MONDO
Ecuador, proclamato stato di emergenza: si infiammano le proteste per il caro carburante
Il presidente Moreno ha annunciato di aver deciso di spostare la sede del governo da Quito a Guayaquil di fronte alle manifestazioni annunciate per le prossime ore.

La Corte costituzionale dell'Ecuador ha convalidato ieri sera lo stato di emergenza decretato dal presidente Lenin Moreno, riducendone però la durata da 60 a 30giorni. Lo riferisce il quotidiano La Hora di Quito. Convalidando la misura eccezionale, indica il giornale nella sua pagina online, la Corte ha comunque raccomandato alla polizia nazionale e alle forze armate la protezione dell'integrità e dei diritti umani della cittadinanza, dei giornalisti e dei membri degli organismi di aiuto umanitario. Tuttavia oggi la Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie) ha postato su Facebook un video del pestaggio di un manifestante da parte della polizia.
Moreno ha annunciato di aver deciso di spostare la sede del governo da Quito a Guayaquil utilizzando le sue prerogative costituzionali, di fronte alle manifestazioni annunciate per le prossime ore. In un discorso in tv, accompagnato dai vertici delle forze armate, il capo dello Stato ha sostenuto che "quello che succede non è un episodio di malcontento sociale, ma una decisione politica organizzata per rompere l'ordine democratico".
"La violenza ed il caos non vinceranno", ha concluso, assicurando che "non farò marcia indietro " con le misure di austerità annunciate la settimana scorsa.
Nonostante le organizzazioni dei trasporti abbiano deciso di interrompere la loro mobilitazione contro il decreto di azzeramento dei sussidi per il carburante firmato da Moreno, il testimone della protesta antigovernativa è stato preso dalle organizzazioni indigene (Conaie e Ecuarunari). In particolare la Conaie ha annunciato uno sciopero nazionale per domani, ricevendo vaste adesioni da parte di sindacati, organizzazioni studentesche e femministe. Il presidente dell'organismo, Jaime Vargas, ha dichiarato ai media che "arriveranno a Quito 20.000 indigeni per esigere da Moreno una rinuncia al decreto" sul carburante. All'offerta del governo di aprire un dialogo, il leader indigeno ha detto che "questo sarà possibile solo a condizione che esso revochi il decreto sul carburante che fa parte di una politica neoliberale dettata dal Fondo monetario internazionale(Fmi).
Moreno ha annunciato di aver deciso di spostare la sede del governo da Quito a Guayaquil utilizzando le sue prerogative costituzionali, di fronte alle manifestazioni annunciate per le prossime ore. In un discorso in tv, accompagnato dai vertici delle forze armate, il capo dello Stato ha sostenuto che "quello che succede non è un episodio di malcontento sociale, ma una decisione politica organizzata per rompere l'ordine democratico".
"La violenza ed il caos non vinceranno", ha concluso, assicurando che "non farò marcia indietro " con le misure di austerità annunciate la settimana scorsa.
Nonostante le organizzazioni dei trasporti abbiano deciso di interrompere la loro mobilitazione contro il decreto di azzeramento dei sussidi per il carburante firmato da Moreno, il testimone della protesta antigovernativa è stato preso dalle organizzazioni indigene (Conaie e Ecuarunari). In particolare la Conaie ha annunciato uno sciopero nazionale per domani, ricevendo vaste adesioni da parte di sindacati, organizzazioni studentesche e femministe. Il presidente dell'organismo, Jaime Vargas, ha dichiarato ai media che "arriveranno a Quito 20.000 indigeni per esigere da Moreno una rinuncia al decreto" sul carburante. All'offerta del governo di aprire un dialogo, il leader indigeno ha detto che "questo sarà possibile solo a condizione che esso revochi il decreto sul carburante che fa parte di una politica neoliberale dettata dal Fondo monetario internazionale(Fmi).