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ITALIA

I due erano fuggiti a Roma da una parente

L'omicidio di Emanuele ad Alatri, i due arrestati in isolamento: si temono ritorsioni

L'avvocato di Mario Castagnacci ha deciso di rinunciare all'incarico. Castagnacci fu fermato il giorno prima dell'omicidio per possesso di droga, poi rilasciato

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Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, i due ragazzi fermati per l'omicidio di Emanuele Morganti, massacrato di botte ad Alatri, sono stati posti in regime di isolamento nel carcere romano di Regina Coeli. Lo si apprende da alcuni legali. La decisione è stata presa per il rischio di ritorsioni e minacce nei confronti dei due ragazzi da parte di altri detenuti. I due sono costantemente monitorati.

Rinuncia il legale di Castagnacci
L'avvocato di Mario Castagnacci, Tony Ceccarelli, ha deciso di rinunciare all'incarico. "E' stata una decisione autonoma, presa senza alcuna pressione", sottolinea il legale. "Lo dico - specifica - perché in questi giorni sono stati molti i colleghi, anche di indagati più marginali, che sono stati minacciati e malmenati"

Il fermo per droga e il rilascio
Mario Castagnacci era stato fermato a Roma giovedì 23 marzo perchè trovato in possesso di centinaia di dosi di droga ma fu rilasciato il mattino successivo, ovvero il 24 marzo. La notte poi avvenne ad Alatri il terribile pestaggio di Emanuele. Il gip, convalidando l'arresto per Castagnacci e altri tre complici, riconobbe la tesi difensiva del "consumo di
gruppo" che portò alla scarcerazione. 

Giovedì l'incarico perl'autopsia
Sarà affidato giovedì a un medico legale l'incarico di eseguire l'autopsia sul corpo di Emanuele. L'accertamento autoptico si terrà a Roma, ma l'incarico sarà disposto dalla Procura di Frosinone.

Fiaccolata a Tecchiena
Ieri a Tecchiena centinaia di cittadini hanno partecipato alla fiaccolata organizzata per commemorare il ventenne pestato a  sangue nella notte tra venerdì e sabato scorsi e morto dopo oltre un giorno di agonia al policlinico Umberto I di Roma. Tanta gente ha risposto all'iniziativa per dimostrare solidarietà ai genitori del giovane di Tecchiena. La fiaccolata è terminata davanti alla chiesa della frazione di Alatri dove Emanuele risiedeva con la famiglia. Subito dopo è iniziata una veglia di preghiera.

Pestaggio mortale per affermare il controllo del territorio?
Per il Procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, ad armare le mani di Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, in quei 15 interminabili minuti di violenza, forse è stata una volontà di controllo del territorio, la volontà di mostrare a tutti "chi comanda". Una volontà annebbiata probabilmente da un mix di cocaina e alcol.  E così un ragazzino "innocente e perbene" è diventato, complice un litigio in un locale con un ubriaco, preda di un branco assetato di violenza che, stando ad alcune testimonianze, si è persino armato di un manganello e una chiave inglese per colpirlo, inseguirlo, infierire senza pietà fino a finirlo con un pugno letale. Un pugno, per gli investigatori sferrato da Castagnacci, che ha fatto crollare Emanuele in terra, sbattendo la testa contro un'auto.

Altri sette gli indagati
I due fratellastri sono i primi due identificati dai carabinieri come alcuni dei responsabili del pestaggio: in tutto restano sette indagati, compresi i buttafuori che, anziché sedare gli animi, secondo testimonianze a verbale, hanno preso parte alla rissa. Emanuele, dopo la lite nel locale, è stato vittima di due pestaggi in due momenti differenti e alcuni suoi amici, in particolare  uno, ha tentato di difenderlo. Inutilmente.

L'accusa di omicidio volontario
I due sono in carcere, a Regina Coeli, con un'accusa pesantissima: omicidio volontario. E sono già bersaglio della voglia di vendetta che ad Alatri e Tecchiena, frazione rivale del centro del frusinate, si respira. "Ora impiccateli in piazza", tuona più di un utente Facebook sulla pagina che ricorda Emanuele. E ieri  a Tecchiena un gruppo di amici della vittima ha cercato di stanare gli indagati a piede libero per "farsi giustizia" ma ne è nata una rissa con alcuni abitanti che li hanno fermati. Non tira un'aria buona. La famiglia di Palmisani ha lasciato il paese, l'auto di un parente dei fermati è stata bruciata. Così dall'omertà e la paura, che dalla sera del pestaggio rende le indagini difficili, si rischia di scivolare in una spirale di vendetta.