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MONDO

Oldani in veste di 'uditore'

Eitan. Conclusa a Tel Aviv udienza appello, sentenza a giorni. In aula console italiano

"E' stata un'udienza molto significativa - ha detto Ronen Dlayahu, avvocato di Peleg - I giudici hanno esaminato i documenti, soppesato i punti ed io spero che sia emesso un verdetto che serva all'interesse del minore per gli anni a venire"

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E' finita al Tribunale di Tel Aviv la seduta di appello sul ricorso presentato da Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan Biran, contro la prima decisione della Corte favorevole a Aya Biran, zia paterna del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e affidataria della sua tutela. La sentenza dovrebbe essere annunciata nei prossimi giorni, secondo i legali. "E' stata un'udienza molto significativa - ha detto Ronen Dlayahu, avvocato di Peleg - I giudici hanno esaminato i documenti, soppesato i punti ed io spero che sia emesso un verdetto che serva all'interesse del minore per gli anni a venire". 

In aula -come 'uditore' (affiancato da un traduttore) - era presente il console italiano in Israele Emanuele Oldani.  La decisione - ha fatto sapere la famiglia Biran - è stata presa dal tribunale in quanto "l'Italia è anche una parte della Convenzione dell'Aja paese dal quale è stato rapito Eitan". 

Shmuel Peleg intanto fa sapere il suo legale Ronen Daliahu affronterà la questione del mandato di arresto internazionale spiccato contro di lui dalla procura di Pavia. "A nessuno piace avere un mandato d'arresto contro di sè ma lo affrontera'", ha affermato in un'intervista a Radio 103. Peleg è accusato di aver rapito il bimbo, portandolo di nascosto in Israele all'inizio di settembre durante una visita accordatagli da Aya Biran, la zia paterna nominata come tutore dopo la morte dei genitori di Eitan. 

Contro la richiesta di arresto, i legali del nonno, gli avvocati Paolo Sevesi e Sara Carsaniga, hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano. L'eventuale esecuzione, tuttavia, potrebbe richiedere del tempo. L'ordinanza è stata vagliata dalla Procura generale di Milano, che ha trasmesso la richiesta di estradizione al ministero della Giustizia, che a sua volta inoltrerà "per vie diplomatiche" al ministero della Giustizia israeliano. Difficile prevedere se Israele, in base alle convenzioni internazionali firmate con l'Unione Europea come membro esterno, deciderà o meno di estradare Peleg.

Mandato di arresto anche per il complice di nonno Peleg, che lavora per la società di sicurezza privata BlackWater. Sono accusati, in concorso con la nonna materna Esther Cohen, dei reati di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all'estero e di non aver osservato il provvedimento del giudice tutelare di Pavia, che confermava la zia paterna Aya Biran tutrice legale del piccolo. 

Legali italiani: "Peleg non ha avuto alcuni documenti"
I nonni materni di Eitan, nell'ambito del procedimento del Tribunale di Torino che a fine maggio ha portato alla nomina della zia Aya Biran come tutrice, non hanno avuto nella loro "disponibilità" alcuni "documenti", tra cui la "informativa delle autorità sanitarie all'autorità giudiziaria torinese", che ha dato il via alla procedura. Lo si legge nel verbale di udienza di due giorni fa, davanti ai giudici di Pavia, nel corso della quale, in sostanza, gli avvocati dei Peleg hanno contestato la presunta "falsità" di un verbale del procedimento torinese "con riferimento alla fase introduttiva" che ha portato alla nomina della tutrice. 

Legale Peleg, "bambino non esaminato da nessun esperto"
Eitan "fino ad oggi non é stato esaminato da nessun esperto" in Israele sottolinea ancora Ronen Dlayahu. "La questione adesso è stabilire" se riportando Eitan in Italia "non si provochi - ha detto - in lui un danno superiore al vantaggio. Anche su questo punto abbiamo fatto ricorso. Secondo la difesa, ne riceverebbe un danno. Ma fino ad oggi questo bambino non é stato esaminato da nessun esperto". Il legale ha poi contestato che la residenza di Eitan sia in Italia.