FOOD
I risultati di una ricerca americana
I 12 cibi a rischio pesticidi
Il podio è occupato da mela, fragole e uva. Seguono sedano, pesche, spinaci, peperoni, pesche di importazione, cetriolo, pomodorini, piselli e patate

Un vecchio detto recita: “Una mela al giorno toglie il medico di torno”. Peccato che oggi potrebbe non essere più così. Proprio questo frutto sarebbe, infatti, il più a rischio contaminazione dai pesticidi.
A dirlo è la guida 2014 per i consumatori realizzata dall'Environment working group (EWG), un’organizzazione no-profit americana specializzata nel monitoraggio delle sostanze tossiche nei terreni.
La ricerca
Il report dell’EWG elenca 51 prodotti a rischio “contaminazione” e all’interno di questi isola anche la cosiddetta “dirty dozen”: i 12 prodotti positivi al maggior numero di pesticidi. Il podio è occupato da mela, fragole e uva. Seguono sedano, pesche, spinaci, peperoni, pesche di importazione, cetriolo, pomodorini, piselli e patate.
"Il 99% dei campioni di mele - si legge nel report - sono risultati positivi per almeno un residuo di antiparassitario. La patata aveva più pesticidi, in rapporto al peso, rispetto a qualsiasi altro cibo. Un campione di uva singolo conteneva 15 pesticidi. I singoli campioni di sedano, pomodorini, piselli e fragole hanno mostrato 13 diversi pesticidi ognuno".
Oltre ai dati diffusi da EGW, il Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti ha fatto sapere che attualmente il 65% dei campioni di frutta e verdura analizzati contengono tracce di queste sostanze.
I pesticidi
I pesticidi rilevati negli ortaggi sono sostanze chimiche usate in agricoltura per eliminare i parassiti (animali e vegetali) che danneggiano le piante. Il loro impiego permette, perciò, di aumentare la rendita dei terreni ma, negli ultimi anni, si è molto discusso sulla loro pericolosità per la salute dell'uomo.
I rischi per la salute
In Italia, già nel 1992, l’Istituto superiore della sanità ha riconosciuto il possibile legame tra l’uso di molti pesticidi e la comparsa di alcune forme di tumore e di alterazioni al sistema endocrino. La Comunità europea, negli ultimi anni, ha inoltre imposto molte limitazioni nella concentrazione di queste sostanze per i prodotti importati.
Si deve quindi rinunciare a tutti i prodotti della “dirty dozen”? “Assolutamente no - scrivono i ricercatori dell’Ewg – meglio però preferire le varietà biologiche”.
A dirlo è la guida 2014 per i consumatori realizzata dall'Environment working group (EWG), un’organizzazione no-profit americana specializzata nel monitoraggio delle sostanze tossiche nei terreni.
La ricerca
Il report dell’EWG elenca 51 prodotti a rischio “contaminazione” e all’interno di questi isola anche la cosiddetta “dirty dozen”: i 12 prodotti positivi al maggior numero di pesticidi. Il podio è occupato da mela, fragole e uva. Seguono sedano, pesche, spinaci, peperoni, pesche di importazione, cetriolo, pomodorini, piselli e patate.
"Il 99% dei campioni di mele - si legge nel report - sono risultati positivi per almeno un residuo di antiparassitario. La patata aveva più pesticidi, in rapporto al peso, rispetto a qualsiasi altro cibo. Un campione di uva singolo conteneva 15 pesticidi. I singoli campioni di sedano, pomodorini, piselli e fragole hanno mostrato 13 diversi pesticidi ognuno".
Oltre ai dati diffusi da EGW, il Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti ha fatto sapere che attualmente il 65% dei campioni di frutta e verdura analizzati contengono tracce di queste sostanze.
I pesticidi
I pesticidi rilevati negli ortaggi sono sostanze chimiche usate in agricoltura per eliminare i parassiti (animali e vegetali) che danneggiano le piante. Il loro impiego permette, perciò, di aumentare la rendita dei terreni ma, negli ultimi anni, si è molto discusso sulla loro pericolosità per la salute dell'uomo.
I rischi per la salute
In Italia, già nel 1992, l’Istituto superiore della sanità ha riconosciuto il possibile legame tra l’uso di molti pesticidi e la comparsa di alcune forme di tumore e di alterazioni al sistema endocrino. La Comunità europea, negli ultimi anni, ha inoltre imposto molte limitazioni nella concentrazione di queste sostanze per i prodotti importati.
Si deve quindi rinunciare a tutti i prodotti della “dirty dozen”? “Assolutamente no - scrivono i ricercatori dell’Ewg – meglio però preferire le varietà biologiche”.