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MONDO

​L'Ecuador ha votato per il ballottaggio presidenziale, in ballo anche il futuro di Assange

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Il presidente uscente, Correa
Gli elettori ecuadoregni hanno votato per il ballottaggio delle presidenziali ma le elezioni sono importanti anche per un cittadino australiano: Julian Assange. Se infatti dovesse diventare presidente Guillermo Lasso, imprenditore e candidato dell'opposizione, quest'ultimo ha già promesso che darebbe 30 giorni di tempo al co-fondatore di WikiLeaks per lasciare la sede dell'ambasciata a Londra dove Assange è ospite dal 19 giugno del 2012, dopo aver ricevuto asilo politico dal presidente uscente Rafael Correa. Qui è controllato dalla polizia britannica.

Gli agenti sono pronti, se mettesse un piede fuori dall'elegante palazzina al numero 3 di Hans Crescent, alle spalle di Harrods, ad arrestarlo ed estradarlo in Svezia, dove è ricercato per violenza sessuale. Accusa secondo Assange pretestuosa perché, sostiene, la Svezia lo estraderebbe a sua volta immediatamente negli Usa dove è ricercato per aver rivelato al mondo lo scandalo Cablegate, i dispacci segreti dei dipartimento di Stato e decine di filmati di operazioni del Pentagono in Iraq. Accuse per cui l'unico ad aver pagato è l'ex caporale Bradley, ora Chelsea Manning, condannato a 35 anni di carcere per aver passato ad Assange il materiale segreto.

Se invece dovesse vincere l'attuale vicepresidente della sinistra populista, dal significativo nome proprio, Lenin Moreno, Assange potrà tirare un sospiro di sollievo. Secondo il britannico 'Guardian' i sondaggi danno a Moreno un vantaggio di solo il 4%, troppo ridotto perché Assange possa dormire tranquillo. Una vittoria di Lasso nel voto che non vede candidato Correa per la prima volta dopo 10 anni, potrebbe far pendere la bilancia in favore dei moderati, fronte già tornato al potere in Argentina, Brasile e Perù, per una svolta che abbraccia il continente.