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SCIENZA

Le conferme fanno piacere ma solo gli errori fanno progredire

Rottamare Einstein

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di Luca Gaballo
Se i conti non tornano c'è sempre un motivo
Come nasce la teoria delle onde gravitazionali che ha avuto in queste ultime ore una clamorosa conferma a cento anni di distanza dalla sua formulazione teorica? Ad Albert Einstein non tornavano i conti, non riusciva a risolvere in modo soddisfacente le equazioni legate alla relatività generale - l'idea in se è grandiosa e sembra semplice: la massa deforma lo spazio e il tempo attorno a se e la gravità ne è la conseguenza, gli oggetti scivolano lungo la curvatura dello spazio come una pallina in un imbuto - ma i calcoli che ne derivano sono complicatissimi da risolvere. A meno che... a meno che non immaginiamo che una massa che accelera produca onde nello spazio tempo. È così che Einstein è arrivato ad ipotizzare l'esistenza di questo fenomeno fisico: al solo fine di ottenere un risultato soddisfacente da una equazione matematica su cui si stava rompendo la testa. Il fatto che a distanza di 100 anni questo fenomeno venga effettivamente osservato è, per noi, profani, letteralmente sbalorditivo. Restiamo a bocca aperta di fronte alla genialità di Einstein confermata dai fatti, ma quello che viene confermato con evidenza abbagliante è la validità del metodo, la potenza della matematica. Da millenni i filosofi si interrogano sulla natura del linguaggio. Strumento per comunicare la conoscenza o per conoscere  il mondo che ci circonda? Leonardo pensava che la pittura fosse cosa che ci dà notizia del modo con cui vediamo e, assieme, delle cose viste. La capacità di utilizzare il linguaggio per allargare i confini della conoscenza degli artisti è però poca cosa di fronte alla potenza della matematica. E' come se aprisse a chi vi si dedica una sorta di "terzo occhio" in grado di vedere e conoscere cio' che resta, per ora, inconoscibile ai sensi e al senso comune. 

Rottamare Einstein
La ricerca procede così. Lo spirito critico entra nelle crepe della teoria, le allarga con gli strumenti della matematica finché non vede la luce che sta dietro. Finché si scopriranno incongruenze, errori, incoerenze là si potrà aprire una nuova strada per la conoscenza. Le celebrazioni dei 100 anni della teoria della relatività hanno messo in luce la crescente insoddisfazione dei fisici teorici per l'incapacità di conciliare in una sola verità (temporanea quanto qualsiasi altra) le due grandi teorie nate all'inizio del secolo breve: la relatività e la meccanica quantistica. Grazie alle nuove capacità di osservazione potranno affluire nuovi dati e nuove conoscenze, c'è da sperare che assieme alle conferme arrivino anche clamorose smentite. Se siamo stati capaci di osservare sperimentalmente le increspature create da una fusione tra buchi neri oltre un miliardo di anni fa saremo presto o tardi in grado di accumulare nuove incoerenze più probabili in questi fenomeni estremi.  In questo senso c'è da scommettere che la dimostrazione che Einstein ha avuto ragione, se da una parte ci rassicura sulla validità del metodo, dall'altra delude una generazione di fisici che non aspettano altro che di rottamare il genio novecentesco e passare oltre. Magari con l'aiuto di un computer quantistico.

E noi?
Il celebre fisico e divulgatore Martin Gardner una volta scrisse che, al di là delle conferme sperimentali "chiunque sia amante della bellezza deve sperare che la teoria della relatività dica il vero". Io non mi iscrivo tra costoro. Una generazione di scienziati cresciuta tra Star Trek e Star wars non può accettare che non sia possibile viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce.