CULTURA
Bound feet, il progetto fotografico
Le ultime cinesi cresciute con i piedi fasciati
La fotografa Jo Farrell ha reso omaggio alle donne cinesi che hanno vissuto la pratica del 'loto d'oro'. “Queste sono alcune delle donne più belle, gentili, generose e compassionevoli che abbia mai incontrato”
Li chiamavano ‘loto d’oro’. Un nome poetico per una pratica brutale. Lo scopo era quello di far assumere alle donne la tipica andatura oscillante e precaria che era richiesta a tutte le giovani ‘per bene’ che aspiravano a trovare marito.
La pianta dei piedi veniva piegata fino a raggiungere una lunghezza tra i 7 e i 12 centimetri. Per deformare i pieni erano necessari almeno 3 anni. In alcuni casi anche 5 o 10. Dopo di che le donne dovevano indossare per tutta la vita delle scarpine rigide in modo da tenere sempre il piede ‘in forma’. Nei primi anni le scarpette andavano indossate anche la notte.
Una pratica che la fotografa Jo Farrell ha voluto documentare nel suo progetto ‘Bound feet women of China’ con l’obiettivo di “catturare un pezzo di storia che raramente viene mostrato e che presto andrà perso per sempre”
“Questo progetto – ha dichiato Farrell – documenta e celebra la vita delle ultime donne rimaste in Cina con i piedi legati. Sebbene oggi sia considerata una pratica barbara, la fasciatura dei piedi era una tradizione che ha permesso alle donne di trovare un partner. Avere i piedi fasciati era il segno che quella ragazza sarebbe stata una buona moglie”.
La tradizione, iniziata durante la dinastia Song (960), è stata vietata nel 1911 ma nelle zone rurali è continuata fino al 1939 circa.
Le donne fotografate da Jo Farrell ora hanno tra gli 80 e i 90 anni. “Queste sono alcune delle donne più belle, gentili, generose e compassionevoli che abbia mai incontrato”. “Tutte le donne – continua Farrell - che ho incluso in questo progetto sono ancor’oggi contadine che lavorano la terra nelle aree rurali lontano dalla città. Per loro non c’è stato nessun matrimonio da favola, niente scarpe finemente ricamate o vita di lusso”.
La pianta dei piedi veniva piegata fino a raggiungere una lunghezza tra i 7 e i 12 centimetri. Per deformare i pieni erano necessari almeno 3 anni. In alcuni casi anche 5 o 10. Dopo di che le donne dovevano indossare per tutta la vita delle scarpine rigide in modo da tenere sempre il piede ‘in forma’. Nei primi anni le scarpette andavano indossate anche la notte.
Una pratica che la fotografa Jo Farrell ha voluto documentare nel suo progetto ‘Bound feet women of China’ con l’obiettivo di “catturare un pezzo di storia che raramente viene mostrato e che presto andrà perso per sempre”
“Questo progetto – ha dichiato Farrell – documenta e celebra la vita delle ultime donne rimaste in Cina con i piedi legati. Sebbene oggi sia considerata una pratica barbara, la fasciatura dei piedi era una tradizione che ha permesso alle donne di trovare un partner. Avere i piedi fasciati era il segno che quella ragazza sarebbe stata una buona moglie”.
La tradizione, iniziata durante la dinastia Song (960), è stata vietata nel 1911 ma nelle zone rurali è continuata fino al 1939 circa.
Le donne fotografate da Jo Farrell ora hanno tra gli 80 e i 90 anni. “Queste sono alcune delle donne più belle, gentili, generose e compassionevoli che abbia mai incontrato”. “Tutte le donne – continua Farrell - che ho incluso in questo progetto sono ancor’oggi contadine che lavorano la terra nelle aree rurali lontano dalla città. Per loro non c’è stato nessun matrimonio da favola, niente scarpe finemente ricamate o vita di lusso”.