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MONDO

L'autosta: "Rapiti da un gruppo armato"

Ancora nessuna notizia dei due operai edili italiani scomparsi in Libia

Ore di apprensione per le famiglie dei due operai edili scomparsi il 17 gennaio in Libia. Francesco Scalise, di Pianopoli, e Luciano Gallo, di Feroleto, entrambi comuni del catanzarese, non hanno fatto ritorno in cantiere alla fine del turno di lavoro. La figlia di Scalise: non abbiamo notizie

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Francesco Scalise e Luciano Gallo, erano usciti per andare andare a lavorare su una strada nella zona di Derna, Libia orientale, e non sono rientrati. Uniche tracce, il furgone abbandonato e la testimonianza dell'autista all'agenzia Lana.  

Armati, a volto coperto, i sequestratori hanno fermato il veicolo degli italiani, li hanno fatti scendere e costretti a salire su un'auto, ha raccontato l'uomo.

Poi più nulla. Non una rivendicazione né richiesta di riscatto, nessun altro dettaglio, neppure una comunicazione da parte della General World. in queste ore altri dipendenti dell'impresa hanno fatto richiesta di essere rimpatriati. 

Gli operai risultano "irreperibili", ha affermato la Farnesina, che "sta vagliando ogni ipotesi" e lavora con l'Unità di crisi e l'Ambasciata italiana.

La figlia di Scalise, intervistata dall'agezia Ansa, ha commentato: "Non abbiamo alcuna notizia. E in ogni caso intendiamo attenderci al riserbo assoluto che una vicenda così delicata impone". 

Il furgone di Scalise e Gallo è stato ritrovato da alcuni colleghi in una zona isolata nei pressi della località di Matuba, a 25 chilometri da Derna, ma dei rapitori nessuna traccia, nonostante i posti di blocco che le autorità locali hanno dislocato attorno alla cittadina.  

Cirenaica, zona ad alto rischio
Il rapimento per chiedere un riscatto sembra l'ipotesi più probabile, nella Cirenaica in preda alle convulsioni degli scontri tra milizie armate, dove Tripoli non riesce a intervenire neppure sui terminal petroliferi che cercano di vendere il greggio in proprio.

E dove nel 2013, secondo i dati di più di un analista, gli omicidi di matrice politica e criminale sono stati oltre 120, dei quali hanno fatto le spese anche gli stranieri. Come Ronnie Smith, l'insegnante americano che a Bengasi, all'inizio di dicembre, è stato freddato a colpi d'arma da fuoco mentre faceva jogging.  

Caos post Gheddafi
Al caos endemico post Gheddafi non sfuggono neppure il resto del Paese e i dintorni della capitale. Ieri la 'airport road, la strada che da Tripoli porta all'aeroporto, è stata bloccata dagli scontri per l'intero pomeriggio.

Il Congresso generale nazionale, la più alta autorità libica, ha decretato lo stato di emergenza e il premier Ali Zeidan ha annunciato il dispiegamento di truppe a Sebha, nel sud, dopo che un gruppo armato - sembra rimasto fedele al defunto Colonnello - ha preso il controllo di una base aerea.

Nella stessa zona gli scontri tra i Tebu, di origine africana, e gli arabi della tribù Awlad Suleiman, hanno provocato decine di morti negli ultimi giorni.  

Prosegue l'esodo dei diplomatici
Continua, intanto, a causa del peggioramento delle condizioni di sicurezza, l'esodo del personale non essenziale e delle famiglie dei diplomatici dalle ambasciate di molti Paesi europei, inclusa l'Italia, oltre che di quella Usa.

Via dalla Libia anche i parenti dei funzionari Onu e dei quadri di molte compagnie petrolifere. Roma, nonostante tutto, continua a scommettere sulla possibilità di ripristinare la sicurezza e da dieci giorni, nella caserma di Cassino, si stanno addestrando 340 militari libici che costituiranno la Compagnia di Fanteria dell'esercito di Tripoli.