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MONDO

Il caso

Dolce & Gabbana accusati di razzismo: annullata la sfilata in Cina

I due stilisti si difendono: profili social hackerati

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Bufera in Cina su Dolce & Gabbana. La celebre casa di moda è stata costretta a cancellare la sfilata prevista per mercoledì a Shanghai a causa delle polemiche nate negli ultimi giorni, durante i quali i due stilisti sono stati accusati di sessismo e razzismo.

Il primo intoppo c'è stato a inizio settimana, quando sul profilo Instagram di Dolce & Gabbana sono state pubblicate tre clip per pubblicizzare il grande evento. Gli utenti cinesi, però, non hanno apprezzato. Nei video, infatti, si vede una modella cinese che tenta con difficoltà di mangiare pizza, spaghetti e un cannolo siciliano con le bacchette. Per i cinesi si tratta di uno stereotipo offensivo, tanto che molte celebrità, la cui presenza era annunciata alla sfilata, avevano ritirato la loro partecipazione.

Inoltre, dopo una serie di  commenti espressi dai follower su Instagram, Gabbana avrebbe risposto con emoticon 'marroni' e frasi offensive. Non è stata sufficiente la retromarcia della casa di moda che ha annunciato un hackeraggio del suo profilo così come di quello di Gabbana: "Siamo desolati - ha scritto D&G su Twitter - abbiamo rispetto per la  Cina e il popolo cinese". L'unica soluzione è stata annullare lo show, che al momento risulta da riprogrammare.


Intanto, celebri personaggi cinesi hanno preso posizioni nette. "La nostra madrepatria è più importante di qualsiasi altra cosa, apprezziamo la forza e la bellezza del nostro patrimonio culturale", ha detto il management di Wang Junkai, componente della nota boyband TFBoys, annunciando il suo ritiro dall'evento. Sulla stessa linea l'attrice Li Bingbing, l'attore Talu Wang e la Lega della gioventù cinese: "Le aziende straniere che operano in Cina dovrebbero rispettare la Cina e i cinesi".

Nell'ultimo tweet sul profilo ufficiale della casa di moda, i due stilisti ribadiscono il loro amore per la Cina e i cinesi ed esprimono il loro rammarico per la vicenda. "Ciò che è accaduto oggi è davvero spiacevole - scrivono - non solo per noi, ma per tutti coloro che hanno lavorato notte e giorno per dar vita a questo progetto". E ribadiscono: "Il nostro sogno era quello di realizzare a Shanghai un evento che fosse un tributo alla Cina, che raccontasse la nostra storia e la nostra visione".