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POLITICA

Crisi Pd

Emiliano: siamo anche il partito dei golfisti, non solo dei banchieri e petrolieri...

Il Governatore della Puglia commenta così con un tweet l'emendamento al dl banche - approvato dalla Commissione Finanze al Senato -  che prevedeva un finanziamento alla Ryder Cup. Grasso lo ha giudicato "non ammissibile". La Lega: il Presidente del Senato salva il Pd dal ridicolo. Renzi intanto lavora a 'direzione condivisa', ma la minoranza non si fida

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Michele Emiliano ancora una volta torna ad attaccare il Pd. Lo fa indirettamente con un tweet in cui si scaglia contro il governo per aver approvato in Commissione Finanze al Senato un emendamento al dl banche sul finanziamento alla Ryder Cup di golf. E scrive con ironia: "Allora non siamo solo il partito di banchieri e petrolieri, ma anche di golfisti. Una triste marcia trionfale". 

Sull'emendamento è intervenuto il presidente del Senato Pietro Grasso, che prima dell'avvio della discussione generale in Aula, lo ha dichiarato "non ammissibile". Critiche nei confronto arrivano anche dalle altre forze politiche. "Aver dichiarato l'inammissibilità dell'emendamento Pd, inserito nel decreto salva banche, che destinava 97 milioni alla Ryder Cup di golf è una vittoria del buon senso, della Lega e del sottoscritto, e una sconfitta per il Pd", sottolinea Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord. E aggiunge: "Sfido chiunque a spiegarmi perchè nel decreto per tutelare il risparmio si dovrebbe introdurre una norma per il golf...".



Renzi lavora a direzione 'condivisa', minoranza non si fida
Matteo Renzi è rimasto a Firenze ieri ma, anche lontano da Roma, il segretario lavora alla Direzione. Una riunione, si dice in ambienti Pd, che il leader dem vorrebbe il più possibile "condivisa". A questo si sta lavorando e la condivisione passa innanzitutto da una sintesi nella maggioranza Pd. "C'è stata un po' di Babele ultimamente...", si osserva dal fronte renziano.

Di questo si è discusso anche in una riunione ieri al Senato, convocata dal renziano Andrea Marcucci e dal franceschiniano Franco Mirabelli, coordinatori della maggioranza Pd a palazzo Madama. "C'è stata una condivisione sul rischio di affrontare una manovra lacrime e sangue in autunno con le elezioni alle porte, nel febbraio 2018. Mentre -si riferisce- le posizioni divergono sul tipo di legge elettorale".

Premio alla coalizione per l'area Franceschini, mentre il versante renziano è più vicino alla posizione di Matteo Orfini. "Ma siamo pronti a istruire un passaggio veloce sul premio alla coalizione se si va al voto a giugno". L'importante, si sottolinea, è che si faccia chiarezza e chi non vuole le elezioni anticipate lo dica apertamente. E nei desiderata dei renziani l'obiettivo sarebbe quello "di tentare di uscire dalla Direzione con una maggioranza unita sull'esigenza di voto subito. Anche per il messaggio da dare alle altre forze politiche, dentro e fuori dalla maggioranza".

Tuttavia, dallo stesso fronte renziano, si ammette che la strada del voto anticipato è diventata "molto complicata" e che "lo spiraglio è davvero stretto". Una constatazione condivisa anche dalla minoranza Pd: "Non ci sembra proprio che la maggioranza dem sia così unita attorno al voto anticipato. Ci dicono che Renzi farà una relazione tutta politica, sulle proposte di un partito riformista come il Pd... ma non abbassiamo la guardia. Non ci fidiamo", dicono i bersaniani.

Del resto, tra Renzi e la minoranza al momento continuano a non esserci contatti. "Un incontro con Renzi? Lo leggo sui giornali...", diceva oggi Pier Luigi Bersani alla Camera spiegando che parteciperà alla Direzione. "Non so se interverrò, dipende da come va la discussione e io discuto di proposte, non di indovinelli", dice l'ex-segretario tacciando Renzi di tenere una linea ondivaga.

"Speriamo che dalla Direzione esca una parola definitiva, non si può andare avanti con queste fibrillazioni...", sottolinea Davide Zoggia. "Se ci saranno forzature sul voto anticipato, Renzi sa già quali sono le nostre valutazioni". Se invece il voto a giugno dovesse uscire di scena e si aprisse la strada del congresso, allora la palla tornerebbe nel campo della minoranza. A contendere la segreteria del Pd a Renzi sono già in campo Roberto Speranza e Enrico Rossi e c'è anche Michele Emiliano in lizza. "Certamente, servirà una semplificazione...", osservano i bersaniani.