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POLITICA

​Dl fisco, carcere evasori: reati minori, pene attenuate. Confindustria attacca

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Passi avanti per un nodo pendente del Dl fiscale, atteso in aula alla Camera domani sera. Da parte dei relatori di maggioranza sono arrivati infatti due emendamenti relativi all'inasprimento del carcere per i grandi evasori. Una risposta che viene accolta da un duro comunicato di Confindustria, che accusava il governo di interventi "volti a criminalizzare il mondo dell'impresa".

Le due proposte di modifica all'art 39, uno dei punti di attrito tra M5S e Pd, sono state depositate in Commissione Finanze alla Camera. In pratica, si legge nel testo, "si è attenuato l’aumento delle pene per i delitti di dichiarazione infedele e di omessa dichiarazione". Inoltre, dettaglio molto importante, è stata limitata l’applicabilità della confisca per sproporzione ai soli delitti tributari più gravi, aventi caratteristiche tali "da rivestire un maggior spessore indiziante di accumulazione illecita di ricchezze". Immutate le soglie di punibilità per i delitti di omesso versamento di ritenute e di Iva. L'obiettivo degli attesi emendamenti, spiegano i relatori, è "non colpire con rigore eccessivo l’occasionale colpevole di delitti non caratterizzati da condotte fraudolente". Sembra, insomma, si sia trovata una quadra dopo le fibrillazioni di Italia Viva, anche se non si escludono nuovi colpi di scena prima della fiducia al Dl Fisco, che dovrebbe essere posta martedì.

Proprio il collegato alla manovra è stato oggetto di una critica da Viale dell'Astronomia, che nel pomeriggio di domenica ha ribadito "la profonda preoccupazione per il continuo ampliamento della sfera penale ai fatti economici". Per Confindustria si tratta di "un approccio iper repressivo, che moltiplica le sanzioni sulle stesse fattispecie. Non è certamente questo proliferare di interventi penali, volti a criminalizzare il mondo dell’impresa, il modo corretto per combattere l’evasione e far crescere l’economia del Paese".

Il Mibact spegne invece le polemiche sull'aumento della tassa di soggiorno per i Comuni Italiani. Il ministero guidato da Franceschini ha precisato come il governo abbia dato parere favorevole a un emendamento al decreto fiscale "che dà la facoltà ai soli comuni capoluoghi di provincia, che secondo le statistiche ufficiali abbiano avuto presenze turistiche in numero venti volte superiore a quello dei residenti, di elevare il limite massimo dell'imposta di soggiorno da cinque euro fino a dieci euro".  . Secondo le ultime statistiche e tenendo conto delle specificità normative di Roma e Venezia (dove già è possibile aumentare), la misura riguarda pochissimi casi, come Firenze e Rimini, che presentano percentuali superiori a 20. Una possibilità per i sindaci, spiegano dai dem, non certo un obbligo come lamentato da Lega e Fratelli d'Italia.