difesa di cappato e segretario dell'Associazione Luca Coscioni - La scelta del Governo è, oltre che del tutto legittima, anche pienamente politica, visto che l'Esecutivo avrebbe potuto altrettanto legittimamente agire in senso opposto e raccogliere l'appello lanciato da giuristi come Paolo Veronesi, Emilio Dolcini, Nerina Boschiero, Ernesto Bettinelli e sottoscritto da 15.000 cittadini, che chiedevano al Governo italiano di non intervenire a difesa della costituzionalità di quel reato, e dunque di non dare mandato all'Avvocatura di Stato di costituirsi in tale procedimento".

"Prendo anche atto - continua Gallo - della richiesta di costituzione in giudizio di una serie di organizzazioni e gruppi che sempre si sono distinti per aver avversato in ogni modo il riconoscimento del diritto alla libertà e responsabilità individuale fino alla fine della vita. Per quanto riguarda Marco Cappato, il suo collegio di difesa che coordino e l'Associazione Luca Coscioni, il nostro obiettivo non cambia: vogliamo far prevalere, contro la lettera del codice penale del 1930, i principi di libertà e autodeterminazione riconosciuti dalla Costituzione italiana e dalla Convezione europea dei diritti umani, nella convinzione che Fabiano Antoniani avesse diritto a ottenere in Italia il tipo di assistenza che - a proprio rischio e pericolo - ha dovuto andare a cercare all'estero con l'aiuto di Marco Cappato".

Mina Welby: grave passo indietro dell'Italia sui diritti
"La decisione del Governo sul caso Cappato credo sia un grave passo indietro dell'Italia sul fronte dei diritti. Una persona che si trova nelle stesse condizioni di Dj Fabo ha diritto di chiedere di andarsene. Per questo l'articolo 580 del codice penale oggi e in questi determinati casi non ha più senso di esistere". Lo ha detto all'Agi Mina Welby, commentando la decisione del governo di costituirsi davanti alla Corte Costituzionale nel procedimento sollevato dalla Corte di Assise di Milano sulla costituzionalità della legge (varata negli anni '30) che punisce l'aiuto al suicidio, al termine del processo a Marco Cappato per la morte di Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo.

Fonti ministero giustizia: intervento non contro Cappato
L'intervento del Governo nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale non è contro Marco Cappato, ma concerne la legittimità della norma sull'istigazione al suicidio, su cui è stato sollevato incidente di costituzionalità nel processo relativo alla morte di Dj Fabo. Lo sottolineano fonti del ministero della Giustizia, che spiegano che la decisione di costituirsi in giudizio è necessaria perché, secondo il Governo, è possibile un'interpretazione della norma che sia rispettosa dei principi costituzionali, che il tribunale di Milano ha ritenuto messi in discussione. La norma, infatti, osservano le stesse fonti, sanziona l'agevolazione delle condotte strettamente esecutive dell'atto suicidario e non anche il comportamento di chi, nel rispetto delle volontà del malato, gli fornisca le informazioni e la collaborazione nelle fasi antecedenti al compimento materiale del gesto: la Corte potrebbe perciò definire il giudizio con una cosiddetta sentenza interpretativa di rigetto, cioè fornendo i criteri per una interpretazione costituzionalmente orientata della norma. La dichiarazione di incostituzionalità secca della norma, invece, osservano dal ministero della Giustizia, potrebbe lasciare impunite condotte che nulla hanno a che fare con la tematica del rispetto delle volontà dei malati terminali.