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ITALIA

Un crimine contro l'umanità

L'eccidio nazista di Sant'Anna Di Stazzema

Ricorre il 71esimo anniversario dell'eccidio del 12 agosto 1944, quando nel paese toscano le SS uccisero 560 persone. C'è chi sogna ogni notte la fucilazione dei suoi cari. Chi ha cercato per anni l'unico soldato 'buono' che sparò in aria per salvare i prigionieri. 

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"Trasmettere ai giovani i valori della pace con la consapevolezza della nostra storia". Nel 71esimo anniversario della strage di Sant'Anna di Stazzema, il sindaco della cittadina toscana Maurizio Verona invita a "diffondere la conoscenza dei tragici avvenimenti del 12 agosto 1944", per sensibilizzare sulle nefaste conseguenze della guerra. A Sant'Anna furono 560 i civili trucidati dai nazisti, donne, bimbi e anziani. Non una rappresaglia ma un atto terroristico premeditato, un crimine contro l'umanità. L’obiettivo: distruggere il paese per rompere ogni collegamento fra le popolazioni civili e le formazioni partigiane presenti nella zona.
 
Nell'agosto 1944 Sant'Anna di Stazzema era stata qualificata dal comando tedesco come "zona bianca”, una località adatta ad accogliere sfollati: per questo la popolazione, in quell'estate, aveva superato le mille unità. In quei giorni, i partigiani avevano abbandonato la zona senza aver svolto operazioni militari di particolare entità contro i tedeschi. Nonostante ciò, all'alba del 12 agosto 1944, tre reparti di SS salirono a Sant'Anna mentre un quarto chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese di Valdicastello. Alle sette il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant'Anna, accompagnati dai fascisti collaborazionisti che fecero da guide, gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro, in quanto civili inermi, restarono nelle loro case.
 
In poco più di tre ore furono massacrati 560 civili, in gran parte bambini, donne e anziani. I nazisti li rastrellarono, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano, colpi di rivoltella e altre modalità di stampo terroristico. La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva 20 giorni. La trovò agonizzante una sorella miracolosamente superstite, tra le braccia della madre ormai morta, che morì pochi giorni dopo.
 
Il processo svoltosi al Tribunale militare di La Spezia si concluse nel 2005 con la condanna all’ergastolo di dieci SS colpevoli del massacro; sentenza confermata in Appello nel 2006 e ratificata in Cassazione nel 2007. Fondamentali per il grosso lavoro investigativo la testimomiamza dei superstiti e il ritrovamento, a Roma, nel 1994 negli scantinati di Palazzo Cesi, di un armadio chiuso e girato con le ante verso il muro, ribattezzato poi “armadio della vergogna”: nascondeva da oltre 40 anni documenti  fondamentali per la ricerca della verità storica e giudiziaria sulle stragi nazifasciste in Italia nel secondo dopoguerra.      
                                       
 L'eccidio, che assurge a simbolo di tutte le stragi,q uest'anno coincide con il 20° anniversario di Sebrenica, i 70 anni dal lancio dell'atomica su Hiroshima e Nagasaki, centenario del genocicidio armeno. Moniti degli orrori che provocano le tragedie della guerra.