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EUROPA

Seconda giornata della visita del pontefice

Il Papa in Slovacchia: "Con la Shoah disonorato il nome di Dio"

Francesco: se mostra solidarietà, l'Europa tornerà "al centro della storia"

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La decisa condanna di "ogni forma di antisemitismo", con l'anatema verso la Shoah, nella quale "è stato disonorato il nome di Dio". Ed in più il richiamo all'Europa affinché "si distingua per una solidarietà" che "possa riportarla al centro della storia". Sono i due 'poli' di questa seconda giornata di papa Francesco in Slovacchia - dove è giunto ieri dopo la tappa-lampo a Budapest -, in cui spiccano, entrambi a Bratislava, l'incontro mattutino con le autorità e la società civile al Palazzo presidenziale, dove il Papa viene accolto dalla giovane presidente Zuzana Caputova, e poi nel pomeriggio quello con la Comunità ebraica, presso il Memoriale dell'Olocausto in Piazza Rybné nàmestie.

Di grande intensità e suggestione la visita alla Comunità ebraica, in un luogo dove dopo le persecuzioni naziste anche il regime comunista ha voluto disperdere le tracce distruggendo la sinagoga. Dopo le parole del presidente dell'Unione slovacca delle comunità ebraiche, vengono ascoltate le testimonianze di un superstite della Shoah, Tomas Lang, e poi di una religiose orsolina, Suor Samuela, che rievoca l'azione delle sue consorelle nella protezione e il salvataggio degli ebrei. 

"Il nome di Dio è stato disonorato: nella follia dell'odio, durante la seconda guerra mondiale, più di centomila ebrei slovacchi furono uccisi", ricorda quindi il Papa. "Qui il nome di Dio è stato disonorato - ripete -, perché la blasfemia peggiore che gli si può arrecare è quella di usarlo per i propri scopi, anziché per rispettare e amare gli altri". "Qui, davanti alla storia del popolo ebraico, segnata da questo affronto tragico e inenarrabile, ci vergogniamo ad ammetterlo: quante volte il nome ineffabile dell'Altissimo è stato usato per indicibili atti di disumanità! - aggiunge Francesco - Quanti oppressori hanno dichiarato: 'Dio è con noi'; ma erano loro a non essere con Dio". "Siamo uniti - ribadisce - nel condannare ogni violenza, ogni forma di antisemitismo, e nell'impegnarci perché non venga profanata l'immagine di Dio nella creatura umana". 

"Cari fratelli e sorelle, la vostra storia è la nostra storia, i vostri dolori sono i nostri dolori", scandisce il Pontefice, in una dichiarazione di solidarietà che pone fine anche ai recenti attriti con le autorità ebraiche sulla Torah. 

Francesco mette in guardia contro "la dimenticanza del passato, l'ignoranza che giustifica tutto, la rabbia e l'odio". E invita a "condividere e comunicare ciò che unisce", a proseguire "nel percorso fraterno di purificazione della memoria per risanare le ferite passate", non nascondendo così - anche se non lo cita espressamente - l'atteggiamento passivo e l'indifferenza di tanti cristiani durante la Shoah.

L'Europa sia solidale per tornare al centro della storia
"Mentre su vari fronti continuano lotte per la supremazia, questo paese riaffermi suo messaggio di integrazione e di pace, e l'Europa si distingua per una solidarietà che, valicandone i confini, possa riportarla al centro della storia". Così Papa Francesco nel suo discorso al Palazzo presidenziale di Bratislava incontrando autorità e la società civile della Slovacchia. E ha proseguito: "La pandemia è un'occasione per ripensare i nostri stili di vita, nessuno può isolarsi, come singoli e come nazioni". 

La pandemia, ha spiegato il papa, "è la prova del nostro tempo. Essa ci ha insegnato quanto è facile, pur nella stessa situazione, disgregarsi e pensare solo a sé stessi. Ripartiamo invece dal riconoscimento che siamo tutti fragili e bisognosi degli altri. Non serve recriminare sul passato, occorre rimboccarsi le maniche per costruire insieme il futuro. Vi auguro di farlo con lo sguardo rivolto verso l'alto, come quando guardate ai vostri splendidi monti Tatra. Lì, tra i boschi e le vette che puntano al cielo, Dio sembra più vicino e il creato si rivela come la casa intatta che nei secoli ha ospitato tante generazioni. I vostri monti collegano in un'unica catena cime e paesaggi variegati, e travalicano i confini del Paese per congiungere nella bellezza popoli diversi. Coltivate questa bellezza, la bellezza dell'insieme. Ciò richiede pazienza e fatica, coraggio e condivisione, slancio e creatività. Ma è l'opera umana che il Cielo benedice". Il papa ha concluso il discorso con un augurio in slovacco: "Dio vi benedica, Dio benedica questa terra. Nech Boh Zehná Slovensko!", Dio benedica la Slovacchia!

"No a colonizzazioni ideologiche e individualismo"
"Vi auguro di non permettere mai che i fragranti sapori delle vostre migliori tradizioni siano guastati dalla superficialità dei consumi e dei guadagni materiali. E nemmeno dalle colonizzazioni ideologiche" ha detto poi il Santo Padre in un passaggio del suo discorso. "In queste terre, fino ad alcuni decenni fa, un pensiero unico precludeva la libertà; oggi un altro pensiero unico la svuota di senso, riconducendo il progresso al guadagno e i diritti ai soli bisogni individualistici", ha continuato il Pontefice che ha sottolineato che "oggi, come allora, il sale della fede non è una risposta secondo il mondo, non sta nell'ardore di intraprendere guerre culturali, ma nella semina mite e paziente del Regno di Dio, anzitutto con la testimonianza della carità". 

"Senza lavoro non c'è dignità"
"Alla base di una società giusta e fraterna vige il diritto che a ciascuno sia corrisposto il pane del lavoro, perché nessuno si senta emarginato e si veda costretto a lasciare la famiglia e la terra di origine in cerca di maggiori fortune". dice ancora Papa Francesco. "Il pane si lega inscindibilmente a un aggettivo: quotidiano (cfr Mt 6,11). Il pane di ogni giornata è il lavoro, che ne occupa la gran parte. Come senza pane non c'è nutrimento, senza lavoro non c'è dignità", ha sottolineato.

"Lotta seria a corruzione, giustizia non sia vendetta"
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E' necessario adoperarsi per costruire un futuro in cui le leggi si applichino equamente a tutti, sulla base di una giustizia che non sia mai in vendita" conclude il Pontefice "e perché la giustizia non rimanga un'idea astratta, ma sia concreta come il pane, è da intraprendere una seria lotta alla corruzione e va anzitutto promossa e diffusa la legalità". E ha ricordato che "il pane spezzato ed equamente condiviso richiama l'importanza della giustizia, del dare a ciascuno l'opportunità di realizzarsi". 

Ieri il Pontefice a Budapest ha incontrato Victor Orban, leader della destra sovranista, oggi a Bratislava Zuzana Caputova, progressista ecologista ed europeista: dopo una mattinata nella capitale ungherese per la chiusura del congresso eucaristico internazionale oggi papa Francesco entra in pieno nella visita pastorale in Slovacchia, dove è giunto  ieri pomeriggio e rimane fino a mercoledì.

Caputova è la prima donna a essere eletta nonché la più giovane, a 45 anni, ad ascendere alla presidenza, nel 2019. "Cercheremo di avere un rapporto costruttivo con i Paesi vicini ma allo stesso tempo cercheremo di avere posizioni e posizioni chiare basate sui valori", ha avuto a dichiarare. Donna politica con un retroterra di impegno ambientalista, proveniente da una famiglia operaia ed esponente del partito progressista e europeista Progresivne Slovenko, è stata cordialmente ricevuta da Francesco a dicembre scorso. In quell'occasione, regalò al pontefice 10mila test per il coronavirus creati dagli scienziati slovacchi.

"Pellegrino a Bratislava, abbraccio con affetto il popolo slovacco e prego per questo Paese dalle radici antiche e dal volto giovane, perché sia un messaggio di fraternità e di pace nel cuore dell'Europa". Così Papa Francesco ha scritto sul Libro d'Onore del Palazzo presidenziale a Bratislava, dove si è svolto l'incontro con la presidente Zuzana Caputova che ieri ha accolto Francesco al suo arrivo all'aeroporto. Giunto in volo da Budapest, il papa ha avuto un breve colloquio con la presidente prima di congedarsi per raggiungere la Nunziatura apostolica, dove Francesco ha avuto dapprima un incontro ecumenico e, successivamente, ha ricevuto i 53 gesuiti del paese per uno scambio di domande e risposte - una consuetudine dei suoi viaggi il cui contenuto viene solitamente successivamente pubblicato dalla Civiltà cattolica.

Nella cattedrale di San Martino, Papa a religiosi: "Omelie siano brevi"
"L'unità, la comunione e il dialogo sono sempre fragili, specialmente quando alle spalle c'è una storia di dolore che ha lasciato delle cicatrici. Il ricordo delle ferite può far scivolare nel risentimento, nella sfiducia, perfino nel disprezzo, invogliando a innalzare steccati davanti a chi è diverso da noi". Così Papa Francesco nella Cattedrale di San Martino dove ha incontrato i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i catechisti. E poi rivolto loro ha detto: "Pensiamo ai poveri fedeli, che devono ascoltare omelie anche di 50 minuti su argomenti che non capiscono...per favore pensate ai fedeli!". E ha proseguito: a "pensare bene a come fare un'omelia, a come parlare alla gente". "Un'omelia di solito non può andare oltre i 10-15 minuti, perché la gente dopo 8 minuti perde l'attenzione, a patto che sia molto interessante!". Le parole di Francesco sono state accolte da un applauso e il Papa ha quindi aggiunto scherzando: "Permettetemi una malignità, l'applauso l'hanno iniziato le suore.

Il Santo Padre ha poi concluso: L'annuncio del Vangelo deve essere "liberante, mai opprimente" e la Chiesa deve essere "segno di libertà e di accoglienza", e per meglio illustrare il concetto papa Francesco ha voluto raccontare un aneddoto: "Mai si saprà da dove viene", ha detto Jorge Mario Bergoglio parlando a braccio in italiano, "ma vi dico una cosa successa tempo fa, la lettera di un vescovo che parlava di un nunzio. Diceva: 'Noi siamo stati 400 anni sotto i turchi e abbiamo sofferto poi 50 anni sotto il comunismo e abbiamo sofferto ma i 7 anni con questo nunzio sono stati peggiori degli altri due'". Il papa, che ha suscitato con queste parole le risate di molti dei presenti, ha poi chiosato: "Delle volte mi domando: quanta gente può dire lo stesso del vescovo o del parroco? Senza libertà, senza paternità la cosa non va".

Nel pomeriggio ci sarà la visita agli ospiti del centro Betlemme, dove le suore della carità assistono i senzatetto che qui trovano ascolto e conforto. Poi, alle 16.45, l'atteso incontro con la comunità ebraica slovacca che durante la seconda guerra mondiale subì atrocità e violenze. La giornata si chiuderà in nunziatura dove riceverà il presidente del Parlamento e il primo ministro.