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ECONOMIA

Dl agosto, sindacati: "Stop licenziamenti o sciopero". Confindustria: "Pietrifica economia"

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Il blocco dei licenziamenti complica la strada del decreto agosto, atteso in settimana in Consiglio dei ministri. Il preconsiglio - l'incontro preparatorio a quella del governo - convocato nel pomeriggio di mercoledì slitta, la riunione del premier Giuseppe Conte e i capi delegazione della maggioranza va avanti ben oltre quanto preventivato, mentre fuori da palazzo Chigi i sindacati minacciano: se salterà lo stop ai licenziamenti fino a fine anno sarà sciopero generale.

Sindacati: iniziativa il 18 settembre
Nella prima versione, embrionale, del decreto, il rinnovo della misura attualmente in vigore fino al 17 agosto era indicato fino al 31 dicembre. In tal senso si era spesa martedì anche la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, al tavolo con i sindacati. A questo blocco si era opposta sin dall'inizio Confindustria, e anche all'interno dell'esecutivo, nella riunione convocata martedì sera a palazzo Chigi, erano emerse parecchie perplessità, soprattutto in casa Italia Viva. Un nodo politico difficile da sciogliere, con un'intesa in maggioranza tutta da trovare e il pressing dei sindacati: "Se il Governo non prorogasse il blocco dei licenziamenti sino alla fine del 2020, si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale", avvisano Cgil, Cisl e Uil, secondo cui "chi pensa di anticipare quella data alla fine dello stato di emergenza dimostra di non avere cognizione delle elementari dinamiche del mercato del lavoro e di non preoccuparsi delle condizioni di centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori". Le confederazioni, ricordano, hanno già indetto un'iniziativa per il 18 settembre: "Che possa essere trasformata in uno sciopero generale dipenderà solo dalle scelte del Governo e di Confindustria".

Gli industriali: progettare la ripresa
Pronta la risposta degli Industriali: "Il divieto per legge assunto in Italia - unico tra i grandi paesi avanzati - non ha più ragione di essere ora che bisogna progettare la ripresa. Esso infatti impedisce ristrutturazioni d'impresa, investimenti e di conseguenza nuova occupazione. Pietrifica l'intera economia allo stato del lockdown". Per viale dell'Astronomia, "in assenza della libertà di ristrutturazioni è ovvio che lo Stato dovrà continuare nel suo pieno sostegno a occupati e imprese com'erano prima della crisi, e sarebbero del tutto inaccettabili misure che aggravassero gli oneri a carico delle imprese, con qualunque tipo di criteri arbitrari fossero determinati".

"Il perdurare del divieto deve essere accompagnato dalla simmetrica concessione della cassa integrazione per tutti e senza oneri aggiuntivi", contrariamente a quanto si legge nelle ultime bozze del decreto agosto, che prevede un contributo alla Cig dalle aziende con minore riduzione di fatturato.

Se il ministero del Lavoro ha sempre spinto per la proroga fino a fine anno, la mediazione trovata negli uffici di via XX Settembre vede invece una scadenza al 15 ottobre, con un compromesso: da quella data lo stop ai licenziamenti non si applicherebbe ai datori di lavoro che non hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali. Ovvero: chi non ha chiesto Cig, Cigd e Fis potrà procedere ai licenziamenti.

Una via di mezzo 'gradita' a Italia Viva, mentre il responsabile Lavoro Pd frena: "Incertezze e misure parziali creerebbero solo preoccupazione e produrrebbero tensioni inutili". D'accordo anche Leu, con Guglielmo Epifani che insiste: "Il blocco va allungato fino alla fine dell'anno, prevedendo misure di flessibilità che possano accompagnare questa scelta".

L'altro nodo politico è quello che riguarda le indennità per i lavoratori stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo. Ma l'intesa è ancora da trovare anche sugli sgravi contributivi per le nuove assunzioni, che i sindacati vorrebbero 'selettivi' anziché a pioggia, come preventivato in un primo momento. E continua anche la discussione sul 'cashback' per chi fa colazione, pranzo o cena al ristorante: si studia il meccanismo del rimborso che potrebbe essere pari al 20% per i pasti consumati - con un tetto massimo da stabilire, che potrebbe essere intorno ai 30 euro - da settembre a dicembre. L'ipotesi è quella di riaccreditare la cifra direttamente su carta o conto utilizzati, oppure su un'app ad hoc.