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TECH

All'indomani del convegno a Montecitorio tra Player e parlamentari

Sarà l'ecommerce il volano della ripresa?

Solo il 4% delle aziende italiane vende online, contro la media europea del 15%. Eppure il problema non è della domanda, che c'è, ma dell'offerta, che incontra ancora molti ostacoli. Il punto sul convegno organizzato dal Consorzio del commercio elettronico in Italia, con la presentazione di una ricerca dell'Osservatorio del Politecnico di Milano ai parlamentari dell'Intergruppo innovazione

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di Celia GuimaraesRoma

Un centinaio di iscritti che sono diventati oltre il doppio. Il convegno ‘L’ecommerce, un’opportunità di sviluppo per l’economia italiana’ è stato prima di tutto un successo di pubblico, segno incontestabile dell’interesse suscitato dal tema. La sala Aldo Moro della Camera dei Deputati non è bastata, molti hanno dovuto seguire l’evento via live streaming dal sito di Montecitorio. 



Crescita a doppia cifra
Eppure l’ecommerce è in grande  - ma faticosa - espansione anche in Italia, con una crescita del fatturato complessivo del 20% ogni anno e un’impennata negli ultimi tre anni, in cui il numero di eshopper italiani è passato dai 9 ai 16 milioni, secondo un’indagine del consorzio Netcomm (promotore dell’evento) e Human Higway.

Metà degli italiani compra online
Questi 16 milioni sono un dato significativo se si considera la sua distribuzione: nel  50% delle famiglie italiane c’è almeno un componente che fa acquisti online, ha spiegato Roberto Liscia, presidente del Consorzio del commercio elettronico italiano. Solo il 4% delle aziende italiane vende online, contro la media del 15% in Europa. Il mercato globale è fatto da 1,2 miliardi di potenziali web acquirenti.

Le aziende non vanno sul web
Alla Camera dei Deputati sono stati analizzati i vincoli che, da un punto di vista fiscale, legislativo e sotto il profilo dei pagamenti elettronici, talvolta frenano, talvolta ostacolano la scelta delle imprese di vendere online sui mercati domestico e globali. Tutta la prima parte del convegno è stata dedicata all’analisi dell’evoluzione dell’ecommerce in Italia, con una ricerca presentata da Riccardo Mangiaracina, del Politecnico di Milano.

La ricerca del Politecnico
“Anche nel 2014 l’analisi condotta attraverso le interviste agli operatori di ecommerce italiani conferma che il fattore determinante nell’indurre i web shopper all’acquisto online è il vantaggio di prezzo nei confronti dei canali tradizionali. La forte sensibilità dei clienti al prezzo ha come ovvia conseguenza una competizione molto agguerrita, potenzialmente pericolosa per la sostenibilità del business di molti operatori, che si sono quindi attivati per introdurre elementi di differenziazione del servizio, più efficaci sia nel creare fidelizzazione sia nel preservare marginalità adeguate. Si stanno quindi migliorando progressivamente le prestazioni di consegna, attraverso servizi aggiuntivi come la consegna su appuntamento, e si offrono modalità di acquisto sempre più personalizzate e su misura per il cliente”, ha detto  Mangiaracina, responsabile della ricerca dell’Osservatorio ecommerce B2c del PoliMi.

Stregati dal cibo
Chi contribuisce alla crescita delle vendite online? Food&Wine al primo posto, con l’enogastronomia di qualità. L’arredamento e il design,  ma anche la cosmetica. Le Dot Com pesano nel 54% del valore delle vendite online e, se consideriamo solo i prodotti escludendo i servizi, la loro quota sale al 70%.


Eccellenti italiani
Non è un caso se anche i Big Player internazionali come Amazon, eBay, Google e Qvc hanno partecipato all’incontro, per parlare del ruolo degli operatori internazionali nel mercato italiano. I casi di eccellenza delle aziende Made in Italy sono stati raccontati da  operatori italiani come Banzai, Fratelli Carli e Lovethesign, in un panel moderato dal presidente di Confindustria digitale Elio Catania. Ha sorpreso non poco i presenti il racconto di Lucio Carli, titolare di Fratelli Carli, che ha spiegato di aver fatto la sua prima vendita online nel 1996, quando l’ecommerce non era nemmeno un termine utilizzato. Carli, da pioniere,  è ancora oggi scettico sulle reali possibilità del digitale.


Entrano i Big
E anche i Big Player internazionali hanno sottolineato che c’è domanda, il problema, semmai, resta l’offerta. 
Martin Angioni, Ad di Amazon Italia: “Il 43% delle unità vendute in tutto il mondo da Amazon proviene da venditori terzi e sono già decine di migliaia le piccole e medie imprese e i venditori italiani che hanno iniziato a beneficiare del Marketplace Amazon”.
Claudio Raimondi, country manager eBay Italia: “L’utilizzo dell’ecommerce – sia sul fronte delle aziende che su quello degli utenti – va incentivato, agevolando la digitalizzazione dei processi e creando un ecosistema favorevole".
Fabio Vaccarono, country director Google in italia: “Oggi la priorità è portare l’Italia nell’economia digitale. Internet è l'abilitatore per far conoscere il meglio delle aziende italiane, anche le più tradizionali, al mercato globale". 
Paolo Penati, Cfo di Qvc Italia: “In un mercato con un grande potenziale di crescita dell'e-commerce e del digitale come quello italiano, Qvc con il suo approccio alla multicanalità, è la dimostrazione che tv e web pur nella loro diversità, si completano. E un’interazione di questa natura può, di fatto, dare un maggiore impulso all’e-commerce”.


Presto una legge?
In conclusione ci sono state le proposte normative per creare un contesto favorevole allo sviluppo dell’ecommerce. Al dibattito hanno preso parte parlamentari e il capo della segreteria tecnica del ministero dello Sviluppo economico, Stefano Firpo. C’è stato anche un impegno formale in questa direzione.


E ora puntiamo alla logistica
Un buon inizio, hanno sottolineato tutti i presenti. In attesa di affrontare argomenti che con l’ecommerce hanno molto a che fare, come quello della logistica. Di logistica e distribuzione si parlerà la prossima settimana durante la presentazione della nuova ricerca del Politecnico di Milano,  ‘Dal locker al drone’, che spiegherà quali sono i servizi di consegna preferiti dagli acquirenti online di prodotti fisici, con l’analisi della frequenza di utilizzo dei sistemi disponibili, la soddisfazione nei confronti delle soluzioni esistenti e le aree di miglioramento. Perché senza delivery non c’è ecommerce che tenga.