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ITALIA

Cappato: "Per Welby porte Chiesa chiuse, per lui aperte"

Dj Fabo, c'è il sì della Curia. Venerdì l'ultimo saluto in chiesa

Non si tratterà di una messa, ma di una cerimonia negli spazi della parrocchia. Dj Fabo aveva chiesto di essere cremato e che le sue ceneri fossero sparse in India, dove aveva vissuto per diversi anni a Goa
 

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"Per chi volesse salutare Fabo, la cerimonia sarà venerdì 10 alle ore 19 nella parrocchia di Sant'Ildefonso, piazzale Damiano Chiesa 7, Milano". Lo ha scritto su Facebook Valeria Imbrogno, la compagna di Fabio Antoniani, in arte Dj Fabo, morto nei giorni scorsi in Svizzera dov'è stato accompagnato dal radicale Marco Cappato per sottoporsi al suicidio assistito.

Un momento di preghiera per il 40enne, rimasto tetraplegico e cieco dopo un incidente d'auto, è stato voluto dalla madre di Dj Fabo. Non si tratterà di una messa, ma di una cerimonia negli spazi della parrocchia. Dj Fabo aveva chiesto di essere cremato e che le sue ceneri fossero sparse in India, dove aveva vissuto per diversi anni a Goa.

Don Davide Milani: preghiera per partecipare a dolore famiglia
"Il parroco di Sant'Ildefonso, don Antonio Suighi, dopo aver incontrato la mamma di Fabiano, ha accolto il suo desiderio di vivere un momento di preghiera a suffragio del figlio". Don Davide Milani, responsabile dell'Ufficio Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Milano spiega così la decisione di "pregare" per Fabiano."Il parroco - aggiunge - sentita la Curia, ha acconsentito a questo desiderio per partecipare al dolore della famiglia e di tutte le persone che erano care a Fabo, e per pregare per lui". Non si tratta di un funerale, di una commemorazione, né dell'ultimo saluto a dj Fabo dunque, ma di un momento di raccoglimento nella chiesa in cui il giovane era cresciuto. 

Cappato: per Welby porte Chiesa chiuse, per lui aperte
"10 anni fa il Vaticano chiuse le porte in faccia a Welby. Per Fabo, le porte della Chiesa saranno aperte", ha scritto a stretto giro sul social network il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, che aveva accompagnato il dj milanese in Svizzera. Una sorte del tutto diversa da Piergiorgio Welby. Quando infatti si trattò di concedere le esequie all'attivista e co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni secondo il rito cattolico, il Vicariato di Roma le negò. I funerali furono celebrati con una funzione non religiosa davanti alle porte chiuse della parrocchia dove la moglie Mina, cattolica praticante, avrebbe voluto che si celebrasse un rito religioso. Piergiorgio Welby era affetto da anni dalla distrofia muscolare. Vani i suoi numerosi appelli al mondo della politica e ai magistrati. Colpito da anni dalla distrofia muscolare invio' al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, una lettera in cui chiedeva l'eutanasia. Il 16 dicembre 2006 il tribunale di Roma respinse la richiesta dei legali di Welby di porre fine all'"accanimento terapeutico", dichiarandola "inammissibile" a causa del vuoto legislativo su questa materia. Pochi giorni dopo, Welby chiese al medico Mario Riccio di porre fine al suo calvario. Riccio stacco' il respiratore a Welby sotto sedazione, venendo poi assolto dall'accusa di omicidio del consenziente.  

​Mina Welby: cerimonia in Chiesa merito anche del Papa
Per suo marito le porte della chiesa rimasero ostentatamente chiuse, malgrado la grande folla radunata per l'ultimo addio, mentre per Dj Fabo le porte della chiesa (e della Chiesa con la 'C' maiuscola) saranno aperte. Mina Welby non nasconde la commozione alla notizia della cerimonia in programma venerdi' in una parrocchia di Milano, e al telefono con l'Agi commenta: "Sono felice. C'e' stato sicuramente un cambiamento nella Chiesa dalla vicenda di mio marito, dieci anni fa, a quella di Fabo. Anche grazie a Papa Francesco: credo che il suo Giubileo della Misericordia abbia avuto un grande effetto sui cuori di tanti, anche all'interno della gerarchia ecclesiastica". Dieci anni fa, ricorda, le cose andarono diversamente: "La chiesa era chiusa, la gerarchia scelse cosi'. Ma anche allora molti preti erano dalla nostra parte, e avevano deplorato questa scelta. C'erano anche suore, esponenti di altre confessioni... Non tutti i religiosi erano d'accordo, molti volevano entrare e celebrare una funzione per Piergiorgio". Di sicuro quei giorni furono uno choc per l'opinione pubblica italiana: "Oggi la sensibilita' e' diversa, sia nella gente che in Vaticano - spiega Mina Welby - ora manca un ultimo passo: spero che presto chi vuole porre fine a una vita che non e' piu' vita, a un corpo che e' diventato un insulto, non debba pagare per andare a morire da solo in Svizzera. Scegliere di andarsene non e' mai facile, ma quando la vita e' invivibile e' una scelta che va rispettata e accettata".