ITALIA
I carabinieri di Reggio Calabria seguivano il clan dal 2016
Droga: smantellata banda in Calabria, usava un bimbo di 8 anni per delinquere
Erano padroni assoluti del territorio. Gli unici in grado di dare un prezzo alle sostanze stupefacenti messe in commercio e di decidere a chi affidare la vendita oppure no. Una fitta e organizzatissima rete che non aveva e non permetteva la presenza di rivali tra Gioia Tauro e Rosarno

Ricorreva persino a un bimbo di otto anni, figlio di uno dei boss, una banda di narcotrafficanti operante fra Gioia Tauro e Rosarno smantellata con un'operazione dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria. Il bambino di 8 anni coinvolto, nonostante l'età, non solo era pienamente a conoscenza delle attività illegali del genitore, ma era stato indotto a prendervi parte suscitando il vivo compiacimento del padre. Inquietanti si rivelano, in particolare, secondo quanto riferito dagli inquirenti, i contenuti dei dialoghi tra padre e figlio, nel corso dei quali il genitore, senza remora, affrontava discorsi inerenti ai traffici di droga ed armi.
L'indagine
L'indagine, condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria e coordinata dal Procuratore aggiunto, Calogero Gaetano Paci, e dal Sostituto procuratore, Adriana Sciglio, è stata avviata nell'estate del 2016 e avrebbe consentito di delineare l'esistenza di un'organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti con a capo Agostino Cambareri, 46enne di Gioia Tauro (RC), con la collaborazione dei suoi congiunti e di fidati collaboratori. La consorteria criminale era in grado di rifornire di sostanza stupefacente, marijuana e cocaina in particolare, importanti piazze di spaccio calabresi. Le comunicazioni tra gli adepti avvenivano mediante l'utilizzo di un linguaggio criptico che mutua dal gergo automobilistico i termini allusivi per riferirsi ai traffici e ai quantitativi di stupefacente da smerciare ("macchina", "tappezzeria", "gomme").
Organizzazione e protezione
L'organizzazione si avvaleva anche di una rete di protezione volta ad informare, in caso di arresti o sequestri, tutti gli associati del pericolo di attenzioni investigative delle forze di polizia. Le indagini hanno messo in risalto la piena operatività del gruppo nei territori di Gioia Tauro e Rosarno, ma con un ambito territoriale vario e con propaggini anche fuori della provincia reggina (Tropea, Lamezia Terme e Crotone). Numerose sono state le cessioni di marijuana e cocaina documentate. Le indagini hanno condotto anche all'individuazione della base logistica territoriale in un terreno di campagna nella disponibilità di Cambareri, sito di riferimento per lo stoccaggio e il prelievo della droga. Stretti collaboratori di Cambareri erano Giuseppe Cacciola e Giovanni Sicari. Il ruolo direttivo riconosciuto a Cambareri derivava anche dall'essere l'unico soggetto in grado di determinare il prezzo di cessione dello stupefacente al dettaglio e la qualità della sostanza stupefacente trattata. Le sua figura sarebbe emersa, nel corso delle indagini, come quella di un esperto conoscitore di ogni tipo di sostanza stupefacente, con una pluriennale esperienza nel campo. La capacità di organizzatore di Sicari sarebbe testimoniata dalla rete di rapporti che l'uomo era in grado di intessere e alimentare senza soluzione di continuità con molteplici soggetti, anche lontani da Gioia Tauro, tutti comunque collegati al vertice del gruppo. Cacciola, infine, sarebbe direttamente coinvolto nelle dinamiche del sodalizio e posto in una posizione subordinata rispetto a Cambareri, suo abituale fornitore di stupefacente e soggetto a cui corrispondere gli illeciti guadagni, ma sovraordinato, come organizzatore delle attività dell'associazione sul territorio di Tropea (VV), attraverso Saverio Fortunato e Francesco Mazzitelli, dallo stesso diretti ai fini dello smercio al dettaglio.
La rete del malaffare
Nella rete di soggetti a disposizione del gruppo di vertice, tra cui i fornitori abituali di stupefacente, anche Massimo Camelliti che intratteneva rapporti diretti con Cambareri e Sicari. Altro elemento di spicco sarebbe stato Massimiliano Mammoliti, acquirente di stupefacente all'ingrosso che favoriva il sodalizio di appartenenza procacciando nuova clientela o "fidelizzando" quella già esistente, fungendo, alla bisogna, da spacciatore nei confronti dei clienti abituali e gestendo la piazza di Oppido Mamertina (RC). Cambareri si avvaleva, inoltre, per la gestione dei traffici illeciti a Gioia Tauro, della collaborazione di Marianna Ranieri, deputata non solo alla prova dello stupefacente per testarne la qualità, ma incaricata anche delle cessioni al dettaglio ed alla riscossione dei crediti vantati dall'organizzazione nei confronti dei clienti. Altro elemento dell'associazione sarebbe stato Salvatore Lamonica, coinvolto nelle trattative per le cessioni di stupefacente come pure nella divisione dei guadagni illeciti che ne derivano. Fra gli arrestati, figurano infine Vincenzo Condello, Salvatore Bubba, Natale Giunta e Rocco Saraceno, tutti sottoposti agli arresti domiciliari.
L'indagine
L'indagine, condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria e coordinata dal Procuratore aggiunto, Calogero Gaetano Paci, e dal Sostituto procuratore, Adriana Sciglio, è stata avviata nell'estate del 2016 e avrebbe consentito di delineare l'esistenza di un'organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti con a capo Agostino Cambareri, 46enne di Gioia Tauro (RC), con la collaborazione dei suoi congiunti e di fidati collaboratori. La consorteria criminale era in grado di rifornire di sostanza stupefacente, marijuana e cocaina in particolare, importanti piazze di spaccio calabresi. Le comunicazioni tra gli adepti avvenivano mediante l'utilizzo di un linguaggio criptico che mutua dal gergo automobilistico i termini allusivi per riferirsi ai traffici e ai quantitativi di stupefacente da smerciare ("macchina", "tappezzeria", "gomme").
Organizzazione e protezione
L'organizzazione si avvaleva anche di una rete di protezione volta ad informare, in caso di arresti o sequestri, tutti gli associati del pericolo di attenzioni investigative delle forze di polizia. Le indagini hanno messo in risalto la piena operatività del gruppo nei territori di Gioia Tauro e Rosarno, ma con un ambito territoriale vario e con propaggini anche fuori della provincia reggina (Tropea, Lamezia Terme e Crotone). Numerose sono state le cessioni di marijuana e cocaina documentate. Le indagini hanno condotto anche all'individuazione della base logistica territoriale in un terreno di campagna nella disponibilità di Cambareri, sito di riferimento per lo stoccaggio e il prelievo della droga. Stretti collaboratori di Cambareri erano Giuseppe Cacciola e Giovanni Sicari. Il ruolo direttivo riconosciuto a Cambareri derivava anche dall'essere l'unico soggetto in grado di determinare il prezzo di cessione dello stupefacente al dettaglio e la qualità della sostanza stupefacente trattata. Le sua figura sarebbe emersa, nel corso delle indagini, come quella di un esperto conoscitore di ogni tipo di sostanza stupefacente, con una pluriennale esperienza nel campo. La capacità di organizzatore di Sicari sarebbe testimoniata dalla rete di rapporti che l'uomo era in grado di intessere e alimentare senza soluzione di continuità con molteplici soggetti, anche lontani da Gioia Tauro, tutti comunque collegati al vertice del gruppo. Cacciola, infine, sarebbe direttamente coinvolto nelle dinamiche del sodalizio e posto in una posizione subordinata rispetto a Cambareri, suo abituale fornitore di stupefacente e soggetto a cui corrispondere gli illeciti guadagni, ma sovraordinato, come organizzatore delle attività dell'associazione sul territorio di Tropea (VV), attraverso Saverio Fortunato e Francesco Mazzitelli, dallo stesso diretti ai fini dello smercio al dettaglio.
La rete del malaffare
Nella rete di soggetti a disposizione del gruppo di vertice, tra cui i fornitori abituali di stupefacente, anche Massimo Camelliti che intratteneva rapporti diretti con Cambareri e Sicari. Altro elemento di spicco sarebbe stato Massimiliano Mammoliti, acquirente di stupefacente all'ingrosso che favoriva il sodalizio di appartenenza procacciando nuova clientela o "fidelizzando" quella già esistente, fungendo, alla bisogna, da spacciatore nei confronti dei clienti abituali e gestendo la piazza di Oppido Mamertina (RC). Cambareri si avvaleva, inoltre, per la gestione dei traffici illeciti a Gioia Tauro, della collaborazione di Marianna Ranieri, deputata non solo alla prova dello stupefacente per testarne la qualità, ma incaricata anche delle cessioni al dettaglio ed alla riscossione dei crediti vantati dall'organizzazione nei confronti dei clienti. Altro elemento dell'associazione sarebbe stato Salvatore Lamonica, coinvolto nelle trattative per le cessioni di stupefacente come pure nella divisione dei guadagni illeciti che ne derivano. Fra gli arrestati, figurano infine Vincenzo Condello, Salvatore Bubba, Natale Giunta e Rocco Saraceno, tutti sottoposti agli arresti domiciliari.